Tony Stark: Iron Man 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero del rilancio di Iron Man, di Dan Slott e Valerio Schiti

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Dopo una pausa necessaria a riparare il proprio corpo, devastato dallo scontro con Capitan Marvel avvenuto durante la Seconda Guerra Civile dei super eroi, Tony Stark ha fatto il suo ritorno sulla scena nelle battute finali della lunga run di Brian Michael Bendis su Invincible Iron Man. Complice un team creativo nuovo di zecca, lo sfrontato miliardario in armatura è ora tornato per conquistarci con il suo classico e disarmante fascino.

Dan Slott, scrittore di Amazing Spider-Man per oltre un decennio, e il nostrano Valerio Schiti sono gli artefici di questa rinascita, che Panini Comics porta in Italia in un'inedita formula editoriale: uno spillato di ventiquattro pagine che presenta esclusivamente un episodio della serie statunitense Tony Stark: Iron Man.

Tony Stark: Iron Man #1, anteprima 01

Self-made man è il titolo del primo arco narrativo, in cui viene introdotto un nuovo personaggio – Andy Bhang, inventore legato al passato di Tony – e ritornano vecchie conoscenze, come il capo della sicurezza Bethany Cabe e il Colonello James Rhodes. Inoltre, facciamo la conoscenza della Stark Unlimited, ennesima incarnazione dell’impero del protagonista e centro di sviluppo di mirabolanti tecnologie. L’attacco portato da Fin Fang Foom alla città di New York rappresenta un test probante per la tecnologia Stark e lo sviluppo di innovative armature.

Sin dal titolo, Tony Stark: Iron Man riparte dal suo indiscusso protagonista, quel Tony Stark rimasto per troppo tempo lontano dalle scene. La figura che emerge da queste pagine è quella di uomo in pieno controllo di sé, della sua carriera di super eroe e della sua azienda. Forte del proverbiale charme e genio visionario, Tony punta stavolta sul gioco di squadra e accantona ogni velleità individualistica, preferendo un approccio corale tanto nella progettazione quanto nella condivisione dei successi. Non a caso, Noi siamo Iron Man è il sottotitolo scelto da Panini per la copertina dell’albo.

Solare, positivo e brillante, il futurista delineato da Slott si smarca dall'incarnazione di Bendis presentandosi rinnovato nello spirito e, ovviamente, nell’armamentario. Grande attenzione viene riposta nella costruzione del cast di comprimari, che permetta allo scrittore americano di sviluppare e approfondire relazioni inedite permeate dal giusta dose di misteri. La coralità, in questa nuova collana, viene infatti gestita in maniera diversa: se per Bendis risultava necessaria, data l’assenza del protagonista, cosa che ha prodotto una new entry come Riri Williams e l'incarnazione eroica di Victor Von Doom, per Slott si tratta di un’iniziale scelta stilistica che non può non ricordare certe atmosfere della sua gestione di Amazing Spider-Man, quando Peter Parker lavorava agli Horizon Labs.

Tony Stark: Iron Man #1, anteprima 02

Diversi sono gli interrogativi che restano in sospeso, una volta giunti al termine della lettura. Principalmente, si tratta di quesiti legati a come il nuovo sceneggiatore vorrà sfruttare quanto ereditato dai suoi predecessori e alla direzione che prenderà la sua serie. E forse sta qui il principale difetto di Tony Stark: Iron Man 1: non riesce a scaldare il cuore del lettore, né creare le giuste aspettative per il prosieguo, intento com'è a nascondere i binari lungo i quali verrà declinato il back to basic del Vendicatore d'oro.

Va detto che questo albo d'esordio, pur risultando interlocutorio, non è certo una lettura deludente, con le sue situazioni esagerate e i suoi dialoghi spassosi. Grande merito, però, va al lavoro di Schiti al tavolo da disegno. Le pagine firmate dell’artista romano risultano fresche e accattivanti, esaltando soprattutto l’espressività dei protagonisti nelle sequenze di dialogo. Al contempo, la componente tecnologica rappresentata dalle armature è resa brillantemente, grazie a un'ottima cura del dettaglio e alla creazione di avveniristiche configurazioni. Ispirato e intenso, Schiti accompagna il lettore lungo un racconto fatto di spettacolari splash page.

Dietro la maschera di Iron Man non sappiamo chi si nasconda: un ologramma, un Life Model Decoy o l’originale Tony Stark? Lo scopriremo seguendo le vicende orchestrate da Slott, nella speranza che già dal prossimo numero lo scrittore renda evidente il suo intento. Per ora, la bravura di Schiti e la fiducia riposta nello sceneggiatore di quella pietra miliare che è Silver Surfer sono gli unici validi motivi per attendere il prossimo appuntamento.

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