Thirteen: la recensione
Una ragazza torna a casa dopo tredici anni di prigionia, ma le cose potrebbero non essere come sembrano: la recensione di Thirteen, miniserie della BBC
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Il tredici del titolo della serie si riferisce sia agli anni di prigionia cui è stata sottoposta la giovane Ivy Moxam (un'ottima Jodie Cormer), sia all'età in cui si è verificato il rapimento che l'ha tenuta lontana dalla sua famiglia per così tanto tempo. Riuscita a liberarsi, la ragazza torna a casa, inizia a ricostruire legami e frammenti di un mondo che non riconosce più. Ma l'incubo non è finito. Il rapitore porta via una nuova vittima, una bambina di 9 anni. La polizia intensifica le ricerche appoggiandosi sulla testimonianza e sulla versione di Ivy, che però non sembra raccontare tutta la verità sulla sua prigionia.
Il problema maggiore di Thirteen è che rimane una promessa non mantenuta. La serie gioca su un non detto che dovrebbe sorprenderci nel momento culminante, che ci aspettiamo ci sorprenda, e invece si rivela molto più lineare e scontato di quanto pensassimo. Tutto ricade su se stesso, qualunque sottigliezza lascia il posto all'azione grossolana, ad un'esecuzione urlata e di grana grossa. L'approfondimento dei caratteri, nonostante la storia si prestasse parecchio, rimane in superficie, e quando decide di costruire qualcosa di più l'antipatia e l'incoerenza dei caratteri respingono ogni empatia. Per chi volesse recuperare un prodotto britannico su una "scomparsa" - coerente e riuscito - il consiglio è quello di avvicinarsi a The Missing.