Topolino 3173, la recensione

Abbiamo recensito per voi il numero 3173 di Topolino, contenente la terza parte di Topolino e le vacanze in fuga di Marco Bosco e Claudio Sciarrone

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La copertina di questo numero del settimanale è dedicata al nuovo film Pixar, Alla ricerca di Dory. All’interno dell’albo non manca un lungo articolo, interviste e addirittura un breve spin-off del sequel del fortunato Alla ricerca di Nemo.

Sul fronte fumettistico, Topolino si apre con Detective Donald - Invito a cena con delizia, scritto da Vito Stabile per i disegni di Carlo Limido checi riporta alle atmosfere noir della Duckburg degli anni Quaranta, con la stessa formula già collaudata in precedenza. Questa volta, il caso assegnato all'investigatore privato riguarda uno chef che da qualche tempo è distratto. In realtà, la vicenda nasconde una storia di vendetta da parte di un comico fallito verso uno spietato recensore. La formula di Detective Donald per ora funziona, mostrandoci un'incarnazione di Paperino inedita ma coerente con il personaggio che conosciamo.

La disonestà va bene, ma c'è un limite!

Parola di Trudy. Lei e Gambadilegno si calano sempre più nei panni dei "buoni" e cominciano ad apprezzarne i risvolti, mentre Topolino e Minni sono ancora fuggiaschi, nel terzo appuntamento con Topolino e le vacanze in fuga, di Marco Bosco e Claudio Sciarrone. I nodi, comunque, cominciano a venire al pettine ed è chiaro che per la fine della lunga storia a puntate, i ruoli saranno ristabiliti, ma è estremamente interessante e ben riuscita l'operazione di Marco Bosco, che costringendo a scambiare le parti di eroe e villain, gioca con le reazioni dei due personaggi negli inediti panni.

E, così, scopriamo che, pur un furfante, Gamba ha dei valori e una morale, mentre Topolino - e questa è la vera rivelazione - non è sempre onesto e sincero in tutto e per tutto. Non che abbia compiuto dei crimini, sia chiaro, ma si è macchiato di una piccola bugia che rompe l'immagine da "perfettino". Una caratterizzazione rara, per il topo, che non ci si può che augurare di vedere più spesso sulle pagine del settimanale, in quanto lo rende, al contempo, più umano e vicino a noi e in fondo anche alla sua controparte originale degli anni ’30.

Una storia tutta al femminile, Amelia e gli inutili spasimanti, a partire dal duo di autrici, Monica Manzoni e Giada Perissinotto, passando per la protagonista, Amelia, e fino all'inconsapevole risolutrice del pasticcio, Paperina. La fattucchiera napoletana, nell’ennesimo tentativo di impadronirsi della Numero Uno, ha messo a punto un potentissimo filtro d'amore che le consenta di far cadere ai suoi piedi il papero più ricco del mondo e mettere le mani sul decino.

Purtroppo per lei, le cose non vanno come previsto: lo Zione non è al deposito e sono Battista, prima, e Paperino, poi, a bere la pozione. E a Paperina che il suo fidanzato corteggi la strega non va giù, dando il via a una divertente serie di siparietti in cui la situazione, peggiora sempre di più.

Zio Paperone e il debito di irriconoscenza, di Gorm Transgaard e Massimo Fecchi, riporta in scena un vecchio socio - e truffatore - di Zio Paperone, McGrunt, che come il Soapy Slick di barksiana memoria ha fattezze suine. McGrunt fa valere un vecchio contratto, estorto con l'inganno allo Zione, che lo rende proprietario di tutti i suoi averi. Ma l'ex papero più ricco del mondo non si dà per vinto.

L'avventura è decisamente gradevole, complice anche la relativa "verosimiglianza" della trama, che non mette in gioco elementi fantasiosi, ma rimane relativamente ancorata alla realtà, con Paperone e i nipoti battersi in tribunale e alla ricerca di prove che dimostrino la colpevolezza di McGrunt.

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