The Walking Dead 6x14, "Twice as Far": la recensione
Ecco la nostra recensione del tredicesimo episodio della sesta stagione di The Walking Dead, in onda tutti i lunedì su FOX Italia
L'episodio entra all'interno degli animi di parecchi personaggi; i primi minuti proseguono in maniera apatica, vi sono scene preparatorie che mostrano la vita quotidiana ad Alexandria e si percepisce un certo vuoto, soprattutto negli occhi di Carol dove è tangibile una sorta di stanchezza anche dal pubblico che osserva. Tra questi scorci di vita ce ne è uno in particolare molto interessante che ci mostra Morgan impegnato a costruire una cella, un luogo destinato a recludere individui che meritano una seconda opportunità oltre che alla classica pallottola in testa. In questo Morgan dimostra la sua coerenza.
Tutto insieme si viene catapultati nell'oblio e quelle parole dette da Denise ad alta voce, quei discorsi pregni di rabbia e repressione vengono mozzati via, in un battibaleno, a causa di una semplice freccia conficcata in un occhio. Si seguono successivamente gli ultimi dieci minuti confusi e forse anche un po' arrabbiati. Ma nonostante questo la tensione è alta. A quel punto compare Eugene che ha la meglio sul gruppo di Dwight e che riesce forse ad avere anche nei confronti di un malfidato Abraham la sua vendetta personale. Non si tratta di rivalsa colma di odio bensì è palese la voglia da parte di Eugene di farsi apprezzare e di risultare agli occhi degli altri meramente utile. Questo evento è un ulteriore tassello che incute terrore agli abitanti di Alexandria che stavolta a causa di una spedizione hanno perso anche l'unico medico disponibile. E come giustamente dice Carol a fine episodio: "tutto ciò che abbiamo lo vogliono le altre persone". È un po' un discorso ridondante, è come la storia del cane che si morde la coda e giustamente ci si domanda se tutto questo avrà mai fine. Tutto è molto instabile e preoccupante e lo dimostra il primo piano incisivo di Morgan che, sconvolto dallo scricchiolio del dondolo vuoto sul portico di Carol, guarda spento al futuro.