Thimbleweed Park, il ritorno delle avventure grafiche LucasArts - Recensione
Ron Gilbert e Gary Winnick tornano insieme per regalarci un'avventura grafica in pieno stile LucasArts
Ray e Reyes sono due detective che si ritrovano a Thimbleweed Park per investigare su di un misterioso omicidio. Inizialmente potrete controllarli entrambi ma avanzando nell'avventura sbloccherete altri personaggi e potrete passare dall'uno all'altro per risolvere vari enigmi e per scambiare oggetti tra gli inventari di ognuno. Il gameplay è esattamente come le classiche meccaniche dei titoli realizzati con lo SCUMM, il motore alla base di tutte le avventure grafiche più famose della LucasArts, da Maniac Mansion fino a The Curse of Monkey Island. L'interfaccia grafica propone in basso a sinistra le azioni che possiamo compiere, come esaminare, raccogliere, spingere, parlare o usare. La barra in basso ospita nell'altra metà dello spazio il copioso inventario, che presto riempirete di oggetti d'ogni tipo. Quello che dovrete fare è sostanzialmente esplorare gli scenari, interagire con vari elementi, combinando quanto avrete recuperato in giro. Il gioco ve lo insegnerà da subito, senza alcun tedioso tutorial, ma semplicemente chiedendovi di fare una foto al cadavere. Uno dei due detective avrà la macchina fotografica, l'altro la pellicola. Col comando apposito dovrete dare uno dei due oggetti all'altro, combinarli nell'inventario ed usarli assieme per immortalare il... morto!
E proprio come le avventure più classiche, passerete ore a girovagare per i vari livelli risolvendo enigmi dall'ordinario al fuori di testa attraverso combinazioni di elementi sempre più strampalate. Passerete un sacco di tempo anche a chiacchierare col bizzarro cast di Thimbleweed Park, come da tradizione con dialoghi a scelta multipla splendidamente sceneggiati. Tra battute irriverenti, freddure e tanto gusto per citazioni di ogni genere, vi si stamperà un ampio sorriso sulle labbra per tutta la decina di ore abbondanti necessaria a completare il titolo. Ron Gilbert ed il suo socio Gary Winnick non hanno per nulla perso il proprio tocco e anzi, sono tornati in grandissima forma. Il loro gusto per il "metaumorismo" raggiunge il suo apice nel trofeo dedicato al pixel hunting, pratica odiata da ogni avventuriero che si rispetti. Sparsi per le ambientazioni troverete dei granelli di polvere grossi un pixel. Raccoglierli tutti sarà assolutamente inutile e persino tedioso, eppure non potrete fare a meno di farlo, odiando e adorando allo stesso tempo gli sviluppatori che abilmente si prendono gioco di una delle pratiche più diffuse del genere punta e clicca.
E a proposito di pixel non possiamo che fare un plauso al comparto tecnico, gustosamente vecchio stile eppure allo stesso tempo moderno, a sua volta realizzato per rispecchiare il ricordo luccicante che abbiamo delle mitiche avventure LucasArts. Fluida e ottimamente animata, la grafica di Thimbleweed Park fa un uso saggio della pixel art, proponendo scenari accattivanti e personaggi caricaturali indimenticabili. L'attesissimo ritorno di Ron Gilbert e Gary Winnick non è certamente perfetto, a volte il suo estremo classicismo risulta inutilmente tedioso, il sistema ad azioni è a volte un po' lento e certi enigmi ci hanno un po' frustrato. Eppure nel suo insieme Thimbleweed Park funziona egregiamente e se siete amanti delle avventure grafiche vecchio stampo non dovete lasciarvelo scappare. Ultima nota sull'adattamento, fortunatamente anche in italiano, davvero ottima sebbene limitata alla parte scritta.