The Walking Dead: World Beyond (prima stagione), la recensione

La recensione della prima stagione della serie The Walking Dead: World Beyond, lo spinoff della serie tratta dai fumetti di Robert Kirkman con al centro un gruppo di teenager

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The Walking Dead: World Beyond (prima stagione): la recensione

The Walking Dead: World Beyond, come avevamo anticipato nella nostra recensione dei primi tre episodi, propone un approccio totalmente nuovo al racconto ispirato ai fumetti di Robert Kirkman mettendo al centro del racconto la prima generazione cresciuta dopo lo scoppio dell'apocalisse zombie, essendo ancora dei bambini quando il mondo è stato totalmente cambiato. Il progetto creato da Matthew Negrete è stato sviluppato prevedendo la realizzazione di sole due stagioni e questa certezza ha permesso al team di autori di sviluppare la narrazione concedendosi il lusso di non affrettare l'evoluzione dei personaggi e questa scelta, soprattutto nella seconda metà della stagione, si risulta vincente.
Lo show, disponibile in Italia grazie ad Amazon Prime Video, riesce infatti a convincere dal momento in cui il passato di ognuno dei protagonisti è emerso, rendendo le interazioni e le dinamiche esistenti più significative, mentre le rivelazioni legate al misterioso gruppo CRM, che avrà un ruolo importante nei film dedicati a Rick Grimes (Andrew Lincoln), lasciano ancora un po' insoddisfatti, non avendo risposto in modo esaustivo alle tante domande emerse nel corso delle ultime stagioni dello show originale.

Al termine delle dieci puntate si può finalmente capire le motivazioni che hanno spinto Iris e Hope Bennett (Aliyah Royale e Alexa Mansour) e i loro amici ad andarsene da un'area sicura per provare a capire quanto accaduto al padre e il proprio posto nel mondo.
Nonostante l'importanza data alle due sorelle, le storie più significative tra quelle dei membri del gruppo in viaggio appaiono quelle di Silas (Hal Cumpston) ed Elton (Nicolas Contu). I due giovani hanno un passato costellato da due forti traumi e da un rapporto con la propria famiglia agli antipodi e gli sceneggiatori hanno compiuto un ottimo lavoro nel costruirne l'avvicinamento: da una parte un ragazzo che pensa di essere un mostro e che ha perso ogni speranza e dall'altra un giovane che cerca una ragione per continuare a sperare in un futuro migliore, nonostante la vita gli continui a riservare molta sofferenza.

Il rapporto tra Iris e Hope, invece, parte da una base solida per farne progressivamente emergere le crepe e i contrasti in modo da gettare le basi per le possibile incomprensioni che portano il personaggio interpretato da Alexa Mansour ad avvicinarsi alla dura Huck, personaggio il cui passato diventa un elemento centrale del racconto di The Walkind Dead: World Beyond. Annet Mahendru sa portare in scena il lato forse più oscuro della società post apocalittica, all'insegna di un cinico opportunismo per difendere se stessa e ciò in cui si crede. Dispiace, invece, lo spazio limitato dato a Felix, interpretato da un sempre convincente Nico Tortorella, a Percy (Ted Sutherland), e all'enigmatica Elizabeth Kublek affidata all'esperta Julia Ormond, di cui si vorrebbe davvero conoscere molto di più, considerando inoltre il legame con la storia di Rick Grimes.
La parte degli esperimenti in corso per contrastare le conseguenze dell'apocalisse zombie è inoltre piuttosto intrigante e sarà davvero interessante scoprire in che modo si inserirà nella mitologia creata per il piccolo schermo.

Lo spinoff di The Walking Dead appare poco equilibrato per quanto riguarda l'azione e la tensione che non sono mai in equilibrio con i tradizionali elementi di un racconto di formazione, seppur sfumature dark, e di scoperta della propria identità, ma il crescendo funziona e lascia la curiosità di scoprire cosa accadrà nella seconda, e ultima, stagione che potrebbe regalare molte sorprese.

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