This England, la recensione
La miniserie This England è un tagliente, angoscioso atto d'accusa che alterna sapientemente crudo realismo a toni da tragedia shakespeariana
La nostra recensione di This England, la serie britannica ideata da Michael Winterbottom e Kieron Quirke disponibile su Sky dal 30 settembre
Il Johnson restituitoci da Winterbottom e Quirke - nonché da un istrionico Branagh perfettamente in parte - è un goffo, trasandato ammasso di cultura classica; apostrofa i collaboratori con frasi desunte dai letterati latini e greci, quasi a volersi ergere - emulo dell'Inghilterra da lui sognata - al di sopra della massa. Proprio la sua raffinata cultura ci svelerà l'inganno dietro la declamazione del monologo di Giovanni di Gand tratto dal Riccardo II.
Reticenza tragica
La consapevole censura della seconda, desolata parte del testo shakespeariano rispecchia in toto la reticenza applicata alla pandemia. All'entourage di Johnson interessa innanzitutto l'immagine; un atto di hybris dalla portata catastrofica, che conduce l'Inghilterra isola scettrata sull'orlo del baratro. Ecco quindi Winterbottom e Quirke puntare il dito contro l'isolamento internazionale procurato dalla Brexit; ecco, ancora, la spietata denuncia dell'incompetenza delle stanze del potere.
Attraverso un'alternanza angosciosa e ritmatissima tra crudo realismo della malattia ed enfasi tragica (a tratti grottesca) delle alte sfere, This England colpisce al cuore. Un cupo senso di ineluttabilità ammanta le cifre crescenti dei contagi che scandiscono la progressione temporale della narrazione; siamo di fronte a una sublimazione della storia recente, in un'operazione che omaggia proprio i drammi storici di Shakespeare che cita continuamente.
La sfida della contemporaneità
L'estrema difficoltà di raccontare un'ecatombe tanto recente non intimorisce i creatori della serie; la ricostruzione capillare della catena di eventi che ha condotto al disastro non fa sconti, in un processo narrativo che ricorda, nella sua meticolosità, l'opera degli scienziati impegnati ad arginare il Covid. Lasciato a casa ogni patetismo di maniera, This England sa di poter contare su una costruzione di scrittura raffinata; l'emozione è veicolata dalla verosimiglianza delle situazioni ospedaliere, dolente contraltare ai sontuosi sotterfugi dei politici.
Ne deriva un affresco complesso ma perfettamente gestito, in cui l'immedesimazione è tanto viva da risultare a tratti intollerabile. Per chiunque abbia vissuto in prima persona il dramma del Covid, This England sarà, al contempo, veleno e panacea. L'imparzialità diviene quindi coscienziosa alleata nel dipingere un passato tanto prossimo da rasentare il presente, e inserisce This England nella scia delle grandi tragedie storiche shakespeariane. Il tutto, lo ribadiamo, epurato da qualsivoglia retorica, scarnificato in virtù di un'accuratezza chirurgica nel raccontare ciò che è stato.
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Un palco insanguinato
Lungi dalla tentazione della caricatura, il Johnson di This England è un personaggio di sconvolgente vis drammatica; schiacciato dal peso dei propri irraggiungibili modelli (Churchill innanzitutto), si muove scompostamente nei ricchi interni di Downing Street. Arranca, inciampa, ansima; un corpo pulsante ancorato alla terra, incapace di spiccare il volo verso l'immortalità cui ambisce inseguendo le grandi icone della storia.
Assieme a Johnson, lo spettatore comprende come il paradisiaco potere tanto ambito dal politico britannico altro non sia che un inferno di menzogne e infamia. This England è ricolma di numeri, di statistiche, di conteggi; a dar loro corpo, una messinscena lucida e imparziale, che bombarda il pubblico con l'incessante falciata della Grande Mietitrice. Non c'è tregua, non c'è riposo; il male corre più veloce delle strategie politiche, e lo stolido ottimismo diffidente dalla scienza tramuta questa Inghilterra in un palcoscenico grondante sangue.