"Io e Dio, semplicemente, grondiamo immaginazione." Sono le parole che Pio XIII (
Jude Law) rivolge al Primo Ministro (
Stefano Accorsi), in uno degli scambi di battute più taglienti che la televisione recente possa annoverare, summa del machiavellismo politico e dell'usurato dualismo Stato-Chiesa che, in troppe occasioni, ha fiaccato l'Italia. È Lenny Belardo a incensare la propria immaginazione, ma sembra quasi di sentire Sorrentino intento all'autocompiacimento per aver confezionato l'ennesima perla dialogica da aggiungere al proprio già sfavillante curriculum.
L'incontro tra il premier e il Santo Padre avviene dopo una sapiente ellissi narrativa di nove mesi, posta tra il quinto e il sesto episodio di The Young Pope. Molte cose avvengono sotto il cielo di Roma, e molte altre sembra prometterne il cupo finale della sesta puntata, che vede la prima vittima della linea dura di Pio XIII contro l'omosessualità nel clero. In un mondo sempre più sconcertato di fronte all'impietoso rigore di un pontefice oscurantista e arrogante, Lenny corre a piedi scalzi sul filo del rasoio, incurante delle critiche, sottomettendo i cardinali uno a uno, persino a costo di doverli far inginocchiare a suon di calci.
Eppure, c'è chi, come Esther (
Ludivine Sagnier), ha ricevuto una grazia per intercessione di quest'uomo vanesio ed egoista, dando alla luce un figlio insperato che del pontefice porta il nome. Lenny ha resistito alle avance della giovane donna, commuovendo persino il Cardinal Voiello (
Silvio Orlando) appostato a spiarli a caccia di materia da ricatto, al punto da spingerlo a riciclare le frasi del vicario di Cristo in una conversazione con Suor Mary (
Diane Keaton), quasi a voler far platonicamente colpo sull'individuo più vicino a Lenny. È tutto un gioco di sottili strategie, strategie cui Lenny non ha intenzione di cedere, che rifiuta con determinazione da tiranno o, come qualcuno dice, da santo. La straniante dicotomia tra il Lenny che fugge di notte assieme all'amico d'infanzia Dussolier (
Scott Sheperd) e quello che, di lì a poco, tiene il più sprezzante discorso ai cardinali, poggiando il piede sulla spalla di Voiello per forzarlo a baciargli la pantofola, resta la linfa vitale più galvanizzante di
The Young Pope, che questa settimana inserisce nel proprio mosaico ulteriori elementi di riflessione.
La ricchezza tematica della serie di Sorrentino sembra non conoscere limite, e si apre a nuovi, tragici scenari con il suicidio del giovanissimo aspirante sacerdote Angelo (Marcos Franz), forse omosessuale, i cui sogni vengono paradossalmente infranti con la complicità di Dussolier, che si è più volte macchiato del medesimo peccato che, adesso, sembra essere al centro della crociata persecutoria di Pio XIII. Ancora una volta, le contraddizioni della Chiesa si rispecchiano in quelle di Lenny, spietato nella condanna quanto rabbiosamente solo nel proprio isolamento; un uomo che è sexy e lo sa - come rimarca la saggia scelta musicale che accompagna la vestizione prima del collegio cardinalizio - ma che ha scelto di amare Dio perché "amare gli uomini è troppo doloroso", che si definisce un vigliacco "come tutti i preti" e nei cui massimi sprazzi di crudeltà possiamo ravvisare, comunque, la disperazione dell'abbandono.
Nel presentare ai cardinali riuniti nella Cappella Sistina la propria nuova Chiesa, avara di perdono e refrattaria al compromesso, perché Dio esige un "amore a pieno regime" e perché solo mostrandosi impenetrabili e proibiti, si può riconquistare appetibilità, Lenny si mostra in realtà più debole che mai, nel non aver mai elaborato appieno il trauma dell'abbandono da parte dei genitori. È un figlio che, deluso dall'amore degli uomini, incostante e foriero di dolore, si è rifugiato nella cornice dorata dell'amore di Dio, seppur con una fede vacillante e, a volte, annebbiata dall'ambizione. Un figlio le cui vicissitudini private hanno ripercussioni sull'equilibrio del mondo, la cui parola può rovinare il destino di un un povero ragazzo che sognava solo di servire Dio, o di molte donne cui venisse precluso l'aborto, ma il cui dramma attrae l'occhio e il cuore del pubblico con una forza inusitata e costante. La tragedia, lo intuiamo, sta per bussare all'ingresso della Chiesa Cattolica, e non vediamo l'ora che Lenny apra quella porta.