The Widow (prima stagione): la recensione
Kate Beckinsale è protagonista di The Widow, coinvolgente odissea che si sfalda parzialmente sotto il peso di troppe storyline
La sete di verità spinge Georgia a lasciare il suo eremitico cottage inglese per lanciarsi nelle polverose strade congolesi così come nella natura più insidiosa, aiutata dal suo ex superiore Martin (Charles Dance) e da inaspettati alleati che troverà nel paese africano. Quella che era iniziata come una missione personale finisce per coinvolgere uno scenario ben più ampio, facendo assurgere Georgia a eroina non più in cerca di esclusive risposte alle proprie domande, ma ad autentica paladina della verità e della giustizia.
Basterebbe già questo a far intuire il pesante rischio che The Widow si assume nell'incarnare, nel personaggio della protagonista, il concetto di white savior di kiplinghiana memoria; sebbene la serie mostri una notevole varietà di personaggi autoctoni del paese africano, è sempre e comunque Georgia a muovere in modo sensibile i destini dei comprimari, fino ad arrivare a un ruolo chiave nella risoluzione di un misfatto rimasto insabbiato per anni.Non è però questo il peccato originale di The Widow: sollevando il giudizio in merito ai cliché narrativo-antropologici di cui sopra, non si può non notare come i suoi otto episodi pullulino di storyline secondarie, non tutte funzionali allo sviluppo della trama principale. Il che, di per sé, potrebbe anche avere un senso e garantire un respiro maggiore alla narrazione, ma finisce ben presto per rosicchiare inutilmente tempo alla storia della ricerca di Georgia per regalarlo a sottotrame che, per risultare davvero coinvolgenti, avrebbero necessitato di un numero di puntate ben maggiore.
Non c'è il tempo necessario ad appassionarci all'incontro tra Ariel (Ólafur Darri Ólafsson) e Beatrix (Louise Brealey), due non vedenti i cui destini s'incrociano in quel di Rotterdam; lo stesso vale, purtroppo, per la vicenda privata di Judith (Alex Kingston) e persino per il dramma della piccola Adidja (Shalom Nyandiko), bambina soldato cui non a caso è affidata l'apertura della serie. Sono tutti flash interessanti, non c'è dubbio, ma che sviano dal focus primario dell'attenzione del pubblico, e che finiscono per rallentare sensibilmente la quest della protagonista.Detto ciò, The Widow resta un godibilissimo prodotto d'intrattenimento, sorretto da una coinvolgente e sofferta performance di Beckinsale, vero e proprio polo drammatico e fulcro emozionale della stagione. La sua inestinguibile fame di risposte rimette in discussione il suo status di vedova, e la porta a dover fare i conti con un diverso - e forse più tragico - concetto di perdita personale. È proprio questo, al netto degli intrighi politici, il cuore pulsante della serie Amazon: l'elaborazione del lutto anche laddove esso non passi necessariamente attraverso una morte fisica, nonché la capacità di convertire il dolore in resilienza catartica e, quindi, in rinascita.