The Walking Dead 7x03, "The Cell": la recensione

Ecco il terzo episodio della settima stagione di The Walking Dead, intitolato "The Cell"

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Terzo episodio della settima stagione di The Walking Dead incentrato principalmente su Daryl, il quale ricordiamo essere stato portato via a forza da Negan durante il corso della season première. "The Cell", questo il titolo, ci mostra i maltrattamenti inumani che il tacito Daryl è costretto a sopportare. Si tratta di un capitolo piuttosto claustrofobico e non solo perché ambientato per la maggior parte del tempo all'interno di una cella, ma anche perché lo spettatore riesce facilmente a percepire le sensazioni di dolore e frustrazione di alcuni Salvatori, in modo particolare di Dwight e Shelly, due personaggi che appaiono come liberi ma che in realtà liberi non sono. Nonostante il ritmo piuttosto flemmatico questo episodio ha una sua forza interiore piuttosto imponente da riuscire a sorprendere in modo inaspettato. Si coglie a pieno l'immagine che gli autori hanno intenzione di trasferire a chi guarda, ovverosia dei prigionieri senza catene che non hanno il lusso di decidere della propria vita. Ma nel momento in cui qualcuno di loro trova il coraggio di fermarsi per domandarsi se valga ancora la pena continuare a vivere a queste condizioni, tutto trova modo di rivoltarglisi contro in un istante. Per Negan è tutto un gioco e quando qualcuno dei Salvatori ha la possibilità di uscire fuori dalla sua scacchiera si capisce totalmente l'oblio che ognuno di loro è costretto a vivere pur di attenersi alle sue regole. Come in ogni gruppo troviamo alcune figure psicologiche più sensibili e Dwight in questo episodio ha il compito di riscattarsi nei confronti dei telespettatori, e questo può avvenire soltanto grazie ad un background piuttosto interessante.

La riuscita di questo episodio sta proprio nella rapida rivendicazione di questo personaggio che scopriamo essere stato costretto ad assistere e a subire cose piuttosto orride. Se le sue azioni dimostrano solennità nei confronti di Negan, i suoi occhi e le cicatrici sul volto raccontano tutt'altro e l'eleganza con cui ci arriva questo stato d'animo è rappresentato in alcune scene chiave. Per assurdo Daryl sembrerebbe avere una storia piuttosto simile a quella di Dwight, ma quello che li differenzia è proprio la loro forza d'animo. Nel giro di qualche ora Dwight ha a che fare con due persone che hanno avuto il coraggio di comportarsi diversamente agli occhi di Negan. Questi è un uomo che ci viene ricordato in continuazione essere al di spora di tutti, un uomo capace di gestisce le sue marionette con il suo solito sarcasmo tagliente e le sue azioni brutali. In "The Cell" vediamo Jeffrey Dean Morgan per la prima volta distante da Andrew Lincoln e il rischio che il suo personaggio potesse stonare al di fuori di quell'iconica scena c'era eccome. Detto questo è inevitabile ammettere la bravura di un attore calatosi pienamente nei panni di un immenso personaggio, ma d'altro canto la possibilità che anche Negan possa mimetizzarsi insieme ad un infinito numero di villain già visti sullo schermo è piuttosto alta. Staremo a vedere, sta di fatto che un plauso va fatto anche a Norman Reedus, il quale continua imperterrito a dominare la scena senza avere a suo vantaggio una mazza da baseball e una giacca di pelle aderente.

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