The Walking Dead vol. 24: Vita e morte, la recensione

Abbiamo recensito per voi il ventiquattresimo volume di The Walking Dead, di Robert Kirkman e Charlie Adlard, intitolato Vita e morte

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Si sono spese miliardi e miliardi di parole per parlare di The Walking Dead, vero e proprio fenomeno di cultura pop, amato da milioni di fan in tutto il mondo, tra serie a fumetti e adattamento televisivo. La saga di zombie creata da Robert Kirkman nell'ormai lontano 2003 continua a vivere, a crescere e a evolversi, sapendosi sempre rinnovare, con nuove idee in grado di renderla costantemente interessante (a tratti irresistibile), rimanendo però sempre fedele alla propria natura, legata a quei temi cardine che l'hanno saputa rendere unica e celeberrima in un contesto altamente inflazionato, come quello della narrativa horror, genere "zombiesco".

C'è sicuramente un segreto in grado di spiegare tale successo, una formula magica che Kirkman, alla vista un ragazzo simpatico e bonaccione, ma dotato di una mente sottile e altamente "captive" degli interessi del pubblico, ha saputo decifrare e distillare con maestria, e che poi gli ha consentito di dare vita ad altri franchise di successo e distinta bontà qualitativa come Invincible e Outcast. Non siamo purtroppo in grado di "entrare" nella mente dell'autore americano, e dunque possiamo solo provare ad avanzare ipotesi, si spera fondate. Perché The Walking Dead è così più amato di tutte le altre opere di narrativa a fumetti (e non solo) dove l'umanità si trova suo malgrado costretta ad affrontare l'apocalisse, manifestatasi con il risveglio dei (non) morti? Probabilmente, il fatto che l'elemento zombie è solo un pretesto, un MacGuffin semovente che dà il "La" alla storia. Una storia che ha al centro gli esseri umani e la loro più intima e selvaggia natura, costretti ad adattarsi ognuno a suo modo per sopravvivere in un mondo nel quale ogni barlume di società civile è stato annichilito. Si tratta di una saga a fumetti che ha al centro la psiche e le emozioni della specie umana, il tutto costruito su un impianto narrativo che si rifà evidentemente a quello classico delle serie continuative americane, con protagonisti molto spesso supereroi: archi narrativi ad ampia gittata, suddivisi in episodi di egual durata (salvo alcune eccezioni), ognuno strettamente collegato all'altro in maniera quasi "soap-operistica" (nell'accezione più positiva del termine). Inoltre, a ogni nuovo arco corrisponde un aumento della posta in gioco, con la proverbiale asticella che si alza, costringendo i protagonisti ad affrontare una minaccia sempre più grande e pericolosa.

Dopo la fine della "guerra totale" che Rick Grimes e compagni hanno dovuto combattere contro Negan, uno dei villain più affascinanti, originali e completi del fumetto americano moderno (il quale giungeva a sua volta dopo il Governatore, altro grande "cattivone"), era difficile sperare che le cose si sarebbero potute fare di nuovo interessanti in The Walking Dead. La saga che aveva messo contro Rick e Negan è stata infatti un crescendo incredibile di emozioni e colpi di scena, tanto che, una volta terminata, non siamo stati in pochi a chiederci cosa avrebbe dovuto inventarsi questa volta Kirkman, e se forse non era il caso di chiudere la serie in quell'occasione.

E invece no, ci eravamo sbagliati. E Kirkman ci ha beffato di nuovo, imbastendo un'altra storyline ad ampio respiro, con i primi colpi di scena che si sono manifestati con dei particolari non morti apparentemente in grado di parlare, a differenza di tutti gli altri. Abbiamo poi scoperto che questi loquaci zombie in realtà zombie non lo erano affatto: si trattava infatti di vivissimi esseri umani, i quali hanno deciso di indossare le pelli dei morti e vivere così tra loro, creando una società primordiale in questo nuovo ordine mondiale. Il loro nome è quello di Sussurratori, e li abbiamo conosciuti a fondo grazie a Lydia, figlia del capo di questo gruppo, Alfa. Mentre Rick si sta impegnando da anni per dare finalmente vita a una nuova e civile realtà, fatta di ordine, legge, commercio, suo figlio Carl, trasferitosi a Hilltop per trovare la propria strada, si è invaghito proprio della suddetta "sussurratrice", decidendo di seguirla per provare a salvarla. Nel ventiquattresimo volume di The Walking Dead, intitolato Vita e Morte, assisteremo dunque alle prime, pesanti schermaglie tra il mondo civilizzato di Rick Grimes e compagni e quello selvaggio dei Sussurratori. La portata di questo scontro si rivelerà inaspettatamente molto grande e drammatica. E sapete tutti cosa intendiamo per "drammatico" quando parliamo di The Walking Dead.

Robert Kirkman, quindi, è riuscito a dimostrare nuovamente di saperne una più del diavolo, architettando un'altra trama appassionante, che ci sta già, inevitabilmente, catturando. Idee con potenzialità, trasposte in una storia ben costruita, capace di carpire molto bene l'interesse del lettore, che da The Walking Dead non riuscirà mai a separarsi facilmente. Alle matite, ritroviamo il solito Charlie Adlard, il quale, pur non avendo uno stile di disegno particolarmente affascinante, sta riuscendo, nel tempo, ad affinare sempre di più la sua tecnica, realizzando figure sempre meno rigide e più dinamiche, e ambientazioni più particolareggiate. Poco importa, comunque, il suo tratto è oramai inconfondibile e indissolubilmente legato a questo fumetto, con buona pace di ogni possibile detrattore.

In conclusione, anche in questo nuovo volume, The Walking Dead si conferma una delle serie a fumetti americane più piacevoli e interessanti da leggere, e, dopo centoquaranta numeri, questo aspetto ha un'importanza che dire grande è poco.

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