Total Recall, la recensione [2]
Molta azione, poca fantascienza e nessuna visione di futuro. Il remake di Atto di forza segue il modello solo per la prima parte, poi diventa un film d'azione come tanti...
Già Atto di forza (ammettiamolo, era un titolo davvero azzeccato per l'avventura tutta forza e corpo di Schwarzenegger) partiva dai presupposti del racconto di Dick "Ricordiamo per voi" per poi andare a parare dove interessava a Paul Verhoeven (mutanti, Marte, alieni, carne che si apre in due, teste che esplodono), figuriamoci il remake di Len Wiseman!
Le corse di Colin Farrell, braccato dalla polizia e da quella che credeva essere sua moglie, ricordano più Jason Bourne che altro, un uomo che, nel tentativo di farsi impiantare dei ricordi scopre che proprio quelli che crede essere i veri ricordi sono quelli impiantati, in corto circuito nel quale (e qui siamo più vicini a Philip Dick di quanto non volesse Verhoeven) alla fine si gira intorno all'impossibilità di capire cosa sia reale e cosa indotto.
Ma il punto più fastidioso è che non si tratta di fantascienza, quanto di azione nel futuro. Total Recall è fantascienza quanto Underworld è orrore. Del genere ricalca stili e immagini tipiche senza mai centrarne il punto o il mood. Le macchine volanti sono solo un elemento di uno scenario in cui accade ciò che capita in tutti gli altri action generici.
Il risultato è un film che non annoia ma nemmeno appassiona, che sfiora vagamente il tema dell'incertezza identitaria in un mondo in cui la tecnologia può influire sulla mente umana e che sottomette l'azione alla visione di futuro, quando semmai la prima dovrebbe essere un corollario utile a movimentare la trama che racconta la seconda.