The Young Pope 1x03 e 1x04: la recensione
Ecco la nostra recensione della terza e della quarta puntata di The Young Pope, in cui Voiello architetta una strategia immorale per danneggiare il sempre più reazionario pontefice
Per far ciò, si nasconde agli occhi del mondo, concedendosi a piccole dosi solo a pochi fortunati, perché "l'assenza è presenza, è il fondamento del mistero". Tra di essi vi è Ester (Ludivine Sagnier), moglie di una guardia svizzera, gravata dal peso di una sterilità desolata ed ex amante di Monsignor Valente (Ignazio Oliva), tanto simile alla prima e unica fidanzatina di Lenny da portare Voiello a tentare l'arma del ricatto per spingerla a sedurre l'avvenente pontefice. Ma niente, il Santo Padre non cede alle lusinghe di una carne evocativa di piaceri perduti; almeno, non per il momento, ma sembra attuare, sulla chiusura del quarto episodio, una sorta di miracolo che, qualora si concretizzasse, aprirebbe il campo a numerosi dubbi religiosi di non poco conto.
Quale sia, a livello diplomatico, la strategia di questo monarca fuori epoca è al centro delle preoccupazioni di Voiello, incapace di adeguarsi ai capricci di un "bambino vendicativo", come lo definisce l'ex mentore Cardinal Spencer (James Cromwell), eppure consapevole di essere al cospetto di qualcuno che, per motivi imperscrutabili, ha in sé una strana scintilla di divino. Voiello sa che la sopravvivenza della Chiesa, in mano a un personaggio così provocatorio e spietato, è appesa a un filo, e architetta tra gli incensi la caduta di Pio XIII, conscio della propria inevitabile caduta nel peccato, come confida al piccolo disabile Girolamo, immune dal peccato e, quindi, unico a poter assolvere i peccati dell'alto prelato.
Rispetto ai primi due episodi, The Young Pope manifesta questa settimana una morbidezza maggiore e, va detto, una scrittura meno enigmatica di quanto il suo esordio facesse supporre. Forse per adattarsi al mezzo televisivo, Sorrentino e Rulli optano per una via più semplice e accessibile, contestualizzando le taglienti frasi del pontefice e delineandone con maggior chiarezza - forse, in alcuni momenti, peccando persino in didascalismo - il doloroso background. Ancora molti punti restano insoluti, a partire dal rapporto col Cardinal Dussolier (Scott Sheperd), con cui il Papa sembra aver vissuto esperienze tremende ai tempi dell'orfanotrofio, per arrivare al mistero dei genitori scomparsi in quel di Venezia, tuttora il marchio emotivo più bruciante che martoria la pelle del giovane vicario di Cristo.
Restano i marchi di fabbrica di Sorrentino, tra cui una regia superbamente raffinata che ben si adatta alle atmosfere rarefatte degli ambienti vaticani, e piccoli tocchi di surrealismo calati in modo impeccabile nel paradossale contesto della vicenda narrata - spicca l'ascolto di Senza un perché di Nada, durante l'udienza del sopracitato ministro della Groenlandia. Al di là di ciò che riconosciamo come proprio di Sorrentino, tuttavia, emerge anche una vena polemica inedita e coraggiosa, che attinge a piene mani nell'ambito del politically uncorrect, focalizzandosi soprattutto in un atteggiamento di chiusura pressoché totale nei confronti dell'omosessualità, osservata nei prelati con insistito disprezzo da parte di Lenny. Vi è una sorta di ammirevole coraggio nello sguardo di quest'uomo, seppur nel suo perseguire una causa civilmente sbagliata ma, occorre ricordarlo, tuttora tabù nelle alte schiere della Chiesa Cattolica.
L'acciaio degli occhi di Lenny promette di mietere molte altre vittime nel corso dei prossimi episodi, ma la sua paradossale mancanza di fede sembra, di contro, porlo nell'inspiegabile posizione di dispensare il bene sotto forma di piccole gentilezze e, lascia supporre il finale del quarto episodio, persino di miracoli. Serve forse un ateo rabbioso a capo di un'istituzione che è divenuta l'emblema della contraddizione? Forse. Questo sembra suggerire The Young Pope per il momento; e la contraddittorietà di Lenny potrebbe rivelarsi, per i disegni imperscrutabili di Dio, la bizzarra ancora di salvezza di un'umanità intorpidita dalla forma e dimentica della sostanza di una dottrina divenuta mera esibizione.