The Widow (prima stagione): la recensione
Kate Beckinsale è protagonista di The Widow, coinvolgente odissea che si sfalda parzialmente sotto il peso di troppe storyline
La sete di verità spinge Georgia a lasciare il suo eremitico cottage inglese per lanciarsi nelle polverose strade congolesi così come nella natura più insidiosa, aiutata dal suo ex superiore Martin (Charles Dance) e da inaspettati alleati che troverà nel paese africano. Quella che era iniziata come una missione personale finisce per coinvolgere uno scenario ben più ampio, facendo assurgere Georgia a eroina non più in cerca di esclusive risposte alle proprie domande, ma ad autentica paladina della verità e della giustizia.
Non è però questo il peccato originale di The Widow: sollevando il giudizio in merito ai cliché narrativo-antropologici di cui sopra, non si può non notare come i suoi otto episodi pullulino di storyline secondarie, non tutte funzionali allo sviluppo della trama principale. Il che, di per sé, potrebbe anche avere un senso e garantire un respiro maggiore alla narrazione, ma finisce ben presto per rosicchiare inutilmente tempo alla storia della ricerca di Georgia per regalarlo a sottotrame che, per risultare davvero coinvolgenti, avrebbero necessitato di un numero di puntate ben maggiore.
Detto ciò, The Widow resta un godibilissimo prodotto d'intrattenimento, sorretto da una coinvolgente e sofferta performance di Beckinsale, vero e proprio polo drammatico e fulcro emozionale della stagione. La sua inestinguibile fame di risposte rimette in discussione il suo status di vedova, e la porta a dover fare i conti con un diverso - e forse più tragico - concetto di perdita personale. È proprio questo, al netto degli intrighi politici, il cuore pulsante della serie Amazon: l'elaborazione del lutto anche laddove esso non passi necessariamente attraverso una morte fisica, nonché la capacità di convertire il dolore in resilienza catartica e, quindi, in rinascita.