Top of the Lake: la recensione
Una bambina di 12 anni incinta scompare: Jane Campion (lezioni di piano) dirige una serie dalle ottime ambientazioni ma dai risultati deludenti
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Ai confini del mondo dunque, per raccogliere le atmosfere rarefatte di un luogo quasi incontaminato, nel tentativo di ritrovare se stessi, trovarsi faccia a faccia con i propri peccati e riflettersi nell'immenso lago che domina un luogo che di paradisiaco ha solo il nome (curioso come un lago fosse anche al centro della narrazione di Les Revenants, serie con cui Top of the Lake condivide vari elementi). La totale mancanza di luce che accompagna le indagini alla ricerca dello stupratore della bambina, e della bambina stessa, da parte di Robin Griffin (la bravissima Elisabeth Moss di Mad Men) sembra essere figlia di quel diluvio universale che si abbatteva sulla città di Seattle in The Killing. Differenza fondamentale con la serie AMC – e qui Top of the lake si ricollega al sempre imitato ma mai eguagliato scenario di Twin Peaks – è la presunta centralità della storia dell'indagine che si scontra costantemente, fino a deviare completamente dal suo percorso, con il solito affresco della cittadina fuori dal mondo, i suoi conflitti intestini, le sue figure caratteristiche.
Cosa ancora più importante, l'investigatore qui non è funzione della storia ma è decisamente un personaggio attivo nell'attenzione su di esso puntata anche al di fuori della "scena del crimine" e nell'insistito ed evidente parallelismo tra la sua vicenda umana e quella su cui si trova ad indagare. Gettare una luce sul proprio passato e sulla propria vita dunque, e farlo così come quelle donne che, sulle sponde del lago, hanno costituito una comunità isolata e guidata dalla strana GJ interpretata da Holly Hunter (Lezioni di piano). Terzo ma non ultimo nucleo quello della famiglia di Tui, la bambina scomparsa, gruppo molto poco raccomandabile guidato dal padre Matt Mitcham (Peter Mullan), utile soprattutto a rimarcare un altro grande tema della serie. Jane Campion è una donna, regista di donne, e ci tiene a rimarcare questa sua identità a partire dal tema centrale (violenza su una donna, ma Tui non sarà l'unica) e con la polarizzazione nello scontro dei due sessi, con le donne dipinte come forti, magari ferite ma desiderose di riscatto.
Top of the lake rinuncia poi a qualunque sussulto nel finale, con una conclusione sulla quale, naturalmente, non diciamo nulla, ma che si rivela in poche parole frettolosa, inconsistente, quasi straniante – in senso molto negativo – per come viene raccontata, e decisamente fallimentare nel lasciare qualcosa dopo la visione.