Come Ti Ammazzo Il Bodyguard, la recensione

Troppo serio con un'azione paradossale e metacinematografico nei personaggi Come Ti Ammazzo Il Bodyguard è una stranezza che non diverte fino in fondo

Critico e giornalista cinematografico


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Alle volte nei film tracimano le situazioni che li hanno generati.

Alle volte nella storia, nei dialoghi, nella trama o anche solo nella concezione dei personaggi e in come interagiscono ci finiscono le personalità degli attori, i loro temi ricorrenti ma anche le discussioni dei produttori che li hanno voluti mettere insieme. È un po’ il caso di Come Ti Ammazzo Il Bodyguard, in cui la carriera recente di Ryan Reynolds e quella più ampia e nota di Samuel L. Jackson confliggono, si scontrano e si prendono a male parole prima ancora dei due personaggi.

L’eroe superefficiente, ma anche divertente e sboccato che Reynolds ha interpretato in Deadpool è l’ultimo dei suoi ruoli ma anche il più importante della sua carriera, e si ritrova in questo efficiente bodyguard con una forte inclinazione alla commedia che all’inizio del film perde tutto e potrà recuperarlo scortando un criminale che sembra non aver bisogno di scorta.
Dall’altra parte l’afroamericano molto cool, dalle grandi sentenze, che ama prendersi gioco dei bianchi e che impreca con grande facilità invece è il personaggio che in un’intera carriera Samuel L. Jackson si è cucito addosso e qui sembra che tutti siano consci di questo, visto anche come viene rimproverato per l’uso troppo disinvolto della parola “negro”.
I due si prendono in giro proprio per queste caratteristiche, come se fossero i due attori a farlo e non i due personaggi, in più sembrano replicare i motivi per i quali, probabilmente, i produttori li hanno voluti nel film.

Probabilmente tutto ciò è molto al di sopra delle intenzioni di Patrick Hughes (che di certo non è Phil Lord e Chris Miller). Il regista fallimentare di I Mercenari 3 ora si dedica ad una vera commedia d’azione che, come fossimo ad Hong Kong, preme tantissimo sulla parte action e sull’esagerazione più smodata. Il suo problema (di nuovo) è che non vuole far ridere con quelle esagerazioni (non è certo John Landis!), vorrebbe semmai far ridere con le battute e le interazioni tra personaggi, finendo così per essere poco efficace nei dialoghi e ridicolo in un’azione scriteriata che si prende troppo sul serio.

Se solo tutto il film avesse avuto la capacità di divertirsi con lo spettatore, anche un po’ alle spese della durezza e dell’inutile serietà dei personaggi, come avviene nella grande scena d’amore in cui Samuel L. Jackson e Salma Hayek si incontrano e si innamorano, allora avremmo potuto davvero parlare di un film soddisfacente. Così è solo un generico modo per passare il tempo e spendere i nemmeno troppi soldi dei produttori.

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