Torino 33 - Keeper, la recensione
Keeper è un film di scelte difficili che ne esplora le conseguenze e la tenacia nell'essergli fedeli, ma non riesce ad avvicinare ai personaggi
Presi da un imprevisto non da poco, l'arrivo di un figlio non desiderato, i due protagonisti minorenni di Keeper sono di fronte a moltissime scelte, devono prima capire se intendono tenere il bambino e poi subire attacchi da parenti, amici e dalla propria voglia di vivere una vita libera, fino a che il bambino non nasce e ovviamente anche dopo. Tutto solo per mantenere fede a questa scelta. Eppure, ad ogni momento, ad ogni cambio di idea e ad ogni scelta definitiva, sembra impossibile stare dalla loro parte o anche solo comprenderne l'ingenuo comportamento.
È un problema non poco frequente al cinema, specie in quello autoriale, intenzionato ad abbandonare la retorica della finzione e del linguaggio delle storie fasulle per abbracciare un certo concreto realismo della rappresentazione. Le persone sono difficilmente comprensibili e spesso incoerenti, i personaggi molto meno, rendere i secondi come i primi può portare ad una forte antipatia che sì traduce in presa di distanza.