The Walking Dead 8x13, "Do Not Send Us Astray": la recensione

Ecco la nostra recensione del tredicesimo episodio dell'ottava stagione di The Walking Dead, intitolato "Do Not Send Us Astray"

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Gandhi diceva: "Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco." Ma in un contesto dove la civiltà non esiste più, una frase di questo tipo ha ancora la stessa valenza? Per il saggio Carl tutto il rancore dei suoi famigliari e amici a un certo punto si dovrà per forza trasformare in qualcos'altro. Ma il desiderio del giovane Grimes, purtroppo, è ancora lontano dal realizzarsi. In questo episodio, The Walking Dead racconta quanto alto sia il prezzo della vendetta e Maggie è forse la prima a rendersene conto. Il piccolo Henry continua imperterrito a cercare qualcosa che in realtà ha già ottenuto, solo perché è perso, privo della presenza di suo fratello e soprattutto di una guida. La Vedova Maggie, nonostante sia sempre molto riflessiva e corretta, questa volta agisce secondo un piano che da tempo progettava: vendicarsi e uccidere Negan. Ognuno di loro ha un conto in sospeso, più con se stesso che con gli altri, e purtroppo nessuno agisce più per il bene della comunità ma solo per questioni personali.

Carol, ad esempio, è destinata a combattere per sempre e durante il dialogo struggente con Tobin si apre e mette a nudo la sua anima: la parte più dura e combattiva ha preso il sopravvento sulla donna appassionata e materna che avevamo imparato a conoscere durante le prime stagioni. Non esiste il concetto di futuro per una donna come lei: non fa in tempo ad affezionarsi e a legare con uomo, che dopo poco deve prepararsi a dirgli addio. E così è successo anche in "Do Not Send Us Astray", capitolo nel quale il piano machiavellico e spietato di Negan viene portato avanti da Simon e dagli altri salvatori. I primi minuti di questo episodio sono di preparazione e poco dopo vediamo i due schieramenti pronti ad attaccarsi a Hilltop. Il piano di Maggie è ben strutturato, ognuno esegue gli ordini in maniera ineccepibile ma, nonostante ciò, qualcosa va nel verso sbagliato e diverse figure chiave al centro dello scontro agiscono per egoismo e non per il bene della propria comunità. E soprattutto sul campo di battaglia manca Negan, questo scoraggia terribilmente Maggie tanto da portarla a non considerare più le reali priorità.

Costruiti nel modo che tanto amano i fan della serie, i primi venti minuti sono ricchi di azione, con diversi personaggi in pericolo perché controllati e distratti dai propri fantasmi. Morgan, ad esempio, è tormentato dalle sue allucinazioni che si manifestano sotto forma di Gavin che da morto continua a ripetergli: "Dovevi farlo tu!", in relazione a quanto successo con il piccolo Henry. Proteggere gli altri è diventato sempre più difficile e la storyline di Morgan, Carol ed Ezekiel ne è la dimostrazione. L'ottava stagione racconta in maniera intima dei dolori di ognuno dei protagonisti e molto più spesso del solito la regia, tornata a essere molto attenta nei confronti dei suoi personaggi, li inquadra senza avvicinarsi troppo, quasi come se volesse lasciarli soli a riflettere o a superare un lutto. Basti pensare a Rick, che in questo capitolo più volte assiste a ciò che accade osservando dallo sfondo con i suoi occhi lucidi e lo sguardo perso e per una volta pronto a lasciarsi guidare dagli altri (in modo particolare da Maggie). Dwight invece è frustrato dalla posizione in cui si trova e nonostante la possibilità di farsi scoprire dai suoi compagni - specialmente da Simon - sia sempre alle porte l'uomo riesce persino a salvare Tara ferendola lievemente così da evitare che Simon la possa uccidere. Questo gesto però non convince ancora Daryl, che ricorda più volte a Tara le azioni imperdonabili commesse in passato dall’uomo.

Continuano quindi le rivalità, i conflitti e The Walking Dead, in questa seconda parte dell'ottava stagione, sta raccontando tali dinamiche senza rinunciare all'azione, alla tensione e ai colpi di scena. Infatti la battaglia è così corposa e interessante da seguire che per qualche secondo ci si dimentica del piano iniziale di Negan, nel quale il sangue degli erranti doveva essere usato come arma di attacco. Quando Maggie e i suoi uomini riescono ad allontanare i nemici, c'è un attimo di calma e lo spettatore finisce per provare anche della frustrazione riguardo all'esito dello scontro, specialmente a causa di tutte le occasioni sprecate nelle quali Simon poteva essere ucciso. Ma poi il tempo passa e il sangue infetto comincia a fare il suo corso nei corpi dei feriti: a quel punto si comincia a sentire, per la prima volta dall’inizio della puntata, la presenza di Negan, nonostante ad attaccare ci siano delle sue fotocopie.

Alla fine, le domande rimangono molte: che fine ha fatto il piccolo Henry? Gregory sarà tornato indietro a prenderlo o ancora una volta l'uomo incarna alla perfezione il significato di vigliaccheria? Dove si sono diretti i Salvatori che sono stati liberati da Henry? Quale sarà il destino di Tara dopo la freccia di Dwight? Era infetta o no? L’auspicio è quello di avere risposte entro il season finale così da attendere con trepidazione, proprio come ai vecchi tempi, un epilogo in grado di chiudere definitivamente questo blocco narrativo, iniziato nel peggiore dei modi e trasformatosi nel corso del tempo in qualcosa di inaspettato e sorprendente.

Per confrontarvi con altri appassionati della serie, vi segnaliamo la pagina Facebook The Walking Dead Italia.

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