The Walking Dead vol. 32: Riposa in pace, la recensione

La fine di The Walking Dead è senza dubbio il magnum opus di Robert Kirkman, e difficilmente potremo leggere qualcosa di altrettanto epico in futuro da parte sua

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Spoiler Alert
The Walking Dead vol. 32: Riposa in pace, anteprima 01

Nell'ottobre 2003 esce il primo numero di The Walking Dead. Sembra passata un'eternità e forse è proprio così. Così com'è cambiato - e di molto - il mondo reale in cui viviamo, lo stesso è avvenuto per quello fittizio descritto nella celebre serie ideata da Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard. Ma non precipitiamo le cose.

Sin dal primo numero, il protagonista indiscusso è stato lui, Rick Grimes, poliziotto riemerso da un coma che diviene metafora della nuova realtà: l'oscurità che c'era prima sostituita da una differente, e per certi versi più tetra, altra oscurità. Un mondo che Rick fa suo, grazie alla sua forte personalità.

Come appare chiaro già dalle storie successive a quelle disegnate dal primo artista della serie, Tony Moore, non siamo di fronte a un semplice fumetto di lotta contro gli zombi. Seguendo l'esempio dei film di George Romero, The Walking Dead diventa una sorta di satira della società americana e più in generale della società umana tutta. Una satira che non strappa nemmeno una risata amara. Una satira dove, e qualora non fosse chiaro questo viene urlato a pieni polmoni da Grimes in un celebre episodio, i veri morti viventi non sono gli zombi.

"Questo è senza ombra di dubbio il magnum opus di Robert Kirkman."Rick diviene una sorta di incarnazione vivente di questa nuova realtà, e muta con essa passando da un’iniziale rassegnazione a una sempre più crescente speranza, mentre il mondo degli "umani" con il passare degli anni torna ad avere il sopravvento su quello dei “non umani”; ma per lui non è mai venuto meno il modello di vita fondato in primo luogo sulla sopravvivenza del gruppo, una sopravvivenza paritaria, dove uno vale uno: un modello che si è scontrato con visioni e atteggiamenti differenti. Sì perché, se ci pensiamo bene, elementi come Shane, il Governatore e la gente di Woodbury, Alexandria e i suoi reggenti, Negan e i Salvatori, Alpha e i Sussurratori hanno rappresentato modi diversi di rapportarsi a questo nuovo ordine mondiale. Modi più spietati, certo.

The Walking Dead vol. 32: Riposa in pace, anteprima 02

Se il mondo è cambiato, non è forse inevitabile che chi lo abita cambi con esso, usando anche metodi come la prevaricazione, la legge del più forte o il diventare parte stessa della maggioranza della popolazione mondiale ora mutata? Questi metodi che sono andati a scontrarsi con la visione di sopravvivenza di Rick. Che non è detto fosse necessariamente la migliore.

Il che ci porta all'ultima saga, quella incentrata sul Commonwealth, rimasta sottotraccia durante la guerra con i Sussurratori e dipanatasi negli ultimi quattro volumi della serie. Stavolta il Commonwealth e chi lo governa non sono come le altre comunità "avversarie" incontrate da Rick Grimes. Ha sì una propria forza di polizia, ma usa la violenza solo quando necessario e ha ricostituito il più possibile la società com'era prima, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Nella vita di tutti i giorni, molto difficilmente la popolazione si ribella contro chi la governa o chi la comanda, ai più svariati livelli (rappresentanti politici, datori di lavoro...). In questo caso l'ambiente circostante e alcuni eventi - senza dimenticare un apporto da parte del gruppo di Rick, il quale ha spesso rappresentato una sorta di involontario (?) agente del caos - causano la frattura, che però questa volta non porta al conflitto.

Ormai il mondo ha una nuova faccia, è di nuovo l'umanità a prevalere, e nel suo discorso finale alla popolazione del Commonwealth - che nessuno immaginerebbe rappresentare anche un epitaffio - Grimes ribalta la sua credenza iniziale: non si è più morti viventi ma esseri viventi, e ciò che è accaduto deve dare la possibilità a tutti di cancellare gli errori del passato. Con questa comprensione, Grimes giunge all'incarnazione finale del suo essere, e perciò esaurisce la sua funzione narrativa. E, in una drammatica legge del contrappasso, l'ultimo rappresentante della vecchia visione, una persona che non ha mai dovuto affrontare in vita le difficoltà di tutti i giorni, causa la sua uccisione.

The Walking Dead vol. 32: Riposa in pace, anteprima 03

Senza il suo motore principale, la serie in maniera inevitabile termina la sua corsa, con un balzo nel futuro dove l'ombra di Rick Grimes rimane ben presente. Chiudendosi con un'insolita nota lieta. L'oscurità ha lasciato infine spazio alla luce.

Questo è senza ombra di dubbio il magnum opus di Robert Kirkman, e - anche se gli sceneggiatori sono imprevedibili - difficilmente potremo vedere qualcosa di altrettanto epico in futuro da parte sua. Eppure non bisogna essere dispiaciuti: molti altri scrittori non potranno mai vantare qualcosa di simile.

È doveroso segnalare anche l'altro artefice di tutto questo, il disegnatore Charlie Adlard: perché se Tony Moore ha creato graficamente parlando la serie e buona parte dei suoi protagonisti principali, lui vi ha dato continuità narrativa per oltre tre lustri. E non è davvero cosa da poco. Adlard non è certo un artista che svetta per soluzioni grafiche innovative, ma è stato il disegnatore che serviva a questa testata per far sì che le vicissitudini dei suoi protagonisti proseguissero senza intoppi o ritardi.

The Walking Dead è morto. Lunga vita a The Walking Dead.

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