Thor 1, la recensione
L'esordio di Donny Cates e Nic Klein su Thor è una delle lettura più convincenti di questa prima parte del 2020
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Non è facile ricevere in eredità qualcosa dal proprio padre, figurarsi quando questo risponde al nome di Odino. Ne sa qualcosa Thor diventato, a seguito degli eventi di La Guerra dei Regni, il Padre di Tutti. Adesso, seduto sul suo trono, il Dio del Tuono sorveglia i Dieci Regni brandendo il suo martello, Mjolnir.
Di aspettative, responsabilità e rapporti tra padri e figli si parla in queste pagine che trasudano epicità da ogni vignetta. Sin dalle prime battute, è evidente quello che sarà uno dei temi principali della serie: riuscirà Thor a essere all’altezza del compito a cui è stato assegnato? Sfruttando i confronti verbali con Sif, Volstagg e Loki, lo sceneggiatore texano evidenzia lo stato di inadeguatezza del nuovo Re. Non solo, Thor si sente anche fuori luogo: la sua anima guerriera deve fare i conti con l’amministrazione del regno che lo tiene lontano dal clamore del campo di battaglia, costretto all’immobilità a causa di lungaggini burocratiche fin troppo noiose.
Come già successo per Thanos vince!, lo scrittore di God Country non ha alcun timore reverenziale e decide di stravolgere le carte in tavola presentandoci un protagonista segnato nell’animo e cambiato nell’aspetto. Inoltre, non possiamo non restare affascinati dalla maniera con cui Cates riesce a intrecciare in queste pagine tutte le sue precedenti opere, facendo comparire Ghost Rider Cosmic, il Silver Surfer emerso dalla miniserie Nero e altri elementi presi dalle sue avventure spaziali.
Insomma, se non vi è bastata la proverbiale epicità della serie, la grande umanità nascosta dietro le splendide atmosfere fantasy, o le trovate a effetto che portano il racconto verso una dimensione fuori scala, allora lasciatevi conquistare dalla potenza delle tavole di Klein. L’artista tedesco ci conduce in un viaggio mozzafiato attraverso i Dieci Regni con il suo stile potente, esplosivo, in grado di esaltare il travaglio interiore del protagonista con primi piani precisi, e di trasmettere la tensione innescata dai vari colpi di scena. L’intesa con il colorista Matthew Wilson funziona alla perfezione e il risultato è un prodotto in continuità con i lavori precedenti ma originale nel tratteggiare scenari di grande impatto.
In fase di presentazione del titolo, Cates aveva paragonato il suo lavoro sulla serie al Black Metal norvergese. Dopo aver letto il primo numero non possiamo non confermare l’incredibile similitudine: potente, evocativo, brutale, questo primo numero porta in scena il dolore e la rabbia di un Dio incerto sul suo ruolo e sulla sua stessa natura che dovrà affrontare una sfida apparentemente non alla sua portata. Non c’è spazio per la gioia, non c’è spazio per i banchetti o i festeggiamenti o per “un luminoso inizio”, come riportato sulla copertina: tutto è pronto per una nuova, grande battaglia.
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