The Walking Dead 9x11, "Bounty": la recensione

Ecco la nostra recensione dell'undicesimo episodio della nona stagione di The Walking Dead intitolato "Bounty"

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"Bounty" inizia con un flashback che mostra un incontro piuttosto significativo tra due fazioni amiche: Ezekiel, Carol e Jerry che ricevono da Tara e Jesus il famoso "statuto multicomunitario dei diritti e delle libertà", un grande foglio che simboleggia la rinascita, la luce - una pagina che secondo Ezekiel potrebbe cambiare le sorti del futuro. Ma Michonne, al momento, non è ancora pronta per consolidare questo patto di collaborazione, di conseguenza finché non si trova un equilibrio neanche i vari gruppi riescono a venirne a capo. Al momento della creazione del foglio le comunità inserite erano Alexandria, Il Regno, Oceanside, Hilltop e anche il Santuario; ora come ora non tutte sono attive e prosperose come in passato. In primis, Il Regno continua a combattere nonostante le fondamenta stiano per crollare ma questo non fa perdere di spirito Re Ezekiel che parte insieme a Carol e ai suoi uomini più fidati in missione al fine di recuperare un centinaio di alci prima che lo facciano gli erranti. Se questa fosse stata la storia da seguire, il pubblico si sarebbe ritrovato per l'ennesima volta di fronte a una spedizione che al cento per cento sarebbe finita male. Ma Ezekiel riserva a Carol, e di conseguenza anche ai telespettatori, una sorpresa inaspettata, una missione secondaria che porterà lui e i suoi amici in un'avventura imprevedibile. "Bounty" è un episodio suddiviso in due nette parti, c'è il bianco (la luce) e il nero (il buio) che si scontrano voracemente tra di loro. L'effetto è interessante e al contempo destabilizzante, era da tempo che il pubblico non veniva messo alla prova in questo modo. Da una parte c'è Ezekiel, portatore di speranza, che saccheggia un vecchio cinema per recuperare una lampada per i proiettori e dall'altra c'è il confronto tra Daryl e Alpha e la lotta interiore di Henry e Connie. La storyline dei membri del Regno è scandita da momenti comici, splatter (l'errante incastrato nella macchina dei pop-corn) e dalle tensioni amorose che in questo caso però finiscono bene. La sintonia tra Carol ed Ezekiel è un punto di forza di questa serie e, nonostante tutte le difficoltà, il Re mantiene viva quella voglia di trasmettere fiducia agli altri.

Il lato oscuro di "Bounty" è altrettanto interessante: The Walking Dead gioca ancora con i suoi slogan preferiti, "Il mondo fa schifo, dobbiamo conviverci", oppure "Il solo sopravvivere non è tutto". Il pensiero del giovane Carl continua a tornare sotto forma di "monito" per coloro che sono rimasti a giocare tra i campi. Alpha è venuta a riscuotere sua figlia e sembra avere tutte le buone intenzioni di fare uno scambio senza che partano conflitti: restituire Alden e Luke per Lydia. La donna con il suo cinismo controlla i suoi minion mascherati da erranti con movimenti accennati con la testa e con una calma impressionante gestisce una situazione che sembra debba precipitare da un momento all'altro. Si conferma vincente l'interpretazione di Samantha Morton: impressionante e raggelante il momento in cui fa capire a una della sua squadra che a lei non importa se per sopravvivere è costretta a lasciare suo figlio neonato in lacrime in mezzo al campo. Nel frattempo, mentre Daryl contratta con la madre della giovane prigioniera, Henry decide di liberare Lydia dalla cella e di portarla in un posto segreto. La mossa del giovane figlioccio di Ezekiel e Carol mette in allerta tutta la squadra e sebbene Daryl inizialmente non fosse così convinto di liberare Lydia, la presenza di Alden e Luke lo porta a rivalutare il tutto.

È Enid a risolvere il problema immaginando il posto dove Henry ha nascosto la sua innamorata (che in cuor suo rappresenta anche il desiderio di non sottostare alle ingiustizie della vita). Enid sfrutta tutta la sua esperienza e il suo dolore, ora trasformatosi in una sorta di saggezza e rassegnazione, per far capire a Henry che le cose non possono andare sempre nel modo in cui uno auspica e che purtroppo bisogna convivere con l'iniquità della vita. Il discorso motivazionale avrà più effetto su Lydia che su Henry. La ragazza infatti, incredibilmente sbocciata rispetto a quando è stata trovata la prima volta, decide di tornare da sua madre ammettendo - anche se per finta - di appartenere a quella gente e di sentire perfino la loro mancanza. La ribellione adolescenziale di Henry non si placa in alcun modo, anzi questa sua frustrazione lo porterà ad abbandonare tutto per andare a riprendersi la ragazza. Questo mette in difficoltà Daryl, che ora è costretto a lasciare "casa" per andare a riprenderlo.

Sebbene l'episodio sia stato strutturato abbastanza bene portando anche una ventata di originalità dal punto di vista narrativo, è piuttosto snervante il fatto che l'unica pedina a stravolgere il gioco da un paio di episodi a questa parte sia Henry. In questa porzione della stagione sembra che siano le storie secondarie ad aver preso il sopravvento sul resto e che tutti i personaggi principali fungano solo da contorno a una storia che perde così la sua linearità. Michonne è più assente che mai e ancora non sappiamo cosa sia realmente successo tra lei e Maggie. In questo episodio abbiamo vissuto nella pelle di Connie, che con la sua balestra (un'arma piuttosto elementare nel contesto di un'apocalisse zombie) è riuscita a cavarsela in una situazione molto delicata portando in salvo il neonato che poi finirà tra le braccia di Earl (ora finalmente pronto per la pensione?). Proprio per questo motivo sarà interessante vederla a fianco di Daryl, sebbene sia improvvisa e poco chiara la sua scelta di evasione.

Per confrontarvi con altri appassionati della serie, vi segnaliamo la pagina Facebook The Walking Dead Italia.

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