Thrawn, la recensione
Abbiamo recensito per voi il volume che raccoglie la miniserie Marvel di Star Wars dedicata a Thrawn
Il Grand’Ammiraglio Thrawn, ufficiale Imperiale alieno dall’intelletto sopraffino e geniale stratega, ha probabilmente l’onore di essere il più popolare personaggio di Star Wars che non sia mai comparso sul grande schermo. Nato nel 1990 come antagonista principale della Nuova Repubblica nel romanzo L’Erede dell’Impero, firmato da Timothy Zahn, primo romanzo in assoluto a esplorare gli anni successivi alla caduta dell’Impero nel vecchio Universo Espanso, sopravvisse agli altri personaggi che esordirono in quella saga, di gran lunga meno incisivi e memorabili di lui, e fu ripreso in più occasioni sia dallo stesso Zahn in altre opere narrative che da altri autori in produzioni multimediali come videogame e fumetti.
È proprio dalla natura di trasposizione a fumetti di un racconto già esistente che dobbiamo partire per un’analisi appropriata di Thrawn. La storia in sei capitoli, realizzata da due veterani dell’universo stellare a fumetti come la sceneggiatrice Jody Houser e il disegnatore Luke Ross, ha il non facile compito di adattare in vignette una storia pensata come romanzo, e per di più un romanzo di Timothy Zahn, con tutti i pro e i contro che ne conseguono.
Senza entrare nel dettaglio per non rovinare il piacere della lettura, l’opera non è altro che la cronistoria dell’ascesa al potere di Thrawn, da alieno solitario ed esiliato in un pianeta dell’Orlo Esterno che dà filo da torcere a una squadra esplorativa Imperiale locale fino a diventare Grand’Ammiraglio insignito del titolo dall’Imperatore in persona e pronto a risolvere le situazioni più spinose e problematiche per conto del suo nuovo padrone tramite il suo genio tattico.
Nel corso della scalata al potere di Thrawn, il suo destino si intreccia soprattutto con quello di due figure: il cadetto Eli Vanto, destinato a fungere da assistente e accompagnatore del Grand’Ammiraglio, perennemente in bilico tra il desiderio di affrancarsi da quella che parrebbe una carriera senza sbocchi e la genuina ammirazione che sviluppa per il suo superiore; e Arhinda Pryce, ambiziosa e gelida governatrice del pianeta Lothal che ritroveremo nella “futura” serie animata come contraltare politico alla figura militare di Thrawn, a sua volta impegnata a costruire la sua base di potere in queste pagine.
In uno scenario del genere, non stupisce che i temi portanti del racconto siano la dimensione politica, militare e di intrigo a fare da padroni. Grazie alla natura “aliena” di Thrawn possiamo immergerci come neofiti al suo pari nello spaccato dettagliato e frastornante degli anni dell’ascesa Imperiale, un’epoca fatta di intrighi, ambizioni e mosse politiche azzardate. È del resto la dimensione che è sempre stata più congeniale a Zahn e che qui ritroviamo intatta e amplificata a dismisura, trattata in modo maturo e approfondito, al punto da poter definire il racconto un Game of Thrones in salsa stellare (o un Game of Thrawn, se ci passate la battuta!).
Tutto questo non può che entusiasmare gli appassionati del filone e chi predilige uno Star Wars più adulto e realistico. C’è tuttavia un prezzo da pagare per un risultato del genere, vale a dire il sacrificio di molti altri aspetti che sono più tradizionalmente associati ai racconti stellari. Quasi del tutto assenti sono le scene d’azione, ridotte al lumicino. Possono passare molte pagine interamente dedicate a dialoghi, incontri politici, riunioni e discussioni sul ponte di comando di una nave, e sicuramente la pazienza dei lettori che attendono che dalle parole si passi ai fatti può essere messa a dura prova. Altrettanto assenti sono i temi tipicamente starwarsiani come un pizzico di ironia o di humour, o il lato mistico e soprannaturale della Forza.
In conclusione, Thrawn è un piatto molto particolare, che se da un lato va encomiato per l’originalità della scelta a monte e la complessità dello schema narrativo, dall’altro non è adatto a tutti i palati e potrebbe rischiare di annoiare chi è abituato a scelte narrative più lineari e coinvolgenti. Il fumetto amplia indubbiamente lo spettro dei generi “stellari” a un filone raramente tentato prima d’ora; va però aggiunto che se la Houser riesce a trasporre - pur con tutti i limiti che lo spazio minore rispetto al romanzo impone - l’essenza della vicenda di Thrawn, anche Ross sembra voler adattare il proprio approccio grafico alla natura particolare della narrazione, distinguendosi per uno stile asciutto e freddo che ben si adatta alle atmosfere di intrigo e di disumanizzazione delle alte sfere Imperiali.
In conclusione: Thrawn è una storia di Star Wars molto particolare in cui gli elementi essenziali che caratterizzano il filone vengono spesso a mancare. Un esperimento che, se tentato con altre figure, si sarebbe probabilmente rivelato un insuccesso; così com’è risulta comunque una lettura più impegnativa dei tipici racconti di Star Wars, ma può contare sul fascino e sul carisma del protagonista, elementi che alla fine dell’equazione, fanno la differenza. Anche nei momenti più prolissi o complicati, la figura di Thrawn riesce infatti ad affascinare e a incoraggiare il lettore a proseguire, fino a un payoff finale che ricompensi a dovere i fedeli sostenitori del Grand’Ammiraglio dalla pelle blu.