Tom Clancy’s The Division 2, tanto simile al prequel, tanto migliore – Recensione
Senza mezzi termini, il miglior looter shooter in circolazione: la recensione di The Division 2
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Tom Clancy’s The Division 2, in questo senso, può già fregiarsi di un netto vantaggio rispetto allo sfortunato predecessore. Da una parte, infatti, la scelta di Ubisoft, relativa alla data d’uscita del gioco, si sta rivelando vincente. Con l’inevitabile declino di Destiny 2 e il fallimento di Anthem, il campo dei looter shooter è relativamente sgombro. Dall’altra il gioco, sin dal giorno del suo debutto sul mercato, ha dato prova di essere rifinito in ogni suo aspetto e, soprattutto, di poter contare su una quantità esorbitante di contenuti.
[caption id="attachment_194127" align="aligncenter" width="1000"] La mappa di gioco è un pullulare di potenziali scontri e missioni secondarie da completare e ri-completare in qualsiasi momento[/caption]
Questo flusso indefinito, eppure costante e continuo, è la principale qualità del feeling che è in grado di restituire qualsiasi sessione di gioco di Tom Clancy’s The Division 2, godibile quando accompagnati da alleati in grado di fornire fuoco di supporto e con cui dare vita a brillanti strategie militari, assuefacente anche in solitaria, quando ci si confronta con le infinite avversità concepite dagli sviluppatori per testare l’abilità del videogiocatore. Non c’è traccia di frustrazione, anche dopo l’ennesimo game over. Ogni errore è immediatamente individuabile, sia questo imputabile all’erronea scelta dell’arma per compiere il blitz, oppure dovuto all’aver sottovalutato il fiancheggiamento in atto perpetrato dalle forze nemiche."Non appena la ripetitività delle missioni comincia a farsi sentire, giungono in aiuto le Zone Nere e l’endgame"
Inoltre, fattore tutt’altro che secondario, la produzione Ubisoft vanta un level design in molti casi sopraffino, ragionatissimo, stupefacente. Se già le strade di Washington D.C. sanno essere teatro di scontri mai scontati e adrenalinici, pur al prezzo di inspiegabili e spesso assurdi respawn, le missioni ambientate all’interno di musei, palazzi e basi militari, oltre che ammaliare lo spettatore con le loro scenografie, offrono infiniti ripari, numerose strade secondarie, decine di anfratti dove recuperare prezioso loot.
Come se non bastasse, non appena la ripetitività delle missioni comincia a farsi sentire, giungono in aiuto le Zone Nere e l’endgame. Le prime consentono il PvP, rendendo la caccia al loot l’unico reale obiettivo da perseguire, anche se ciò significa voltare le spalle alla Divisione e diventare un Traditore, condizione che vi permetterà di ottenere ingenti ricompense, ma che al contempo vi metterà nel mirino degli Agenti interessati a riscattare la taglia posta sulla vostra testa.
Come per le modalità multiplayer messe a disposizione nell’area dedicata, sì, perché non manca nemmeno la possibilità di sfidarsi in un classico deathmatch, il gunfight si dimostra a suo agio anche quando si tratta di riempire di piombo altri utenti, tanto più che il giusto equipaggiamento e le abilità speciali in proprio possesso fanno spesso e volentieri la differenza.
L’endgame, dal canto suo, riporta sostanzialmente il videogiocatore alla situazione iniziale, costretto a vedersela con una fazione armata fino ai denti, nonché a riconquistare ogni avamposto con la forza, contando su tutta l’esperienza accumulata. Questa autentica seconda run, una sorta di new game plus implicito, se da una parte costringe a ripercorrere un andamento già noto, le missioni sono infatti le stesse, dall’altra propone sfide inedite, cavalcando nemici ancora più forti, scaltri, meglio equipaggiati. Anche in questo caso, insomma, annoiarsi è praticamente impossibile.
[caption id="attachment_194129" align="aligncenter" width="1000"] Tra i tanti pregi di Tom Clancy’s The Division 2, vale la pena annoverare anche la profondissima gestione del personaggio[/caption]
Avremmo forse gradito qualche boss fight degna di questo nome, né le mappe disponibili per il deathmatch a squadre ci hanno del tutto convinti. Si tratta comunque di piccoli difetti che non influenzano più di tanto un’esperienza mastodontica, curata in (quasi) ogni dettaglio, divertentissima, soprattutto se vissuta in compagnia dei giusti alleati.
Anche tecnicamente, Tom Clancy’s The Division 2 ha già superato l’inevitabile rodaggio. Glitch e bug sono praticamente inesistenti, il matchmaking funziona alla grande. Inoltre, come abbiamo già avuto modo di sottolineare nell’articolo dedicato, gestione del personaggio e gunfight sono di primissima qualità ed evidenziano la cura con cui Massive Entertainment ha lavorato sodo su ogni ambito possibile.
Dopo un capitolo dalla gestazione controversa, Ubisoft ha deciso di conquistare il territorio dei looter shooter con un titolo assuefacente, adrenalinico, praticamente imperdibile per chi ama il genere. Come se non bastasse, il gioco è indicato in egual misura sia a chi adora le esperienze multiplayer, sia a chi cerca uno shooter impegnativo da gustarsi (quasi sempre) in solitaria.