Tra le nuvole (Up in the Air) - La recensione

Un professionista specializzato nel licenziare le persone inizia a mettere in discussione la sua vita. La pellicola di Jason Reitman con George Clooney, presentata al Festival di Roma, è ben costruita e recitata, ma manca di vere emozioni e coraggio...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloTra le nuvoleRegiaJason ReitmanCast
George Clooney,    Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride, Melanie Lynskey
Uscita15 gennaio 2010La scheda del film

Tra le nuvole (traduzione decisamente efficace dell'originale Up in the Air) è un film decisamente ingannevole. In questo panorama desolante che arriva dagli Stati Uniti, è facile giudicarlo un ottimo prodotto, costruito ed eseguito benissimo. E non sarebbe certo un errore pacchiano unirsi al coro di critici americani (e presto italiani) che ne parlano benissimo. Purtroppo, manca qualcosa di fondamentale. Chiamatela cattiveria, un'anima un po' più cinica e disincantata, uno sguardo più severo verso i protagonisti. Quello che, insomma, rendeva il cinema americano degli anni settanta così speciale e diverso da quello che è arrivato prima e dopo.

Di sicuro, è difficile criticare il lavoro di Jason Reitman, che si dimostra sempre più padrone dei suoi mezzi registici, a cominciare dal magnifico prologo tra le nuvole, senza dimenticare la grande capacità di comporre le inquadrature in maniera efficacissima che mette in mostra (ancora una volta) in questa pellicola. Magari, osasse qualcosa in più a livello di movimenti di macchina non sarebbe male, ma comunque per un prodotto del genere può andare bene anche così.

Anche sul versante dialoghi c'è poco da criticare, in particolare nello scambio tra George Clooney e le due donne (soprattutto nella prima parte) scoppiano scintille notevoli. D'altronde, qui abbiamo delle ottime prove di attori, ma non avevamo dubbi, considerando che su questo versante Reitman ha già dimostrato il suo valore. Paradossalmente, forse il meno interessante è George Clooney, che sostanzialmente fa il solito... George Clooney. Vera Farmiga ha un ruolo intrigante e se la cava bene, ma forse avrei preferito un'attenzione maggiore al suo personaggio (comunque, quello in The Departed mi sembrava più stimolante). La vera rivelazione del film (e che potrebbe essere lanciata in una carriera lusinghiera grazie a questo ruolo) è Anna Kendrick, finora conosciuta praticamente solo dagli appassionati di Twilight (interpreta Jessica Stanley, una delle studentesse amiche della protagonista Bella), ma che d'ora in poi potrà camminare con le proprie gambe anche al di fuori della saga vampiresca. Questi tre protagonisti danno vita a una delle scene più belle del film quando stanno insieme, un confronto originale, sottile e profondo.

Ma forse il meglio lo si tira fuori nelle tante cose non dette. Penso al rapporto del protagonista con le sue sorelle, che dà vita a una sequenza entusiasmante per la sua freddezza, in cui è evidente la difficoltà del personaggio di George Clooney ad empatizzare con i problemi familiari. Peccato invece che una crisi venga risolta in maniera troppo banale per essere credibile.

Dov'è il problema? Beh, sinceramente mi aspettavo che Reitman facesse il passo successivo e che si rischiasse qualcosa in più, magari rendendo Clooney un po' meno simpatico e gradevole in un ruolo che francamente non lo dovrebbe essere (cosa che peraltro è uno dei difetti di questo attore, che tenta disperatamente di essere accettato anche in parti come quelle di Syriana e Michael Clayton) e che alla fine risulta - incredibilmente - quasi una vittima.

Insomma, poteva essere un Fight Club alienante per i nostri anni zerozero, invece risulta un prodotto gradevole e incompleto. In effetti, la voglia di far sentire bene il pubblico alla fine ha la meglio, portando a delle soluzioni troppo semplici e senza essere critico (semmai lo sia veramente) in maniera originale. Basti pensare a uno scena di licenziamento che non è insopportabile come dovrebbe essere, forse anche perchè per Reitman chi perde il lavoro va messo un po' troppo sullo sfondo.

E anche nello sviluppo (la redenzione, un evento drammatico ultratelefonato) è abbastanza prevedibile. La paura è che questo sia il massimo che si possa ottenere da certo cinema americano attuale, tanto che al momento molti considerano Tra le nuvole uno dei favoriti all'Oscar. Di sicuro, non è colpa di Jason Reitman e sarebbe ingeneroso caricarlo di simili responsabilità, ma non è un bel pensiero per il futuro sapere che non si possa fare qualcosa in più...

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