The Wilds (seconda stagione): la recensione
The Wilds torna con la seconda stagione perdendo di vista gli elementi che ne avevano decretato il successo e introducendo troppi elementi e personaggi in soli otto episodi
La diminuzione di puntate da 10 a 8 non aiuta però a sostenere la narrazione che soffre a causa del gran numero di personaggi, abbassando così di molto il livello rispetto alle puntate precedenti.
La serie creata da Sarah Streicher rischia inoltre di lasciare la narrazione in sospeso, non avendo ancora (almeno ufficialmente) ottenuto il rinnovo per la stagione 3.
La trama di The Wilds 2
L'esperimento sociale di Gretchen Klein (Rachel Griffiths), che vuole dimostrare le differenze tra una società di tipo matriarcale e una dominata dagli uomini, prevedeva due diversi gruppi di soggetti al centro dell'osservazione. Dopo aver introdotto quello femminile, tramite l'intraprendenza di Leah (Sara Pidgeon), si scopriva la presenza di quello completamente al maschile la cui composizione rispecchia, per certi versi, quella delle ragazze. Con la consueta struttura che alterna presente e flashback, si fa così la conoscenza dei fratellastri Henry e Seth (Aidan Laprete e Alex Fitzalan) dal rapporto molto complicato e in cui non mancano scoppi di violenza; il tranquillo Rafael (Zac Calderon) dal cuore spezzato a causa di una storia d'amore finita male e numerosi problemi con i genitori; lo sportivo Kirin (Charles Alexander) che ha un conto in sospeso con l'attivista Ivan (Miles Gutierrez-Riley), impegnato a sostenere i diritti della comunità LGBTQ anche in modi non particolarmente etici; i migliori amici Scotty e Bo (Reed Shannon e Tanner Ray Rook) che hanno sempre lottato insieme, e Josh (Nicolas Coombe), al centro di uno dei passaggi della storia destinati a far discutere e piuttosto controverso.
La seconda stagione prosegue però anche il racconto di quanto accaduto alle teenager sull'isola e l'evoluzione dei rapporti esistenti tra le sopravvissute fatica più del dovuto a ingranare a causa dello spazio limitato.
Troppo poco tempo a disposizione per approfondire tematiche e personaggi
Chi ha apprezzato la prima stagione, per fortuna, potrà ancora seguire con attenzione la storia di Leah, interpretata con molta bravura da Sara Pidgeon nonostante il compito che le è stato affidato non sia dei più semplici tra apparizioni a sorpresa legate al suo passato, tentativi di inganno, astuzia, resilienza e interazioni con le coetanee rese difficili da sospetti e dubbi.
Gli sceneggiatori hanno inoltre puntato sull'evoluzione di Shelby (Mia Healey) e di Rachel (Reign Edwards), alle prese con un lutto che ha trasformato radicalmente la sua prospettiva sul mondo, rendendole difficile reagire a quanto la circonda. Possedeva del buon potenziale, invece, la situazione di Martha (Jenna Clause) che, seppur comprensibile ed ugualmente di grande impatto, avrebbe avuto bisogno di un approfondimento più
accurato per ottenere l'effetto emotivo sperato.
I flashback rivelano i retroscena di alcune complesse dinamiche presenti sull'isola e cercano di spiegare i ruoli che i teenager assumono nella "società" che si viene a creare dopo l'incidente aereo. A differenza della prima stagione, tuttavia, le caratteristiche dei personaggi sembrano portate fin troppo all'estremo con un aumento della violenza rappresentata, elemento declinato in vari modi spaziando dal bullismo all'aggressione fisica e sessuale. Nonostante la serie non proponga mai momenti gratuiti e si mostri le conseguenze traumatiche, fisicamente ed emotivamente, subite dalle vittime, il ritmo con cui procede la narrazione rende davvero complicato attribuire a ogni situazione le giuste sfumature a quanto accade sull'isola e agli eventi vissuti prima di arrivarci.
Senza rivelare spoiler, l'evento che divide e allontana i membri del gruppo avrebbe avuto bisogno di una costruzione meno frettolosa e anche il cambiamento delle dinamiche sarebbe apparso più credibile se si fosse permesso ai personaggi, e agli spettatori, di elaborare quanto accaduto, metabolizzarlo e rifletterci. Il continuo susseguirsi di eventi fa invece passare da una situazione all'altra, da un amore che nasce a uno che muore, da amicizie che affrontano prove davvero dure a sospetti che rendono difficile la convivenza, il tutto mentre gli adulti presenti nella narrazione trattano i ragazzi come delle cavie da laboratorio incuranti delle conseguenze e Leah continua a essere il personaggio più incisivo e ben interpretato dell'intera serie.
Una serie che merita un capitolo conclusivo
A sostenere la seconda stagione di The Wilds è il buon livello raggiunto dal progetto di Amazon: il montaggio serrato sfrutta nel migliore dei modi le ottime scelte musicali compiute e la fotografia enfatizza nel migliore dei modi l'atmosfera che passa dai momenti cupi a quelli più luminosi e spensierati. L'alternanza delle varie dimensioni temporali viene inoltre gestita molto bene e la costruzione narrativa è perfetta per stimolare il binge watching.
Con due episodi in meno a disposizione, la serie rimane fin troppo sulla superficie di eventi e personaggi, arrivando rapidamente a un epilogo che lascia, per ovvi motivi, insoddisfatti con i tanti, davvero troppi, elementi lasciati in sospeso e affronta con una certa superficialità i problemi dei protagonisti, come accade con le allucinazioni di Leah o il comportamento violento dei ragazzi, affrontando la salute mentale senza quell'attenzione e sensibilità necessarie e doverose.
I tanti difetti, comunque, non impediscono di suscitare il desiderio di assistere a un capitolo conclusivo della storia per dare un senso alle esperienze vissute dai protagonisti.