The Walking Dead 6x14, "Twice as Far": la recensione

Ecco la nostra recensione del tredicesimo episodio della sesta stagione di The Walking Dead, in onda tutti i lunedì su FOX Italia

Condividi
Spoiler Alert
The Waking Dead torna a sorprendere i suoi fan attraverso ritmi molto lenti e dialoghi introspettivi. Si perché in Twice as Far si conoscono appieno i bisogni di due personaggi, due persone che desiderano avere la loro rivincita nel gruppo e che auspicano ad un futuro senza paura.

L'episodio entra all'interno degli animi di parecchi personaggi; i primi minuti proseguono in maniera apatica, vi sono scene preparatorie che mostrano la vita quotidiana ad Alexandria e si percepisce un certo vuoto, soprattutto negli occhi di Carol dove è tangibile una sorta di stanchezza anche dal pubblico che osserva. Tra questi scorci di vita ce ne è uno in particolare molto interessante che ci mostra Morgan impegnato a costruire una cella, un luogo destinato a recludere individui che meritano una seconda opportunità oltre che alla classica pallottola in testa. In questo Morgan dimostra la sua coerenza.

Successivamente dopo lo sfasamento iniziale dovuto anche alle strambe dissolvenze sfocate tra una scena e un'altra entriamo nel vivo. Da una parte ci sono Daryl e Rosita che accompagnano Denise alla ricerca di medicinali e dall'altra un misterioso Eugene si fa guidare da Abraham all'interno di una fabbrica, luogo nel quale Eugene vorrebbe costruire dei proiettili. Un'idea che sembra venir apprezzata anche dal suo compagno. Questa scelta risulta essenziale per il personaggio di Eugene, che sente di trovarsi già nella fase 2, quella fase nella quale è pronto per farcela da solo e avere la sua vendetta contro coloro che lo hanno sempre visto come il nerd della situazione, ossia colui che non sa usare neanche un machete. Un episodio incentrato sul riscatto, lo stesso che vuole avere anche Denise. Quest'ultima durante l'episodio si ritrova di fronte alla paura dell'esterno, una sorta di prima realizzazione di quello che è successo realmente al mondo. Non è facile per lei e anche se i suoi compagni l'hanno avvertita, deve poter dimostrare loro di farcela. Twice as Far segue in parallelo queste due storie, simili sotto alcuni punti di vista, e entra nel privato di ognuno di loro. Si scava nell'orgoglio di Eugene e Abraham e si finisce poi per arrivare a toccare le paure e le fragilità più offuscate di Denise. Ormai è chiaro a tutti noi The Walking Dead è anche questo, ogni episodio assomiglia ad un'opera lirica, si inizia con il conoscere i personaggi, si affrontano i loro disagi e conosciamo gli obiettivi di ognuno fino a che poi non si tocca il culmine che la maggior parte delle volte è drastico.

Tutto insieme si viene catapultati nell'oblio e quelle parole dette da Denise ad alta voce, quei discorsi pregni di rabbia e repressione vengono mozzati via, in un battibaleno, a causa di una semplice freccia conficcata in un occhio. Si seguono successivamente gli ultimi dieci minuti confusi e forse anche un po' arrabbiati. Ma nonostante questo la tensione è alta. A quel punto compare Eugene che ha la meglio sul gruppo di Dwight e che riesce forse ad avere anche nei confronti di un malfidato Abraham la sua vendetta personale. Non si tratta di rivalsa colma di odio bensì è palese la voglia da parte di Eugene di farsi apprezzare e di risultare agli occhi degli altri meramente utile. Questo evento è un ulteriore tassello che incute terrore agli abitanti di Alexandria che stavolta a causa di una spedizione hanno perso anche l'unico medico disponibile. E come giustamente dice Carol a fine episodio: "tutto ciò che abbiamo lo vogliono le altre persone". È un po' un discorso ridondante, è come la storia del cane che si morde la coda e giustamente ci si domanda se tutto questo avrà mai fine. Tutto è molto instabile e preoccupante e lo dimostra il primo piano incisivo di Morgan che, sconvolto dallo scricchiolio del dondolo vuoto sul portico di Carol, guarda spento al futuro.

Funziona l'episodio, seppur molto lento, in maniera interessante, perché crea una sorta di estraniamento anche al pubblico, che forse per la prima volta è preoccupato realmente di ciò che succederà, ma allo stesso momento è elettrizzato in attesa di quello che sembra essere il mostro più difficile da sconfiggere.

Continua a leggere su BadTaste