The Walking Dead 7x07, "Sing Me A Song": la recensione

Ecco la nostra recensione del settimo episodio della settima stagione di The Walking Dead, intitolato "Sing Me A Song".

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"Sing Me A Song", settimo episodio della settima stagione, è un nuovo capitolo di The Walking Dead degno di ammirazione e rispetto. L'episodio funziona su più fronti soprattutto perché i protagonisti prendono strade diverse e mai come quando il gruppo arriva a separarsi l'atmosfera diventa tesa. Partiamo subito dal presupposto che questo è il classico episodio prima di un mid-season finale; la durata è piuttosto consistente ma il motivo di questa scelta si comprende anche grazie al fatto che questa volta non assistiamo alla storyline di un unico personaggio. Effettivamente gli episodi che funzionano di più, e quindi che hanno un buon ritmo, sono proprio quelli in cui le storie di più personaggi si intrecciano coerentemente. Ma un buon intreccio può avvenire solo grazie ad una sceneggiatura costruita a dovere e ad un montaggio che sia il più possibile efficace.

Partiamo subito da Michonne che segue più o meno la stessa strada di Rosita: entrambe hanno come obiettivo quello di vendicarsi di Negan. La prima lo fa per conto suo senza chiedere aiuto a nessuno - al massimo l'aiuto lo pretende con la forza. Rosita invece prosegue il suo viaggio verso la vendetta con al suo fianco Eugene, il quale ammette di essere piuttosto contrario al suo modo di gestire le cose. I due sembrano essere una coppia vincente sullo schermo e il modo che hanno di rispondersi e di guardarsi negli occhi ha quel qualcosa di autentico che stuzzica l'attenzione dello spettatore. Spencer invece, dopo essersi praticamente confessato con Padre Gabriel, decide di far vedere agli altri di che cosa è capace; infatti decide di agire in solitaria alla ricerca di alcune provviste. L'impressione è che gli autori stiano preparando un finale per questo personaggio. Rick ed Aaron invece si allontanano da Alexandria alla ricerca di qualche tributo da consegnare a Negan. Finiranno per trovare un posto piuttosto particolare che forse regalerà loro qualche sorpresa inaspettata. E mentre tutti continuano ad agire impulsivamente lontani gli uni dagli altri, senza comunicare e continuando a raccontarsi bugie, Carl viene messo di fronte ad una dura prova: quella di non fare errori.

Dopo aver stupidamente ingannato Jesus (questa è una di quelle forzature poco apprezzabili), Carl usa l'effetto sorpresa per fare la sua apparizione nel covo dei Salvatori. Negan è proprio di fronte a lui e il giovane ha come unico scopo quello di ucciderlo per vendicarsi così di tutte le vittime che ha fatto. Addirittura urla a tutti i Salvatori che non avrebbe voluto torcere loro un capello. Come previsto Carl non riuscirà a portare a termine nessuna delle cose che si era prefissato di fare, tant'è che pur non volendo ucciderà un paio di Salvatori lasciando addirittura incolume Negan. Nel frattempo ad assistere a tutto ciò c'è anche Daryl, che appare sempre più esausto a causa dei lavori forzati. Poco prima della sigla c'è anche una bellissima carrellata che descrive il covo dei Salvatori e dà il giusto inizio a "Sing Me A Song". Da questo momento in poi inizia per Carl un viaggio verso l'inferno, un percorso per le stanze del covo dove ogni parola deve essere calibrata e dove ogni azione potrebbe portarlo verso la fine - nonostante sia chiara l'ammirazione di Negan nei confronti del ragazzino. E forse è proprio questo aspetto che permette al pubblico di godersi a pieno questo videogioco a livelli - perché alla fine di questo si tratta. Carl deve affrontare delle sfide, mano a mano sempre più difficili, e proprio come noi fa la parte dello spettatore. Non è altro che una pedina che osserva le vite degli altri pur non sapendo quasi nulla di loro. L'unica costante continua ad essere Negan che imperterrito continua a gestire le cose sempre nello stesso modo: terrorizzando. In questo episodio Jeffrey Dean Morgan si è riappropriato di quel modo di fare che ha conquistato tutti nel primo episodio, di quella spavalderia che attira immediatamente l'attenzione - basti pensare al momento in cui parla ai suoi uomini dall'alto e lascia senza nessuna esitazione la sua mazza chiodata "Lucille" a Carl. Ci vengono raccontate delle storie più o meno interessanti e si ritorna anche al fianco di Sherry, l'ex moglie di Dwight. Emblematica la scena in cui Negan la bacia proprio nel preciso istante in cui arriva Dwight. All'interno di quella stanza vengono presentate tutte le mogli di Negan raggruppate, quasi come fossero all'interno di un bordello e lui fosse il pappone di turno. Nessuno può prendersi gioco di lui, nessuno può tradirlo e Negan non smette di farlo capire al suo popolo attraverso le sue omelie che intonano "senza le regole ci sarebbe il caos". La scena del ferro da stiro è piuttosto esplicativa rispetto al suo modo di agire.

Il momento più intenso di tutto l'episodio arriva quando Negan obbliga Carl a togliersi la benda. Iniziano quindi le punizioni e quelle prese in giro che non hanno nessun limite. Solo nel momento in cui Carl comincia a piangere, Negan si rende conto che chi ha di fronte è solo un ragazzino. Ma nonostante questo il leader dei Salvatori non si accontenta e arriva a richiedere prepotentemente al giovane di cantargli una canzone. E mentre Carl inizia ad intonare "you are my sunshine, my only sunshine...", si entra in una dimensione quasi surreale specialmente nell'istante in cui Negan comincia ad esercitarsi con Lucille. Chandler Riggs dà il meglio di se, rimanendo impassibile in alcuni momenti e crollando emotivamente in altri. A volte osserva e basta, altre volte prende il controllo della situazione agendo però d'istinto.

Dopo aver fatto fare a Carl il giro nel covo dei Salvatori, Negan sceglie di ritornare ad Alexandria. E mentre Rick è lontano da casa, Negan ha il tempo per mettere in piedi l'inizio di un'imminente apocalisse. Con in braccio Judith e Carl al suo fianco, il capo dei Salvatori trova finalmente il modo di appropriarsi di tutto quello che appartiene a Rick - e forse saranno proprio queste le azioni che porteranno l'ex poliziotto a vedere le cose diversamente. C'è da dire che sono state molte le scene in questo episodio che hanno ricordato le pagine del fumetto e che hanno portato lo spettatore a ritrovare quella tensione palpabile che The Walking Dead è capace di regalare. I singoli personaggi hanno intrapreso il loro percorso e anche Daryl sembra essere finalmente vicino al suo momento di riscatto. Sorprendente la figura di Jesus che compare e scompare senza fare passi sbagliati e ancor di più impressiona la forza d'animo di Michonne. E' innegabile che l'attesa per il prossimo episodio sia alta, speriamo solo che le aspettative comuni non vengano deluse.

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