Toglimi Un Dubbio, la recensione

Con coincidenze e rapidi mutamenti d'opinione che tradiscono una sceneggiatura pigra, Toglimi un dubbio mette in scena le famiglie alternative

Critico e giornalista cinematografico


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C’è proprio il sentore del paesino e delle piccole trame facili in Toglimi Un Dubbio, in cui tutti sembrano conoscersi, in cui le coincidenze sono all’ordine del minuto e nel quale l’impressione è che si viva in un fazzoletto. Il piccolo mondo antico in cui due persone adulte si conoscono e sembrano aver colto l’ultima possibilità di un amore. Si metterà di mezzo il destino come nei migliori melodrammi, anche se l’aria è quella della commedia. Uno dei due non è figlio di chi crede, ha un altro padre che scopre fortunosamente e comincia a frequentare ma che, si scoprirà ben presto, è anche padre di quella donna che ha iniziato a vedere.

In questo film per signore così garbato e per bene da non lasciar cadere nemmeno una battuta al di fuori del terreno della correttezza e delle buone regole, si gioca da molto lontano con il fascino dell’incesto. Questi due che si amano così tanto e si desiderano così tanto possono davvero essere fratello e sorella? Ovviamente è tutto un gioco ideale perché dal film non esce mai il desiderio carnale, non esce cioè quella scomoda sensazione di mettere lo spettatore nei panni di uno dei due, attratto dall’altro e poi svelargli che sarebbe un consanguineo. Proibito sì, ma da lontano e senza esserne coinvolti.

Del resto esiste in Toglimi Un Dubbio anche un coerente pudore dei sentimenti che più avanza la trama meno ha senso. I protagonisti sono immediatamente feriti e anche immediatamente riconciliati, come se lo sceneggiatore avesse poca voglia di lavorare di fino sui rapporti ma preferisse andare al punto senza perdere troppo tempo intorno alla costruzione di una credibilità sentimentale. Basta poco per farsi perdonare come per far saltare i nervi all’altro.

Alla fine però tra svelamenti, agnizioni, “Io sono tuo padre”, “Lui era tuo fratello” e via dicendo, Toglimi Un Dubbio qualcosa di buono la fa, riesce ad annullare i legami di parentela. A furia di rivelare parentele che prima erano ignote a tutti e scoprire che quelle che si credevano tali in realtà non lo erano, di fatto cancella l’idea che la famiglia sia quella con cui si nasce invece che quella che ci si ritrova e con cui si cresce. Se i protagonisti scoprono i loro veri legami solo da adulti ma non disdegnano, anzi, quelli che ritenevano tali, implicitamente il legame di sangue non conta. Alla fine della fiera sono quindi le famiglie alternative, quelle unite dalla volontà e non dal destino, a contare davvero in questo film scombinato e un po’ puerile.

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