The Witch and The Hundred Knight: Revival Edition, la recensione
L’irriverente streghetta di Nippon Ichi Software torna su PlayStation 4: la recensione di The Witch and The Hundred Knight Revival Edition
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Viste le aspettative, immaginatevi la delusione nel trovarsi di fronte un piccolo sgorbietto, alto appena mezzo metro, dotato di un intelletto di poco sufficiente a comporre brevissime frasi di senso compiuto. La giovane fattucchiera, tuttavia, non è tipa da giudicare dalle apparenze. Comunque fiduciosa nelle leggende che circolano sul cavaliere, assicuratasi la sua fedeltà con il ricatto, inizierà ad inviarlo in ogni terra del regno fatato che abita, al fine di assoggettarle eliminando gli oppositori e facendo sbocciare dei fiori che secernono una mefitica e viscida sostanza, così simile alla fanghiglia della quale si alimenta la palude di Metallia.
Di tutto lo sconfinato catalogo di Nippon Ichi Software, in pochi avrebbero scommesso sulla riedizione di The Witch and The Hundred Knight, action-RPG con visuale isometrica pubblicato originariamente su PlayStation 3 nel 2014. Il motivo è piuttosto semplice, scontato: si tratta di una tra le produzioni meno ispirate, accattivanti e divertenti realizzate dal talentuoso studio nipponico. Se la trama, come da tradizione, ripropone (e ribalta) tutti i cliché del caso, la sceneggiatura lamenta un’inaspettata stanchezza, un’impronosticabile incapacità nel generare comicità, una spiazzante ridondanza nei dialoghi che fin troppo spesso si affidano alla mera volgarità come estremo tentativo di suscitare una qualsiasi reazione nello spettatore. Non che Metallia non risulti un personaggio ben caratterizzato e riuscito. Semplicemente è il resto a fare acqua da tutte le parti.
[caption id="attachment_152899" align="aligncenter" width="508"] Dopo un prologo intrigante, la trama scade nella banalità. Non una grave colpa, non fosse che gli sviluppatori hanno ben deciso di affogare e diluire il ritmo di gioco in centinaia di inutili dialoghi.[/caption]
Ad inspessire l’anima tattica della produzione, l’indicatore di energia che si prosciugherà ad ogni passo compiuto dall’avatar. Ci sono diversi modi per recuperare forze, ma dovrete comunque razionalizzare spostamenti e offensive se non vorrete incappare in un prematuro game over. Tornando alla palude di Metallia, tramite i vari checkpoint, si evita di dover ricominciare tutto da capo fortunatamente, sebbene sarà sempre utile farsi qualche calcolo, soprattutto quando vi ritroverete al cospetto dei tanti boss che vi fronteggeranno. Nonostante un level design generoso di bivi, sentieri segreti e tesori, il gioco finisce in fretta le sorprese, rendendo ogni scampagnata un noioso e lungo pellegrinaggio verso i pochi scontri impegnativi capaci realmente di emozionare. Inoltre, la mancanza di un tutorial degno di questo nome, lascia l’utente totalmente all’oscuro di moltissime feature potenzialmente utili a personalizzare pesantemente l’esperienza. Come se non bastasse, molte azioni sono fini a sé stesse e dopo l’interesse iniziale si perderà qualsiasi motivazione ad intraprenderle in mancanza di bonus effettivamente utili nel proseguo dell’avventura. Per esempio si possono conquistare e saccheggiare le abitazioni dei civili in cui vi imbatterete di tanto in tanto, ma il loot non è paragonabile alla perdita di tempo che questa operazione richiede.
"La sensazione è quella di un gioco in cui si è tentato di far coesistere fin troppe feature non contestualizzandole a dovere, né approfondendole come sarebbe stato necessario"La Revival Edition, rispetto all’originale, aggiunge davvero ben poco all’offerta. Mette un pezza al claudicante aspetto estetico del gioco, grazie ad una miglior risoluzione e un frame rate granitico. Aggiunge una nuova ambientazione in cui verranno generati casualmente dei livelli in base al tipo di oggetto sacrificato, un po’ come avviene nei vari Disgaea con le armi. Un po’ poco per giustificare un nuovo acquisto da chi affrontò già l’avventura su PlayStation 3.
[caption id="attachment_152897" align="aligncenter" width="508"] Nelle varie ambientazioni che potrete esplorare, oltre ai tanti mostriciattoli, incontrerete un gran numero di civili con cui potrete imbastire altre noiosissime conversazioni.[/caption]
The Witch and The Hundred Knight: Revival Edition non aggiusta le tante storture dell’originale e, anzi, ci (ri)consegna un action-RPG evidentemente appesantito dal passare del tempo. Le variazioni alla formula cavalcata da Diablo avrebbero potuto essere ben più efficaci, se solo non si palesasse piuttosto in fretta una cronica ripetitività e un’insuperabile difficoltà nel comprendere con chiarezza i tantissimi menù che, teoricamente, permetterebbero di modificare numerosi aspetti dell’avatar. A questo va inoltre aggiunta una trama ridondante, spesso patetica, noiosa oltre ogni immaginazione. C’è del buono in questo gioco, ci si riesce anche a divertire tra un interminabile dialogo e l’altro, ma fin troppo facilmente lo preferirete ad altri congeneri o prodotti di Nippon Ichi ben più meritevoli del vostro tempo.