Thief of Thieves vol. 6: Febbre dell'Oro, la recensione

Thief of Thieves vol. 6: Febbre dell'Oro conferma la bontà di un'opera poliedrica e squisitamente orientata al cinema

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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A un anno esatto da Prendimi, torna Thief of Thieves con il sesto capitolo: Febbre dell'Oro. Andy Diggle, rispetto alla morbida e brillante storyline precedente, imprime nuovamente tensione e drammaticità alla serie ereditata da Robert Kirkman facendo rialzare l'adrenalina a livelli di guardia.

Nel brossurato edito da saldaPress, uscito a metà marzo in fumetteria, Conrad Paulson, in arte Redmond, decide di rimettersi in gioco con una nuova filosofia prendendo in prestito la famosa affermazione di Pierre-Joseph Proudhon, “la proprietà è un furto” e aggiungendovi il proprio tocco personale: “il furto è proprietà”; in sostanza, d'ora in poi, il protagonista e la sua complice, l'irresistibile Celia, colpiranno solo ladri.

A proposito di colleghi, due sono ritenuti allo stesso livello di Redmond: lo spagnolo Fausto Delgado e l'inglese Sally Pike. Lo smisurato ego di Conrad è dunque messo a dura prova nel dimostrare chi sia davvero il migliore di tutti. L'occasione viene offerta dai fratelli Zubov, tra gli uomini più ricchi sulla faccia della Terra, che organizzano una vera e propria gara in cui il vincitore si porterà a casa l'esorbitante cifra di 100 milioni di dollari; ma non si tratta solo di soldi: l'oggetto da rubare è una cyber-arma, un software dal nome in codice Febbre dell'oro, in grado di far crollare il mercato finanziario di qualsiasi nazione. Comincia così una competizione sfrenata tra Redmond, Delgado e la Pike per impossessarsi del rovinoso programma che gli Zubov, assicurano, utilizzeranno solo per generare l'antidoto informatico adatto a neutralizzarlo.

Diggle dà vita a una fenomenale sfida tra i tre contendenti, fatta di colpi di genio, audacia e spregiudicatezza. Il sesto volume di Thief of Thieves conferma la bontà di un'opera poliedrica, elettrizzante e orientata squisitamente al cinema per concezione e sviluppo (ma aspettiamo frementi l'adattamento per la TV).

Il montaggio delle vignette imposto dalla sceneggiatura di Diggle richiama quello di una pellicola, e il risultato è un film su carta illustrato con energia dal tratto di Shawn Martinbrough, grande regista nella concezione della tavola, resa ulteriormente esplosiva dai colori di Adriano Lucas.

A distanza di oltre cinque anni dal suo debutto, sotto l'etichetta Skybound della Image Comics, Thief of Thieves dimostra ancora oggi - pur con firme diverse in copertina - di poter cambiare più volte toni e registri senza mai calare di intensità ed emozioni, offrendone semplicemente di diverse ed ampliando di volta in volta il loro spettro garantendo un intrattenimento di qualità sopraffina.

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