Torment: Tides of Numenera, un viaggio esistenziale nel Nono Mondo - Recensione

Un nuovo viaggio attraverso i piani: la recensione di Torment: Tides of Numenera

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Diciotto anni. Un tempo lunghissimo nella vita di chiunque di noi, un tempo addirittura fuori dalla realtà se lo si considera in rapporto all’industria dei videogiochi. Tanto a lungo si è dovuto attendere per giocare finalmente il sequel spirituale del leggendario Planescape: Torment, perla rara dell'era d'oro dei giochi di ruolo occidentali, un arco temporale in cui videro la luce capolavori assoluti quali Baldur’s Gate, Fallout, Icewind Dale (con relativi sequel). Fu un figlio quasi illegittimo di quello straordinario periodo: un’ambientazione unica e coraggiosissima come il multiverso, ossia quell’insieme di mondi che univa tutte le ambientazioni di AD&D, un’avventura in cui si interagiva con un cast composto da teschi fluttuanti e decisamente logorroici, armature inanimate possedute da spiriti malvagi, viaggiatori dei piani desiderosi di conoscenza, chierici demoniaci senza Dio. Ciascuno dei bizzarri reietti vantava una profondità ancora oggi mai più raggiunta in termini narrativi, e altrettanto memorabile era l’antieroe, The Nameless One, il senza nome, figura scheletrica e sfregiata senza alcuna memoria di sé, incapace di morire, alla ricerca della perduta identità e delle ragioni della sua esistenza.

A differenza dei corrispettivi del genere si combatteva poco, e si passavano ore nei dialoghi, fra scelte morali complesse e linee mai banali, intrise di riflessioni e concetti che indagavano il senso della vita e della morte, la definizione dell’identità individuale e la possibilità di cambiare il proprio destino. Malinconico ed emotivamente forte e disturbante, Planescape: Torment fu relativamente snobbato dalla critica, che lo considerò un buon gioco ma non eccelso, e tiepidamente accolto dal pubblico, ma diventò nel giro di pochissimi anni pietra di paragone narrativa e tematica per qualsiasi videogioco, costantemente ricordato come il titolo che più di ogni altro avrebbe meritato un sequel mai arrivato. Almeno fino ad oggi, dopo uno sviluppo lunghissimo, partito da una delle campagne di crowdfunding più fruttuose della storia, molte difficoltà e controversie ed un enorme carico di aspettative.

[caption id="attachment_169685" align="aligncenter" width="600"]Torment: Tides of Numenera screenshot Oh, un portale... entriamoci![/caption]

È attraverso una caduta che inXile Entertainment sceglie di riprendere un filo lungo più di tre lustri, una lunga e infinita picchiata verticale che precipita il nostro alter ego digitale in una strana camera di risonanza. Non è però la morte la naturale conseguenza dell’evento, ma la vita; riprendiamo conoscenza dopo un breve tutorial e scegliamo la nostra classe di appartenenza tra Glaive, Nano e Jack, i tipici archetipi del Guerriero, Mago e Avventuriero tuttofare, qui declinati secondo le logiche e l'ambientazione del mondo di gioco. In base alla classe scelta disporremo non solo di un set più o meno ampio di abilità di combattimento e di interazione, ma anche di un preciso punteggio per le tre caratteristiche fondamentali di Forza, Velocità e Intelletto, punteggio la cui presenza e utilizzo rappresenta la spina dorsale del gameplay.

Ci ritroviamo nel Nono Mondo, una versione futuristica e lisergica della Terra fra un miliardo di anni, in cui otto grandi civiltà si sono succedute lasciando a loro testimonianza misteriose vestigia tecnologiche impossibili da decifrare e utilizzare. Appena svegli, due curiosi individui sono ansiosi di studiarci, conoscerci e accompagnarci per ragioni a noi imperscrutabili. È da loro che apprendiamo di essere un Castoff, un simulacro in carne e ossa di un uomo che inganna la morte da migliaia di anni; il Changing God ha scoperto come trasferire il suo spirito in corpi appositamente creati, che può abbandonare quando vuole, lasciando una scia di involucri immortali, che conservano una scintilla di identità. Ultimi a subire questa sorte, partiremo alla ricerca della nostra identità e di una risposta alle molte domande che subito si imporranno nella narrazione.

"La sola esplorazione del mondo di gioco, la possibilità di conoscerne e approfondirne la storia sempre di più, valgono già da sole il prezzo del biglietto"

Bastano pochi minuti per rendersi conto di come vero grande protagonista di Torment: Tides of Numenera sia il Nono Mondo. Immaginate un universo fantasy con mutanti e bizzarre razze aliene al posto dei classici elfi, nani, gnomi, in cui ambientazioni medievaleggianti si fondono con strutture e tecnologie dallo stampo futuristico e alieno, le Numenera. Oggetti strani e mai banali; una fontana fatta di un infinito flusso di piccoli pesciolini fluttuanti che parlano una lingua morta, un’intersezione di specchi rotanti al centro di una piazza, che inducono uno stato di trance, una strana statua gigante capace però di muoversi e parlare, obbligata a raccontare all’infinito la sconfitta del suo popolo in una grande guerra. Tra enormi città mercantili dalla ricchissima architettura, bassifondi la cui struttura è fatta di parti organiche che si divorano da sé autorigenerandosi e giganteschi mausolei che si stagliano sul nulla il mondo di gioco è semplicemente memorabile, forte com’è di una direzione artistica folle e originale e di un lore ricchissimo. La sola esplorazione del mondo di gioco, la possibilità di conoscerne e approfondirne la storia sempre di più, valgono già da sole il prezzo del biglietto.

[caption id="attachment_169686" align="aligncenter" width="600"]Torment: Tides of Numenera screenshot I combattimenti non sono il fulcro del gioco, ma non per questo non sono possono essere spettacolari[/caption]

Si combatte molto poco, è possibile finire il gioco affrontando una manciata di scontri, risolvibili anche dialogando con i nemici per una soluzione pacifica. Si passa moltissimo tempo a leggere una mole abnorme di testo, a parlare con un’infinità di personaggi bizzarri e ben caratterizzati, a risolvere sottomissioni, intrighi e vicende creando una fitta rete di eventi che si influenzano a vicenda. La libertà concessa al giocatore è totale, siamo arrivati ad affrontare una missione secondaria in sette modi diversi. Le tre caratteristiche di Forza, Velocità e Intelletto non sono punteggi statici ma strumenti dinamici, da utilizzare per aumentare le percentuali di riuscita in qualunque azione, anche se alcune sono disponibili solo possedendo specifiche abilità, un sistema che si estende anche all’utilizzo delle armi che potremo utilizzare e ai combattimenti. Sebbene non esente da qualche difetto, su tutti l’eccessiva facilità con cui si ottengono punteggi caratteristica molto alti, che abbattono troppo presto il grado di sfida, si tratta di un sistema nel complesso molto riuscito, capace di risultare nuovo e fresco.

Collante di tutti gli elementi di gameplay sono le Tides, allineamenti morali associati a un preciso gruppo di emozioni: ogni opzione di dialogo muoverà l’allineamento complessivo, e influenzerà il modo in cui gli NPC e gli alleati si relazioneranno con noi, ma sempre andando oltre la contrapposizione buono-malvagio. Il gioco cala in un universo che invoglia genuinamente non a scegliere se essere buoni o cattivi, ma a giocare seguendo la propria coscienza in un mondo in cui le convenzioni sociali e morali sono indefinibili, a interpretare un personaggio che rispecchi la nostra attitudine verso la vita. Vi è un senso di stupore e meraviglia quasi lisergico nel muoversi nel Nono Mondo, sebbene non manchino momenti decisamente oscuri e toccanti, il gioco eccelle nel raccontare una colossale epica in cui la riflessione profonda sul senso della vita e su quanto sia effettivamente o meno importante determinare il nostro lascito ai posteri la fa da padrone.

[caption id="attachment_169687" align="aligncenter" width="600"]Torment: Tides of Numenera screenshot Di cose strane è pieno il mondo[/caption]

Nella sua profondità Torment: Tides of Numenera si perde nelle piccole cose: la narrativa manca di coesione per tutta la prima parte, l'interfaccia è poco funzionale, si sente la mancanza di spostamenti più rapidi all’interno delle ambientazioni, delittuosa è la mancanza dei ritratti nelle fasi di dialogo, che avrebbe aumentato a dismisura il coinvolgimento e l’interesse nelle comunque notevoli interazioni con essi. Tutto ciò diventa ancora più insopportabile se si pensa che tali difetti si sarebbero potuti evitare con una più efficace gestione del budget: la scelta di realizzare anche la versione console, inizialmente non prevista, ha costretto gli sviluppatori a tagliare molti contenuti annunciati in sede di crowdfunding, come un maggior numero di companion e la traduzione in italiano.

Resta quindi una punta di amarezza che condiziona il voto finale, ma sarebbe ingeneroso non ammettere che Torment: Tides of Numenera è un autentico gioiello, un magnifico racconto capace di emozionare e coinvolgere, il sequel spirituale di Planescape: Torment che forse non supera il predecessore per qualità globale ma gli rende un meraviglioso omaggio, ricordandolo per il gameplay, la splendida storia e le tematiche che affronta. A patto di conoscere bene l’inglese, vi consigliamo di non perdere un gioco a suo modo storico, che sarete destinati a ricordare con nostalgia e affetto.

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