Tonno Spiaggiato, la recensione
Un buddy movie con un'anziana, un delirio comico sull'omicidio, la stupidità e sull'umorismo che mette in campo, Tonno Spiaggiato è unico
Più vicino all’umorismo di alcune stranezze demenziali italiane anni ‘80 come Il Bi e Il Ba o Sbamm! che a qualsiasi altra nostra commedia, il primo film che possa dirsi effettivamente di Frank Matano (scritto assieme al suo sodale Matteo Martinez che l’ha anche diretto), si ispira in realtà all’umorismo americano e mette in scena un protagonista con i processi mentali di Homer Simpson (ha quel modo di prendere decisioni e quelle convinzioni sceme frutto di luoghi comuni e tv) in un mondo funzionale alla sua idiozia.
La sua scelta di non essere una commedia ma un film comico, che desidera funzionare sulla risata e con quella lavorare nelle nostre teste, invece di condire di divertimento una storia che funzioni in sé, è subito azzeccata. La sua capacità di rivoltare le situazioni e creare gag uniche e mai viste prima è devastante e in alcuni casi (come accadeva a Mike Myers nei primi film dedicati ad Austin Powers) riesce ad inventare gag ricorrenti fondate sul montaggio (le vecchie che bestemmiano) o farne funzionare come non mai altre già viste molte volte (il cingalese che parla a sorpresa con la voce di Luca Ward).
Tonno Spiaggiato al netto dei suoi difetti ha le doti dei migliori film comici: un ritmo che a tratti è trascinante e la capacità di deformare il nostro mondo e le situazioni che conosciamo per raccontare un’altra realtà, paradossale, quella di uno scemo che con la propria idiozia ribalta le solite situazioni rompendo le poche regole intoccabili del vivere civile introducendo il caos comico.