"Voglio che voi tre siate diversi. Voglio che voi tre vi distinguiate dagli altri". Alla fine di questo sesto episodio di
This Is Us il messaggio sembrerebbe proprio essere questo. Stavolta i personaggi del passato e quelli del presente, che sappiamo bene essere gli stessi, si cimentano con il mondo del lavoro, e ancora una volta un unico argomento trova elegantemente il modo di intrecciarsi negli anni e tra le vite dei protagonisti con una spontaneità ancor più apprezzabile dal solito.
Nel passato Jack è ad un bivio rispetto al suo futuro lavorativo, e la decisione che deve prendere è se mettersi in proprio in modo da assicurarsi un futuro per poter passare più tempo con la sua famiglia oppure se seguire la strada propostagli da Miguel, nonché collega e migliore amico. Nel frattempo insieme a Rebecca, Jack è costretto a fare delle scelte riguardo l'educazione di Randall, e a quel punto sarà istintivo per lui revisionare i suoi piani, per arrivare poi a scegliere di percorrere quella che sembrerebbe essere la strada più semplice ma anche quella più sicura per un padre di famiglia. L'intensità nello sguardo e nelle parole di Milo Ventimiglia è andata ben oltre le nostre più rosee aspettative. Jack è un personaggio che dimostra di essere alle prime armi nei panni del genitore, ma la passione che traspare è qualcosa di fortissimo e questo è certamente uno degli aspetti più interessanti. Jack ha paura che suo figlio possa essere ancor più diverso di quello che possa apparire agli altri bambini e nel momento in cui si rende conto insieme a Rebecca delle potenzialità di Randall, tutto comincia ad attorcigliarsi ancor di più nella sua mente. Successivamente, attraverso alcuni passaggi piuttosto interessanti, Jack arriverà a capire ciò che è più giusto per i suoi figli, e visto poi l'attaccamento di ognuno di loro rispetto alla figura paterna nel presente si capisce senza troppa fatica che i suoi sforzi non sono stati vani. Incisivo è il momento in cui vediamo Randall parlare del suo lavoro con orgoglio alla sua famiglia e quel gesto della cravatta raffigura appieno l'immagine positiva che suo padre gli ha trasmesso.
Nel frattempo la
Kate adulta trova finalmente un lavoro lontana da suo fratello
Kevin e finisce per imbarcarsi nell'ennesima situazione nella quale il suo peso è ancora una volta il discorso al centro di tutto. Questa volta però la sua stazza le ha permesso di ottenere un lavoro, non troppo diverso da quello che ha sempre fatto nella sua vita. Ciò che sconvolge le carte in tavola è quello che Kate arriva a scoprire, ossia che l'ottenimento del posto sembra esserci stato solo perché la figlia della sua capa oltre ad avere problemi di peso scopriamo poi avere anche dei grossi problemi relazionali con la madre. Certamente gli autori non hanno intenzione di mollare il discorso dell'obesità e delle difficoltà che ogni giorno Kate si ritrova ad affrontare a causa di questo, e se per qualcuno questa scelta possa sembrare forzata e sotto alcuni aspetti insensibile, stando al messaggio che è trapelato in "
Career Days" quello che viene da pensare è proprio tutt'altro. A difesa di questo c'è sicuramente il discorso schietto e sincero che Kate fa alla giovane
Gemma, che immediatamente compariamo alla Kate del passato, ossia a quella bambina in difficoltà con il proprio corpo che ad un certo punto della sua vita iniziò a guardare sua madre come qualcuno che non avrebbe mai potuto imitare. Grazie a questo breve spunto capiamo anche che il rapporto tra Kate e Rebecca nel presente non è più quello di una volta. Un ottimo espediente di sceneggiatura che riesce senza troppi giri di parole a far venir voglia di scoprire come evolverà il loro rapporto.
Kevin invece ha difficoltà con il suo nuovo lavoro e non riesce ad immedesimarsi a pieno nei panni del personaggio che dovrà interpretare.
Erin, sua collega e forse futura partner, cercherà attraverso delle strade piuttosto anomale di far uscire l'umanità e i sentimenti di Kevin, tenuti troppo a lungo repressi a causa della morte del padre, evento che a quanto pare non è riuscito ancora a metabolizzare. Il rapporto tra questi due personaggi è decisamente uno dei punti più coinvolgenti della storyline di Kevin, e la bravura di
Janet Montgomery rende qualche scambio di battuta ancor più appagante e tagliente.
In conclusione This Is Us continua imperterrito ad emozionare e non lascia spazio a quei giudizi negativi che ci saremmo aspettati di leggere in giro. Questa volta non si ha a che fare con roba melensa, ne con quel tipo di storia costruita a tavolino solo per far piangere i più emotivi. Questa è la storia di una famiglia, niente di più e niente di meno. Non sembra esserci nulla di sbagliato in questo, soprattuto se poi c'è una buona regia, una buona sceneggiatura e un'ancor di più un'ottima resa di tutto da parte degli interpreti.
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