Tiger King (seconda stagione): la recensione

Tiger King è tornato su Netflix, ma la seconda stagione non sembra avere uno scopo ben preciso, proponendo una narrazione confusa e poco approfondita

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Tiger King, la recensione della seconda stagione

La seconda stagione di Tiger King è arrivata su Netflix, ma i cinque nuovi episodi che continuano la storia di Joe Exotic e della sua rivale Carole Baskin sembrano quasi un modo per rimediare ai danni subiti dai protagonisti a causa del successo della prima, provando a fare chiarezza su motivazioni e situazioni ma perdendo di vista le caratteristiche che avevano reso la docuserie un fenomeno globale nel 2020.

I registi Eric Goode e Rebecca Chaiklin cercano infatti di indagare ulteriormente sulle accuse che hanno portato Joe in prigione e Carole a essere etichettata come un'assassina dopo la scomparsa dell'ex marito Don Lewis, oltre ad approfondire le conseguenze della fama inaspettata ottenuta dalle persone apparse nelle precedenti puntate e il tema delle violenze subite dagli animali che vivono in cattività. Tutti gli elementi sono però accostati senza particolare attenzione e apparentemente non seguendo una linea narrativa precisa, lasciando durante la visione il dubbio riguardante le intenzioni dei filmmaker e lo scopo del progetto.
Più che cavalcare l'onda del successo, la seconda stagione di Tiger King appare quasi come un modo per rimediare ai propri errori dopo aver portato alla ribalta internazionale la folle storia realmente accaduta: la prima puntata è infatti totalmente dedicata al drammatico passato di Joe, svelando i dettagli della sua infanzia, i traumi subiti, il lavoro compiuto mentre lavorava per le forze dell'ordine, il lutto che ha dato una svolta negativa alla sua vita e gettando le basi per l'ipotesi che sia in carcere pur essendo in realtà innocente. Gli episodi successivi si concentrano invece sul passato di Don Lewis, improvvisamente passato da vittima a potenziale criminale internazionale e astuto manipolatore che potrebbe persino essere vivo e felice all'estero mentre la sua famiglia si sta disperando per la sua scomparsa e l'ex moglie viene accusata di averne dato il corpo in pasto alle tigri. La docuserie passa infine a mostrare i comportamenti di Tim Stark e Jeff Lowe, evidenziando lo sfruttamento degli animali di cui sono proprietari e i potenziali legami con la condanna di Joe Exotic, che appare più volte nel corso della stagione mentre è in carcere e fa i conti con delusioni sentimentali, pentimenti e tradimenti di vario genere.

A essere quasi del tutto assente da Tiger King è quel racconto sopra le righe e quella follia che aveva incollato agli schermi milioni di spettatori, rimasti increduli davanti a tentati omicidi, zoo in cui i dipendenti subiscono terribili incidenti o assistono involontariamente a morti violente, potenziali assassine in libertà e uno scontro a distanza che rischia di avere conseguenze mortali. Le puntate sembravano quasi una soap opera surreale e incredibie realmente accaduta di cui ora, invece, vengono totalmente smantellate le basi quasi come se fossimo di fronte a un mea culpa dei due registi. Joe passa da carnefice a vittima, sostenendo l'ipotesi che sia stato incastrato e mettendolo a confronto con altri proprietari di zoo ben più meschini e spietati nei confronti degli animali; Carole potrebbe diventare a sua volta vittima di un piano ben elaborato dall'ex marito per iniziare una nuova vita; e quasi tutte le persone coinvolte nella storia di Joe Exotic, dal marito agli accusatori, stanno godendo della popolarità ottenuta mentre il condannato si trova in carcere, mentre l'epilogo dedicato alla lotta per liberare le tigri e gli altri animali da strutture ideate solo per avere un rendiconto economico senza tenere conto del benessere delle vite che ospita cerca di rimediare all'aumento della popolarità proprio degli zoo tanto criticati nella prima stagione.

Goode e Chaiklin riescono comunque a delineare con bravura gli aspetti più surreali dell'intera vicenda introducendo nuove figure come l'avvocato John Phillips, che lavora inizialmente per la famiglia Lewis e poi si ritrova a difendere Joe, e mostrando come la percezione delle situazioni e delle persone possa essere influenzata in modo importante dalla rappresentazione compiuta dai mezzi di comunicazione. Tiger King passa però da progetto ben costruito a livello narrativo con lo scopo di intrattenere, con montaggi studiati alla perfezione per dare vita a scene ormai cult, a docuserie maggiormente informativa che si sposta da un argomento all'altro senza poi giungere a una conclusione per ogni tematica proposta.
Le nuove interviste e le rivelazioni si susseguono privi di una direzione precisa, introducendo elementi che non vengono sviluppati e portando poi a finali aperti. L'unica certezza che rimane dopo la visione è che tutte le persone coinvolte, spettatori compresi, sono colpevoli di alimentare comportamenti negativi che spingono ad andare alla ricerca di soldi facili, giudicare frettolosamente il prossimo e sfruttare persone e animali che andrebbero invece aiutati e protetti.

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