The Walking Dead 7x03, "The Cell": la recensione
Ecco il terzo episodio della settima stagione di The Walking Dead, intitolato "The Cell"
La riuscita di questo episodio sta proprio nella rapida rivendicazione di questo personaggio che scopriamo essere stato costretto ad assistere e a subire cose piuttosto orride. Se le sue azioni dimostrano solennità nei confronti di Negan, i suoi occhi e le cicatrici sul volto raccontano tutt'altro e l'eleganza con cui ci arriva questo stato d'animo è rappresentato in alcune scene chiave. Per assurdo Daryl sembrerebbe avere una storia piuttosto simile a quella di Dwight, ma quello che li differenzia è proprio la loro forza d'animo. Nel giro di qualche ora Dwight ha a che fare con due persone che hanno avuto il coraggio di comportarsi diversamente agli occhi di Negan. Questi è un uomo che ci viene ricordato in continuazione essere al di spora di tutti, un uomo capace di gestisce le sue marionette con il suo solito sarcasmo tagliente e le sue azioni brutali. In "The Cell" vediamo Jeffrey Dean Morgan per la prima volta distante da Andrew Lincoln e il rischio che il suo personaggio potesse stonare al di fuori di quell'iconica scena c'era eccome. Detto questo è inevitabile ammettere la bravura di un attore calatosi pienamente nei panni di un immenso personaggio, ma d'altro canto la possibilità che anche Negan possa mimetizzarsi insieme ad un infinito numero di villain già visti sullo schermo è piuttosto alta. Staremo a vedere, sta di fatto che un plauso va fatto anche a Norman Reedus, il quale continua imperterrito a dominare la scena senza avere a suo vantaggio una mazza da baseball e una giacca di pelle aderente.