The Water Man, la recensione | TIFF 20
David Oyelowo compie il suo esordio alla regia con il film The Water Man, un progetto destinato a tutta la famiglia e in particolare agli spettatori più giovani
Il protagonista è il piccolo Gunner (Lonnie Chavis) che si ritrova inaspettatamente ad affrontare la malattia della madre Mary (Rosario Dawson), da sempre profondamente legata al figlio di cui apprezza l'immaginazione e il talento artistico. Il padre del ragazzino, Amos (Oyelowo) è invece spesso distante per lavoro e non riesce a trovare un modo per dialogare in modo onesto e comprensivo con lui. Quando la salute della madre peggiora, Gunner inizia a cercare una possibile cura tra le pagine di libri scientifici e dedicati a realtà sovrannaturali, convincendosi che solo Water Man/L'uomo dell'acqua, che secondo la leggenda era un minatore chiamato Edward Schaal (Ted Rooney), possieda il segreto per l'immortalità dopo aver trovato una pietra magica poco prima che un'inondazione distruggesse l'intera città e uccidesse tutti tranne lui. Con l'aiuto della ribelle Jo (Amiah Miller), il protagonista andrà così alla ricerca nella foresta di questa figura mitologica che potrebbe essere la chiave per salvare chi ama.
The Water Man fatica a offrire un racconto davvero originale, nonostante l'affascinante mitologia creata per la città, e a rendere i personaggi adulti - dalla poliziotta interpretata da Maria Bello ai genitori di Gunner - qualcosa in più che delle figure tratteggiate in modo stereotipato o approssimativo, ma la vera forza del lungometraggio risiede nella bravura dei due giovani protagonisti. Lonnie Chavis, apprezzato in This Is Us, è davvero convincente nella sua interpretazione di un ragazzino alla disperata ricerca di risposte e di un modo per salvare la madre, proponendo con la sua performance un'evoluzione emozionante e una presa di coscienza a tratti straziante nonostante cerchi delle vie di uscita, davvero fantastiche, ai propri problemi. Amiah Miller, già Nova in The War - Il pianeta delle scimmie, riesce inoltre a conquistare il cuore degli spettatori con la sua Jo, così forte e fragile al tempo stessa, abituata alla solitudine e disperatamente alla ricerca di un legame emotivo. Il film, con la sua avventura in una natura splendida e al tempo stesso in grado di nascondere pericoli e segreti, sembra costruito per rivolgersi agli spettatori più giovani e alla loro capacità di non razionalizzare ogni evento, credendo ancora a una dimensione sovrannaturale che si intreccia con quella in cui viviamo e che rimane "invisibile" allo sguardo degli adulti. Oyelowo, Dawson e Molina mettono a frutto la propria esperienza per sostenere le giovani star del progetto, rimanendo comunque sempre un passo indietro rispetto a loro.