Torture Garden 0 - 2, la recensione
Torture Garden è una storia seducente quanto inquietante sorretta da una qualità grafica eccellente
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il fumetto ideato da Barbara Baraldi (scrittrice ben nota ai lettori di Dylan Dog) ci ha positivamente impressionato sin dal numero zero, intitolato Il dolore è solo l'inizio, una pubblicazione promozionale e gratuita di sole 8 pagine che però introduce in modo efficace le atmosfere di questa storia sviluppata su due piani temporali, seguendo i protagonisti in tenera età come da adulti.
Il secondo è un ex poliziotto allo sbando: divorato dal male, sia inflitto che subito, ha realizzato che un misterioso e implacabile assassino sta cercando di eliminare uno a uno gli avventori di Casa Woland e chiede l'aiuto ad Annie. Ma se Travis è ossessionato e perduto nei suoi ricordi, l'amica di un tempo detesta il suo retaggio e ne rifugge in ogni modo.
La sceneggiatura agile, senza flessioni e davvero ficcante, è disseminata in variegata maniera di citazioni musicali e sorretta da una qualità grafica eccellente. Ottima è la prova alle tavole dedicate al presente di Simone Delladio e di Sofia Terzo, entrambi dotati di tecnica, espressività e un tratto fluido quanto efficace nei chiaroscuri.
Il piatto forte di questo fumetto è tuttavia rappresentato dalle immagini sporche, rutilanti di grigi e neri, con cui Rossano Piccioni imprime negli occhi del lettore l'abominio vissuto in passato da Annie, Travis e dai loro compagni, dipingendo un'allucinata e immaginifica fiaba infernale.