The Walking Dead 6x04, "Qui non è qui": la recensione
Ecco la nostra recensione di "Here's Not Here", il quarto episodio della sesta stagione di The Walking Dead
Ovviamente non è la prima volta che The Walking Dead torna nel passato e ci racconta un frammento della storia di uno dei protagonisti, ma mai come questa volta il risultato è stato così positivo. Il personaggio in questione è Morgan che in "Here's Not Here", questo il titolo dell'episodio (in italiano "Qui non è qui"), si fa conoscere a pieno a partire dal momento successivo della morte della sua famiglia fino a quando un cartello con scritto "Terminus" non lo indirizza di nuovo verso i protagonisti. L'ultima volta che abbiamo visto Morgan è stato nel dodicesimo episodio della terza stagione, intitolato "Clear". Un episodio in cui Rick si rende realmente conto del cambiamento di Morgan, in termini di salute mentale, dopo che sua moglie "non morta" ha ucciso davanti ai suoi occhi il loro figlio Duane.
Non è la prima volta che The Walking Dead torna nel passato e ci racconta un frammento della storia di uno dei protagonistiMisterioso fino ad un certo punto e decisamente più che disposto alla comunicazione di qualsiasi altro essere umano che avrebbe mai potuto incontrare sul suo percorso. Infatti, nel giro di pochi istanti conosciamo immediatamente il suo nome, il suo modo di mangiare, di vivere e tutto il resto. Nel frattempo Morgan viene imprigionato dentro una cella dentro alla casa dell'uomo, ma si ritrova servito e riverito. Eastman, questo il nome dello sconosciuto, è uno psichiatra forense di Atlanta che nel primo istante in cui capisce il tormento di Morgan gli consegna un libro: "L'arte della Pace". Dopo una apocalisse zombie capire il tormento di ognuno è un po' un "vincere facile", per quelli del mestiere.
All'inizio Morgan è scontroso e diffidente, quasi ammutolito dalla situazione, presentandosi come colui che si è salvato solo "facendo pulizia". Va avanti così fino a che una conversazione con Eastman non lo scuote una volta per tutte: tutti possono essere salvati, gli essere umani non sono stati creati per uccidere. Due frasi che piano piano scartavetrano una patina oramai sulla via della fossilizzazione per Morgan. Eastman a quel punto, per fargli sentire ancora di più la sua frustrazione, gli fa notare che la porta della cella è sempre stata aperta e gli dice a partire da quel momento che ha due possibilità: andarsene o dormire sul divano, ma che in nessuna delle due alternative ha il permesso di ucciderlo. Prima della scelta più immaginabile, Morgan ed Eastman combattono violentemente, ed è Morgan ad avere la peggio: Eastman lo mette infatti al tappeto utilizzando una tecnica che abbiamo visto utilizzare negli episodi precedenti proprio da Morgan, la tecnica Aikido.
Da qui inizia l'addestramento con il bastone, la solidarietà, il rispetto per la natura, il giardinaggio, l'orto e soprattutto scopriamo anche qualcosa sul passato di Eastman, oramai una sorta di profeta che parla della vita come un dono da rispettare, anche nei confronti della persona più malvagia del mondo. L'episodio passo dopo passo si trasforma in qualcosa di molto forte ed emozionante, il rapporto tra i due è il classico rapporto allievo maestro, ma qui trapela il tutto in maniera velata anche grazie alla bravura di un caratterista come John Carroll Lynch.
Ed è in questo passaggio che scopriamo che questo magnifico personaggio, proprio come Morgan, ha passato una parte del suo percorso di vita in maniera decisamente turbolenta sul piano famigliare. I suoi cari sono stati infatti massacrati da un carcerato che stava curando, un certo Dallas Wilton dai modi apparentementi educati e corretti, e che in realtà Eastman aveva capito essere uno psicopatico che voleva a tutti i costi il certificato di sanità mentale.
Più avanti scopriamo come si è vendicato Eastman: grazie a delle conoscenze nel carcere è riuscito a portarlo via con sè e a imprigionarlo dentro la casa, nella cella che ospitava Morgan, e lo ha lasciato marcire senza cibo fino alla morte. È così che Eastman ha capito che vendetta e omicidio non portano alcun beneficio, e che la vita di tutti è speciale. "Ecco perché stiamo mangiando hamburger di avena", esclama un commosso Eastman scatenando un inevitabile sorriso nello spettatore.
Ma ovviamente "tutto è bene ciò che finisce bene" non è di certo il detto di questa serie. E il metodo usato per far fuori Eastman è un metodo a doppio taglio, intelligente da una parte e banale dall'altra. Nel momento successivo in cui Morgan lascia cadere finalmente la sua parte oscura, chiamiamola così, rimane per un momento perplesso nel vedere un ragazzo, oramai non-morto, che lui stesso a inizio episodio aveva ucciso. Per un secondo si ricorda ciò che era prima d'incontrare Eastman, e ques'ultimo lascia a lui l'onore di uccidere l'errante, dopo essersi allenato con il bastone. Nel momento in cui si rende conto che Morgan non ce la può fare, lo difende e lo salva, beccandosi però un bel morso sulla schiena. Ecco il momento in cui ci diciamo: "ma perché?"
Ovviamente anche questa volta Scott M. Gimple vuole insegnarci una morale, riuscendo a emozionare in maniera inedita. È proprio quando già sa che a breve morirà che Eastman racconta a Morgan la parte finale del suo passato, quella relativa alla vendetta. Un tocco di astuzia da parte degli autori. Così come quando Morgan per la prima volta attribuisce un nome ai membri della sua famiglia ad alta voce, questo momento di accettazione e di sofferenza mescolati assieme porta l'episodio a picchi di poeticità non indifferente.
L'unica cosa che conta sono le persone. L'unica cosa che conta è vedere una storia come questa che parla di amicizia, di rispetto e di pazienza nei confronti del più debole che con le giuste parole può poi diventare il più forte. Nessuno ha spinto questo uomo a credere in Morgan, lo ha fatto spontaneamente, dopo aver commesso un terribile errore per sete di vendetta ed essersi trasformato in una persona con un credo. Il momento in cui Eastman gli regala un oggetto che apparteneva alla figlia inevitabilmente scatena qualche lacrima, soprattutto dopo che si ragiona e ci si chiede come è stato possibile in un'ora sola emozionarsi in un universo tutto nuovo, appena conosciuto. Quell'universo sentimentalista che in The Walking Dead si era un po' perso a causa di tutta la violenza e di un mondo oramai distrutto. Speriamo solo di non aver sempre bisogno dei flashback per conoscere storie come questa.