The Walking Dead 3x13 – Arrow on the Doorpost (Apri gli occhi), la recensione
Apri gli Occhi è una puntata che si fa apprezzare per la bravura con cui attori e autori riescono a gestire degli spazi drammatici circoscritti...
Questa puntata di The Walking Dead, tutt'altro che mal riuscita, ha un sapore profondamente surreale.
In mezzo a tutto questo, lei. La stupidità fatta personaggio televisivo.
L'unica che continua a non capire nulla, persa nella sua idiozia – prima con tutta la buona volontà del mondo potevo anche definirla “ingenua”, ma ora significherebbe non accettare la realtà dei fatti, è Andrea. Evidentemente gli sceneggiatori, Ryan C. Coleman nello specifico, stanno riversando su di lei tutto il loro stress che, fino a un po' di tempo fa, poteva essere suddiviso con la fu signora Grimes.
In un mondo post-apocalittico in cui i pochi vivi sono più pericolosi delle orde putride di morti-viventi lei continua a credere che un arcobaleno colorato su cui corrono liberi e felici gli unicorni possa finalmente unire le due comunità di superstiti, quella del carcere e quella di Woodbury.
Tolto questo momento di sfogo – vi prego, cercate di capirmi, la mia posizione non è semplice – Apri gli Occhi è una puntata che, come la precedente, si fa apprezzare per la bravura con cui attori e autori riescono a gestire degli spazi drammatici circoscritti. Mentre i due leader discutono, i “gregari” all'esterno condividono, dopo la diffidenza iniziale, esperienze e vissuti personali e tutto va ad assumere un tono più che amaro, direi beffardo.
Nel mondo di The Walking Dead la speranza non ha più modo di affondare le proprie radici. I vivi vanno temuti più dei morti, d'altronde. A tre puntate dalla fine, e dopo una serie di episodi che hanno sfiorato il ridicolo dei tanti appuntamenti persi della prima e di parte della seconda stagione, la serie AMC pare aver ritrovato le fila di un discorso che sta per condurci a un finale in cui, presumibilmente, saranno in molti a cadere.
E, in quest'ottica, la scelta di connotare in maniera più luciferina il Governatore rispetto alla controparte eccessivamente pulp dei fumetti, appare una scelta sempre più giusta.