Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands, la svolta della serie verso l’action - Recensione

Il sacrificio della tattica, sull’altare dell’open world: la recensione di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands ha un grande difetto: il titolo. L’appassionato della saga, il fan intransigente desideroso di mettere le mani sull’ennesima iterazione della fortunata serie prodotta da Ubisoft, non potrà che storcere il naso, per non dire di peggio, di fronte a qualcosa che si è appropriato di un nome che evidentemente non gli appartiene, non gli è proprio, non gli calza quanto ci si sarebbe aspettati.

Sembra l’introduzione perfetta per la recensione di un gioco deludente, immeritevole del proprio tempo, destinato all’oblio. Tutto il contrario. Sì, perché questo sparatutto in terza persona ambientato in una gigantesca mappa open world, a conti fatti, ha moltissimo da offrire a chiunque deciderà di soprassedere su certe dispute, filosofiche e ontologiche, sull’effettiva appartenenza al brand di questo capitolo che, seppur solo in parte, tradisce le sue origini, innalzando come mai prima d’ora i ritmi d’azione.

[caption id="attachment_169723" align="aligncenter" width="600"]Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands screenshot Accumulando punti esperienza e risorse reperite sul campo, potrete far apprendere all’avatar nuove abilità migliorandone la precisione alla mira o aumentando il raggio d’azione del drone.[/caption]

In Wildlands il nemico da sgominare ha le sembianze del carismatico El Sueño, doppiato nella nostra lingua da uno straordinario Luca Ward che infonde grande fascino al personaggio, uomo di punta del Santa Blanca, cartello della droga che, a suon di tangenti, minacce ed efferati omicidi, è riuscito a costituire un minuscolo stato indipendente nel cuore della Bolivia. Il giro d’affari è milionario, al punto che in molti vedano addirittura di buon occhio l’operato dell’organizzazione, governo locale e forze militari in primis che la sostengono apertamente. Nonostante ciò un gruppo di ribelli tiene testa al cartello, combattendo con ogni mezzo le derive dittatoriali e violente imposte da El Sueño. Gli Stati Uniti D’America, dal canto loro, non potevano certo restare a guardare e proprio per questo hanno deciso di inviare sul posto la squadra Ghost, composta da un quartetto di addestratissimi soldati d’élite, con il preciso compito di sgominare il Santa Blanca, uccidendo El Sueño in persona, non prima di aver riservato una sorte simile a tutti i suoi luogotenenti.

"Wildlands non vuole essere una bella storia da raccontare, quanto un divertente sparatutto da godersi principalmente in compagnia di un team affiatato."

Si tratta del preambolo di una lunga e logorante guerra di quartiere, in cui dovrete completare un numero sterminato di missioni per restituire il territorio al popolo boliviano, liberandolo da ogni presenza ostile e occupandovi in prima persona degli uomini chiave dell’organizzazione.

La trama è il primo segnale che qualcosa sia sensibilmente cambiato rispetto al passato. Laddove una volta intricati intrecci geopolitici rendevano giustizia e giustificavano la presenza del nome del compianto Tom Clancy nel titolo, Wildlands usa il Santa Blanca come mero espediente per invogliare il videogiocatore ad esplorare la gigantesca mappa creata dai game designer di Ubisoft e incentivarlo alla lotta armata.

Al di là della figura fascinosa del villain, protagonista di alcune sequenze particolarmente riuscite, la storia, purtroppo, non offre spunti particolarmente interessanti, né si sforza di introdurre altri personaggi carismatici, protagonista di cui vestirete i panni in testa.

L’avatar, difatti, è e resterà per tutta la durata dell’avventura un mero strumento nelle mani del videogiocatore, una marionetta fondamentalmente priva di personalità a cui dare forma e vita tramite l’editor dedicato all’inizio della partita. La totale mancanza di carisma, che si riconferma anche nell’aspetto estetico vista la limitata libertà offerta dai vari menù di settaggio, fa sì che la narrazione perda mordente per larghissimi tratti, rivitalizzandosi solo saltuariamente, quando ci si imbatte in qualche documento extra, utile a fare luce sugli aspetti più controversi e spietati del Santa Blanca, o quando sulla scena, finalmente, si presenta El Sueño.

Fortunatamente, Wildlands non vuole essere una bella storia da raccontare, quanto un divertente sparatutto da godersi principalmente in compagnia di un team affiatato. A scanso d’equivoci, va specificato sin da subito: siamo di fronte ad un titolo carente di personalità, che nel tentativo di inseguire a tutti i costi il trend del momento, quello degli open-world, ha barattato la raffinatezza del level design e l’intransigenza del gameplay tattico proprio dei predecessori, con la quantità e uno stile più onnicomprensivo e accondiscendente verso i neofiti o coloro che prediligono l’azione.

Non c’è la sovrastruttura ruolistica di The Division, nonostante la progressione spedita del personaggio, fatta di repentini incrementi di livello e di uno skill tree intricato al punto giusto, rappresenti sicuramente uno dei pregi della produzione. Manca la direzione artistica di un Watch Dogs qualsiasi, per restare sempre in casa Ubisoft.

Wildlands cerca di parlare ad un pubblico eterogeneo e proprio per questo finisce per non distinguersi particolarmente, nonostante riesca nel compito di divertire e intrattenere più che degnamente.

La mappa è veramente immensa e, oltre al numero esorbitante di collezionabili, incarichi secondari e missioni proposti, si distingue per la varietà di panorami che offre. Dai villaggi immersi nel fango, alle montagne innevate, passando per lande desertiche e giungle impenetrabili, dal punto di vista artistico il lavoro svolto è assolutamente convincente. Anche sul fronte tecnologico c’è poco di cui lamentarsi, al di là di alcune texture poco definite e qualche pop-up di troppo.

[caption id="attachment_169725" align="aligncenter" width="600"]Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands screenshot Nel corso delle varie missioni entrerete in possesso di una lunga lista di mezzi tra SUV, moto, aerei e motoscafi. Il modello di guida non ricerca la simulazione, ma l’immediatezza.[/caption]

Giunti sul luogo dell’operazione, diventa subito lampante che la direzione presa da questo Wildlands sia sensibilmente diversa rispetto ai predecessori. Nulla di minimamente paragonabile ad un qualsiasi sparatutto in terza persona alla Gears of War, sia chiaro, ma l’impostazione è chiaramente più action, cacofonica, votata all’eliminazione indiscriminata di chiunque si opponga. Soprattutto ai livelli di difficoltà più alti, affrontare la situazione di petto è impensabile. Bastano pochi colpi subiti per finire al tappeto e le forze ostili sono soverchianti in termini numerici e di equipaggiamento. Non c’è spazio per l’improvvisazione, né per gli atti di eroismo.

Binocolo e drone sono fondamentali per individuare i nemici e circoscrivere le zone che pattugliano. Il silenziatore è d’obbligo per non farsi scoprire al primo attacco. Il colpo sincronizzato è la tattica a cui farete più affidamento, forti di un’I.A. che controlla gli alleati mai invasiva, ma tempestiva e all’altezza delle aspettative. Approcciarsi mantenendo il più a lungo possibile un basso profilo è insomma vitale, soprattutto perché spesso e volentieri dovrete salvare ostaggi o evitare che il comandante di turno si metta in fuga.

Ciononostante, fare irruzione nella base nemica con un corazzato, o mitragliare i nemici a bordo di un elicottero, sono tattiche che spesso e volentieri vi daranno gli stessi risultati, nella metà del tempo.

La scarsità di gadget utili a muoversi nell’ombra, in combinazione con un level design per forza di cose meno ricercato, spingono l’utente a cercare lo scontro diretto più di quanto non sia mai accaduto nella storia della saga.

In co-op, se possibile, il cambio di registro si evidenzia ulteriormente. Il matchmaking è fulmineo, il netcode stabile, ma la struttura open world mal si amalgama con un gameplay che, in linea teorica, dovrebbe favorire il gioco di squadra. Perdere di vista gli alleati, restare indietro, soprattutto quando ci si sposta a bordo dei veicoli, distarsi nel completamento di una missione secondaria mentre il resto del gruppo è impegnato in altro è la norma. Inoltre è fin troppo facile che la copertura salti a causa di un utente pescato dalla rete poco abile, o semplicemente fin troppo interessato a dare fuoco alle polveri.

Molto meglio con un gruppo di amici fidato, affiato e coordinato, desideroso di condividere l’intera epopea insieme, decidendo a cosa dedicarsi di volta in volta. Grazie alla chat vocale, il progressivo smantellamento del Santa Blanca diventa un’esperienza estremamente gratificante, quasi magica, soprattutto quando ci si scopre un quartetto di soldati in grado di cavarsela sia nell’eliminazione silenziosa, sia nelle situazioni più concitate e roventi.

[caption id="attachment_169724" align="aligncenter" width="600"]Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands screenshot L’impostazione di base prevedere una visuale in terza persona anche durante le fasi di mira. Basta tuttavia premere il pulsante predisposto al compito, per passare a quella in soggettiva.[/caption]

Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands manca di personalità, ma è comunque in grado di offrire decine e decine d’ore di ottimo intrattenimento. Non sarà un vero e proprio Ghost Recon, nonostante le saghe hanno comunque il diritto (e il dovere) di evolversi nel tempo, non offrirà una trama degna di questo nome, non introdurrà nessun elemento di gameplay davvero innovativo, eppure staccarsi dal pad resta difficile, anche dopo l’ennesima missione completata con successo.

Quasi inspiegabilmente, il gioco riesce a coinvolgere l’utente grazie al suo gameplay malleabile, vagamente tattico ma anche incline all’azione, alla mappa che offre tantissime attività differenti, al comparto grafico-sonoro avvolgente. Inoltre, il co-op è davvero un’arma in più su cui fare affidamento, a patto di avere un gruppo di alleati su cui contare regolarmente.

Wildlands farà certamente indispettire i fan della serie, ma si tratta di uno shooter open-world al passo con i tempi, che non mancherà di attirare le attenzioni di tanti neofiti a caccia di un’esperienza lievemente più strategica rispetto ai soliti sparatutto in terza persona.

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