Theseus, persi nel labirinto della realtà virtuale - Recensione

Forge Replay rilegge il mito di Arianna e Teseo in salsa VR: la recensione di Theseus

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Cercando a tutti i costi un paragone, Theseus può definirsi a tutti gli effetti il 300 dei videogiochi, la rivisitazione, totale e sotto steroidi, non di un evento storico realmente accaduto, ovviamente, quanto di uno dei miti greci più noti e apprezzati. La storia, quella originale s’intende, narra del prode Teseo che fugge dal labirinto del Minotauro solo grazie all’intervento della bella Arianna, delusa e triste innamorata che traccia per l’eroe la strada verso l’uscita, usando il filo che per antonomasia prende il suo nome.

Nel titolo sviluppato dagli italianissimi Forge Reply, non c’è nulla di tutto questo, se non un dedalo, oscuro e fatiscente, un gigantesco nemico da abbattere, il terrificante Asterion, un guerriero pronto a tutto, il nostro ammaccato, ma prestante Teseo per l’appunto.

Indossato il PlayStation VR, perché Theseus è pensato per essere fruito esclusivamente in realtà virtuale, sembra di trovarsi di fronte ad ICO, a Shadow of the Colossus, a God of War. Il mix di suggestioni è dovuto ad una direzione artistica di prim’ordine, capace di emozionare l’utente sin dalla prima schermata. La regia digitale manovra sapientemente le telecamere, con movimenti di macchina che, naturalmente, si fondono e si confondono con quelli della testa dell’utente, libero di sbirciare a trecentosessanta gradi, tutto intorno a sé.

[caption id="attachment_176731" align="aligncenter" width="600"]Theseus screenshot L’avventura si apre con un prologo enigmatico ed inquietante. Solo nel finale verrà svelato il mistero che lega tra loro i protagonisti del gioco.[/caption]

Il labirinto, tana di Asterion, è un ginepraio di strade, sentieri, cunicoli ormai in rovina. Creature simili a ragni infestano i recessi più oscuri, rami neri come la pece ostruiscono i passaggi, muri crollati e strade interrotte testimoniano la furia, la potenza devastatrice del signore del dedalo, oltre che degli elementi. Il cielo, di un colore tendente al rosso, spesso e volentieri, è squarciato da lampi.

" La sceneggiatura, soprattutto pensando al colpo di scena che caratterizza il finale, è sicuramente l’aspetto più lodevole della produzione"

Lo scenario, insomma, è onirico, apocalittico, certamente dal sapore antico e leggendario. Proprio per questo, nei panni di Teseo, ci si sente quasi una sorta di emulo Kratos, pur senza la prestanza fisica dell’eroe di Sony, intento a trovare un modo per abbattere il titanico Asterion, mostruoso Minotauro che ad ogni comparsa sullo schermo ingombra completamente la visuale con la sua gigantesca figura. Inevitabile, proprio in questi frangenti, tanto più vista la differenza di stazza, riprovare sensazioni simili a quelle esperite con Shadow of the Colossus, quando ci si ritrovava al cospetto delle smisurate creature che andavano letteralmente scalate, prima di essere colpite nel punto debole. Tocca invece all’incontro con l’eterea ed evanescente Arianna, costretta nei panni di uno spirito rimasto intrappolato nel labirinto, stimolare la sensazione di avere a che fare con una sorta di ICO in salsa realtà virtuale.

Alla sfortunata ragazza, tra l’altro, si lega a doppio filo l’intreccio narrativo che si sviluppa tramite didascalie che compaiono tra una schermata e l’altra, pur senza interrompere l’azione. La maledizione che ha colpito i due protagonisti dell’avventura, ciò che ha reso Asterion tanto aggressivo, viene spiegato e raccontato, poco alla volta, con un ottimo ritmo. La sceneggiatura, soprattutto pensando al colpo di scena che caratterizza il finale, è sicuramente l’aspetto più lodevole della produzione, nonostante il copione si componga di pochissime battute e di brevissime e sparute scene non interattive.

Purtroppo al riuscitissimo comparto artistico, non fa da contraltare un gameplay altrettanto brillante. Soprassedendo su qualche piccola magagna tecnica e su una definizione d’immagine non proprio all’altezza, soprattutto sul modello base di PlayStation 4, sbavature assolutamente superficiali beninteso, a deludere è una struttura ludica povera, sfilacciata, sensibilmente superata.

L’esplorazione è praticamente nulla; i combattimenti si risolvono in baruffe tutte identiche tra loro e per nulla coinvolgenti o impegnative; non ci sono enigmi degni di questo nome; le fasi di scalata mettono in risalto set di animazioni legnosi oltre ogni immaginario, oltre a tradire i limiti di un sistema di controllo tutt’altro che reattivo.

[caption id="attachment_176732" align="aligncenter" width="600"]Theseus screenshot Spada e torcia. Non serve altro a Teseo per combattere le creature simili a ragni che di tanto in tanto si faranno avanti.[/caption]

Da giocare, insomma, Theseus è deludente, frustrante, avaro di emozioni. Si prosegue nell’unico sentiero disponibile, affrontando un ostacolo dopo l’altro, con il solo desiderio di scoprire cosa si nasconda all’interno del labirinto, di vedere come Teseo possa abbattere una bestia gigante come Asterion.

In definitiva, l’ultima fatica di Forge Reply è un bellissimo film interattivo da esplorare e da godersi grazie ad una direzione artistica riuscitissima e ad una trama equilibrata. Purtroppo come videogioco vale poco, tanto più che l’avventura dura poco più di un paio d’ore. Se siete dunque a caccia di un’esperienza suggestiva e affascinante, Theseus potrebbe fare al caso vostro. Tuttavia, tenetelo a mente, non ci troviamo affatto di fronte ad una produzione imperdibile, una killer application per la realtà virtuale convincente e soddisfacente sotto ogni aspetto.

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