The Walking Dead 6x03, "Thank You": la recensione

Ecco la nostra recensione del terzo episodio della sesta stagione di The Walking Dead. ATTENZIONE: spoiler!

Condividi
Spoiler Alert
Eccoci arrivati al terzo episodio della sesta stagione di The Walking Dead, e non poteva esserci titolo più azzeccato che "Thank You". Un episodio simile, nella struttura, ai migliori della serie, quelli che si classificano in una lista per essere ricordati nel tempo. Una puntata al cardiopalma, di quelle puntate che se la mattina dopo la messa in onda americana non leggi gli spoiler più cattivi hai l'impressione che comunque qualcosa andrà storto in un modo o nell'altro.

"Thank You" inizia nel secondo successivo con cui si era conclusa la season première. Un rumore di clacson proveniente da Alexandria manda in fumo il piano congegnato da Rick e gli altri. L'orda di erranti oramai è sparsa nelle strade e circonda i nostri protagonisti soffocandoli. Rick si divide sin da subito dal gruppo e lascia a Glenn e Michonne la guida degli altri abitanti di Alexandria verso casa. Un gruppo che a malapena conosciamo ma che arricchisce la situazione generale. In tutto questo Daryl sulla sella della sua moto continua a portare gli erranti lontani, distraendoli, sebbene siano decisamente in un numero ridotto dopo lo sparpagliamento causato dal fastidioso rumore.

Un episodio simile, nella struttura, ai migliori della serie, quelli che si classificano in una lista per essere ricordati nel tempo

Dopo la divisione, chi seguiamo di più è il gruppo di Glenn e Michonne, i quali si ritrovano a fuggire inseguiti da un orda infinita di erranti, insieme a due feriti che non fanno che rallentare la fuga. Mentre scappano qualcuno mostra la propria preoccupazione nel momento in cui il clacson cessa di suonare, chiedendosi cosa possa essere successo ad Alexandria e cosa può aver provocato quel rumore. Durante la corsa verso casa il personaggio che spicca di più in questo episodio è certamente Michonne, e la sua umanità oramai sempre più pronunciata. Affiancando Glenn, dimostra agli altri quanto l'esperienza vissuta al di fuori delle mura della città li abbia in realtà fortificati lontani dalla sicurezza dell'avere un tetto sopra la testa ogni giorno.

Le idee dei personaggi in questo episodio sono le più estreme e si vede la loro stanchezza nel correre, si percepisce che non sono al 100% delle loro facoltà. Però nonostante tutto ancora si dividono e ancora si sacrificano l'uno per l'altro. Lontano ormai da Rick, il gruppo si ritrova in una zona che solo Nicholas sembra conoscere. Lasciandosi guidare da lui, dopo alcune scelte sbagliate e un numero sempre più grande di erranti si ritrova in un vicolo cieco. L'idea è quella di nascondersi all'interno di un negozio. Nel frattempo però Glenn, per aiutare tutti ad avvicinarsi verso casa, decide di sbloccare la situazione dividendosi dal gruppo per cercare di fermare gli erranti o almeno di distrarli incendiando degli edifici. Ad accompagnarlo ci sarà Nicholas, il quale sin dalla prima inquadratura si mostra debole, confuso e decisamente poco concentrato.

Questa è una puntata dove si cerca in tutti i modi di non crollare quando invece ogni cosa va per il verso sbagliato, dove si dice all'altro che ce la si farà nonostante le avversità. La paura di morire è tangibile e si manifesta in personaggi la cui caratterizzazione non fa che stupire. Questo grazie alla scrittura di Angela Kang, che dimostra la fragilità da una parte e l'intrapredenza dall'altra di quei personaggi che vivono in un mondo dove non esiste più nulla, se non l'obiettivo di arrivare sani e salvi in un posto che per qualche istante possa proteggerli. Non esiste sicurezza e non esiste serenità.

E infatti nel negozio, in cui un respiro avrebbe dovuto aiutare i feriti a riprendersi e Michonne ed Heath a ragionare sul da farsi, alcuni erranti provocano del rumore obbligandoli a scappare, nonostante la stanchezza di molti. Ma a quanto pare un colpo di fortuna, e una strada più spianata che tortuosa, permettono a Michonne e agli altri di trovare il modo per fuggire dalla massa. Ci sarà qualche perdita, non essenziale, ma comunque saranno in salvo, di nuovo nel mezzo della foresta. A volte ci si chiede se le idee siano davvero strutturate a fin di bene, e se sia stato davvero giusto fare questa sosta per poi ritornare al punto di partenza.

Nicholas e Glenn nel frattempo scappano a più non posso, ma stavolta la situazione si mette male. C'è tensione e c'è il brivido di sentire che qualcosa non va come deve andare. Nicholas si butta come Taz-Man da una rete all'altra, semplicemente un pazzo che non ce la fa più. È nel panico. Glenn resiste, ma è stanco. Sul suo viso delicato e buono si nota una fragilità. Forse questa volta ha realizzato di aver fatto il passo più lungo della gamba. I due sono in trappola in un vicolo, diverso da quello visto nella scena precedente da Michonne e gli altri. Stavolta oltre la rete solo erranti affamati. Una via di scampo non c'è, davanti a loro solo un cassonetto in rialzo in mezzo all'orda, che ormai nello smarrimento più totale sembra essere l'unico salvavita da poter sfruttare. In piedi sopra la morte, Nicholas è completamente fuori di sè e non può fare altro che guardarsi intorno e decidere che quello può essere il momento giusto per andarsene. Prende così la pistola e si spara in testa, ma prima guarda negli occhi Glenn e lo ringrazia: "Thank You". Queste le parole di un uomo che ha commesso degli errori in un mondo che non doveva essere destinato a nessuno, e che non doveva permettersi di mettere alla prova nessuno. Nicholas, un uomo che si è smarrito tante volte, ha avuto la fortuna di incontrare nel suo percorso colui che con il perdono ci ha vissuto, non portando mai rancore a nessuno. Mentre il corpo di Nicholas crolla giù dal cassonetto porta giù con sè anche Glenn. Quello che vediamo è quest'ultimo essere schiacciato da Nicholas, il quale nell'inquadratura successiva sparisce, forse sopra di lui. Gli erranti con tutta foga si inchinano a mangiarne le interiora. Ma di chi? Vediamo Glenn urlare nella disperazione, piangere di dolore. Ma che tipo di dolore è? Forse quello della disperazione, non quello fisico. O almeno questo è quello che vorremmo credere, o pretendiamo che accada. La scena non parla chiaro. A nostro parere è un espediente molto furbo. La nostra mente è andata avanti e si è immaginata di vedere Glenn sgattaiolare via, messo in salvo da un corpo morto ancora in fase di transizione. Sembrerebbe, visto così, anche una sorta di riscatto di Nicholas nei confronti di Glenn, pur non premeditato. Speriamo non sia solo una vana speranza.

glenn-death-episode-3-season-6-the-walking-dead

Da notare nel mezzo dell'episodio un combattimento con il coltello tra Rick ed alcuni erranti, nel quale rimane ferito dalla lama (?). Alcuni potrebbero fare una chiara associazione al fumetto, nel momento in cui Rick Grames perse la sua mano durante un affronto con il governatore. L'episodio si conclude poi con Rick che viene attaccato dai Wolves all'interno di una roulotte. Ma come al solito l'immortale ex-detective si salva e intuisce cosa può realemente essere successo ad Alexandria, grazie all'aiuto di un barattolo di cibo, chiaramente una scorta della dispensa della cittadella.

Si guardano gli ultimi cinque minuti dopo l'apparente caduta di Glenn con sgomento, Michael Slovis fa un lavoro impeccabile con la regia e non ci riempie di immagini, ci fa guardare dall'alto la situazione e addirittura ci fa sentire il rumore di un ruscello nella foresta insieme a Heath e Michonne oramai salvi. I suoni della moto in lontananza e le immagini degli alberi verdi ci danno il tempo di reagire, dopo quaranta minuti ininterrotti di puro spettacolo. Sì perché si sale in questa stagione, sia in termini di scrittura, che in termini di ritmo. Quel ritmo che nei sessanta minuti della season première aveva già iniziato a preoccupare a causa di una ridondanza strutturale, cosa che però nei successivi due episodi non si è più vista. Ci si augura possa essere questo il piano dell'intera stagione, anche se la prossima puntata, dalla durata di 90 minuti e imporontata principalmente su Morgan, può cambiare di nuovo le cose. Ma "Thank You" vale la pena di essere gustato nel pieno di quella che sembra essere una buona annata.

Continua a leggere su BadTaste