Thunder Force, la recensione

Thunder Force è un film che, erroneamente, si prende dannatamente sul serio, e la cui ironia autoreferenziale non risulta in alcun modo sufficiente a mettere in atto una riflessione di più ampio respiro sulla figura del supereroe

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Sbilanciato, goffo, indeciso: Thunder Force, la commedia scritta e diretta da Ben Falcone incentrata su due supereroine migliori amiche, è uno svogliato susseguirsi di scenette che provano a essere comiche, ma che oltre lo sforzo (tra l’altro non ripagato) della commedia non riesce a portare avanti la sua trama action. Il risultato è una strana operazione che, né buttandosi totalmente sul demenziale (alla Deadpool) né usando la commedia come carburante per dare un'ulteriore spinta all’apparato adventure (alla Guardiani della Galassia), risulta macchinosa, noiosa, priva di spunti tematici che vadano oltre la gag. 

Chicago, giorni nostri. Emily Stanton (Octavia Spencer) è una genetista che, volendo vendicare la morte dei suoi genitori ad opera dei Miscredenti - umani con superpoteri votati al male - crea un siero capace di dare superpoteri a persone comuni. La sua goffa migliore amica Lydia (Melissa McCarthy) si inietta però per sbaglio il siero, acquisendo una forza sovrumana. Le due, nonostante i litigi passati, proprio grazie all’equivoco si riavvicinano, diventando insieme il duo Thunder Force. Il loro scopo è rovesciare il crimine e fermare le azioni malvagie di “The King” (Bobby Cannavale) un politico dal palese sapore trumpiano che, non accettando la sconfitta alle elezioni come sindaco, orchestra la distruzione della sua sfidante politica.

Gli elementi “tipici” ci sono sì tutti: il siero che regala superpoteri, l’antagonista-politico voltafaccia che usa la tecnologia a scopi personali, la redenzione del protagonista che si riscopre altruista e capace di atti straordinari. Ma tutti questi elementi sembrano essere usati solo perché "devono esserci", non perché possono rivelare qualcosa di interessante. Abbozzati, i fili della trama si perdono tutti in un set-up e in una preparazione dei personaggi (la classica sequenza dell'allenamento e della preparazione atletica) che dura ben metà film, facendo arrivare l’azione vera e propria dopo un’ora di visione e per sole tre scene (ma proprio tre di numero), quasi come se Ben Falcone si dichiarasse egli stesso incapace a gestire una materia dinamica. Thunder Force è quindi mal calibrato fin dalle premesse, sia per cosa narra (poco e niente) sia per quanto tempo ci si dedica (appunto troppo tempo nel momento di pre-azione). Finalmente arriva il momento di andare in scena, ma… paradossalmente, le missioni del duo vengono omesse, raccontate attraverso le notizie del telegiornale. A questo punto la pazienza arriva veramente al limite, e anche quando Falcone si decide a spingere sull’acceleratore la delusione irrompe di nuovo: gli scontri fisici vengono infatti diretti senza trasporto, senza un vero studio degli spazi e degli attriti, presentati con un montaggio macchinoso, come se si assistesse allo scontro tra manichini più che tra corpi vivi.

La sensazione è quella della macchietta, sì della gag ma senza divertimento. L’ironia infatti sta solo nelle battute dei personaggi (principalmente di Melissa McCarthy) non nelle situazioni o nelle svolte di trama. La contraddizione di Thunder Force, che è anche il motivo principale per cui non funziona, è che mentre si presenta come una divertente riconfigurazione della figura del supereroe  - Lydia viene dipinta come la più improbabile e inadatta dei supereroi - a questa non segue un ripensamento ironico su quello status, ma la storia procede esattamente secondo tutti gli stereotipi e gli elementi ricorrenti del genere, seguendoli tra l’altro con una spiazzante prevedibilità. Qual’è allora la particolarità di quel personaggio, se alla fine diventa esattamente come la norma richiede, eliminando le sue specificità iniziali?

A confondere, in ultima battuta, è quindi proprio la comicità, che pur volendo essere la marca distintiva del film qui brilla soltanto nelle scene della coppia Melissa McCarthy-Jason Bateman, l’uomo-granchio con cui si accendono siparietti erotici esilaranti. Per il resto, Thunder Force è un film che, erroneamente, si prende dannatamente sul serio, e la cui ironia autoreferenziale, di mere battute a bruciapelo, non risulta in alcun modo sufficiente a mettere in atto una riflessione di più ampio respiro sulla figura del supereroe.

Cosa ne dite della nostra recensione di Thunder Force? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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