Time Bandits, la recensione degli episodi 3 e 4

Dopo un inizio non proprio esaltante, Time Bandits sembra finalmente aver trovato una direzione chiara e un tono ben preciso

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Come abbiamo avuto occasione di affermare la scorsa settimana, Time Bandits è la nuova serie TV ideata da Jemaine Clement, Iain Morris e Taika Waititi tratta dall’omonimo film del 1981. Un film diretto nientemeno che da Terry Gilliam e arrivato in Italia con il nome de “I banditi del tempo”. Nonostante la base di partenza sia la stessa, sono però evidenti le libertà prese dagli autori di “What We Do in the Shadows" e “The Inbetweeners”. Se il giovane Kevin rimane più o meno lo stesso personaggio, i sei nani protagonisti del film sono ora diventati un gruppo variegato e più eccentrico. Anche la scrittura appare inevitabilmente cambiata, sostituendo l’umorismo dei Monty Python con il no-sense tipico delle produzioni di Waititi.

Nelle prime due puntate dello show abbiamo trovato queste modifiche sensate, ma incapaci di raggiungere la qualità offerta dal materiale originale. Questo a causa, soprattutto, di una mancata alchimia tra i vari membri dei banditi, che sembrano funzionare se presi a sé stanti, ma che non trovano il giusto ritmo nelle situazioni di gruppo. A partire dal 31 luglio, in esclusiva su Apple TV+, sono stati caricati altri due episodi, che tentano di correggere il tiro dopo un inizio di stagione poco più che discreto. Ce l’avranno fatta, oppure quanto visto rischia di confermare tutti i dubbi emersi meno di sette giorni fa? Scopritelo nella nostra recensione della terza e della quarta puntata di Time Bandits!

MEDIOEVO

In seguito alla trasformazione dei genitori di Kevin in carbone, i banditi del tempo decidono di aiutare il ragazzo a riportarli alla normalità. Il piano è semplice: tornare nel passato, poco prima che il demone Fianna scagli il suo potente incantesimo, e impedire così che il ragazzino rimanga orfano. Per fare questo, però, Widgit deve trovare le giuste “porte”. Un risultato più facile a dirsi che a farsi e che proietta Kevin e la banda nel passato, prima nell’epoca dei dinosauri e infine… nel Medioevo.

I primi minuti di questa terza puntata non si discostano particolarmente da quanto visto la scorsa settimana. Umorismo slapstick che si alterna a battute dalla qualità altalenante e a situazioni dalla risoluzione prevedibile. Fortunatamente, però, una volta approdati nel Medioevo il ritmo cambia. Non solo si può notare un notevole miglioramento nelle gag, che abbandonano il succitato slapstick in favore di battute no-sense, ma anche lo sviluppo narrativo si fa più interessante. La trama generale rallenta, ma gli autori trattano il setting storico come palco teatrale per mettere in piedi una piccola avventura in grado di strappare ben più di qualche sorriso. Persino la chimica tra i vari componenti dei Time Bandits ci è parsa più riuscita, permettendoci di cominciare a distinguere i personaggi e di ricordarci i rispettivi nomi. Insomma: garantendo a ognuno di essi un’identità.

PROIBIZIONISMO

Al termine della loro avventura nel Medioevo, i banditi del tempo fuggono in un’altra epoca e in un altro luogo: la New York del periodo del proibizionismo. Non prima, però, di essere passati in un monastero e di aver sottratto ai monaci dell’idromele. Una volta raggiunta la Grande Mela, Kevin e la banda capeggiata da Penelope (Lisa Kudrow) scoprono che quell’idromele può in realtà essere la chiave per fare un sacco di soldi e per diventare molto famosi. Anzi, molto più che famosi: ricercati.

Le buone sensazioni trasmesse dal terzo episodio continuano in questa puntata sin dai primi minuti dello show. Kevin (Kal-El Tuck) si è ormai integrato nel gruppo e i vari membri dei banditi interagiscono più spesso tra loro, come amici che hanno ormai imparato a conoscersi. Ancora una volta gli autori hanno preferito puntare su un umorismo più verbale che fisico, dando vita a battute sinceramente divertenti e a situazioni classiche, ma trattate con uno stile che ormai è facile associare alla serie. Time Bandits, minuto dopo minuto, diventa sempre più uno show con una propria cifra stilistica, che si allontana dal film di Terry Gilliam per creare una produzione per famiglie, ma in grado di intrattenere anche un pubblico più adulto. Un risultato che non avremmo creduto possibile la scorsa settimana e che ci ha senza dubbio sorpreso in positivo.

UNA NUOVA SPERANZA

Gli episodi tre e quattro di Time Bandits sono la conferma che quanto visto in precedenza era solo un antipasto. Se gli autori sapranno rimanere su questo livello o, addirittura, se decideranno di puntare ancora più in alto potremmo trovarci di fronte a una serie TV molto interessante e in grado di ritagliarsi uno spazio nel cuore degli spettatori. Al momento i presupposti per essere ottimisti ci sono e speriamo di non venire delusi dalle prossime due puntate, disponibili a partire dal 7 agosto, come sempre in esclusiva su Apple TV+.

E voi che cosa ne pensate? Siete già in pari con Time Bandits? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso i canali social di BadTaste (TikTok incluso).

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