The Walking Dead 5x05 "Self Help" ("Sabotaggio"): la recensione

Quinto episodio stagionale per The Walking Dead. Scopriamo qualcosa sul gruppo di Abraham e Eugene

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Il meraviglioso Eugene, mullet in testa e una sola destinazione nel cuore, alla fine è uscito allo scoperto. Come da titolo dell'episodio di The Walking Dead, in un mondo in cui i valori, l'utilità sociale e la reciproca collaborazione sono stati abbattuti dal puro istinto di sopravvivenza, l'uomo che "si aiuta da solo" è il più saggio. Ma quello che riesce a infinocchiare chiunque semplicemente ripetendo "top secret" ad ogni domanda che gli viene posta, è davvero un genio. Quindi Self Help finisce per essere l'inconsapevole celebrazione di questo eroe che, al grido di "chi fa da sé fa per tre" (i tre in questione sono lui, Abraham e Rosita), per molto tempo ha incarnato l'unico barlume di speranza per il futuro dell'umanità.

Eugene crolla, letteralmente e ridicolmente, al suolo, e con la sua confessione se ne va via non soltanto il miraggio di una cura per la piaga che ha ridotto l'umanità alle soglie dell'estinzione, ma anche quello che di fatto era l'unico "obiettivo" della trama al di là della mera sopravvivenza. La staticità, il vivere alla giornata, la mancanza di alcuna prospettiva futura sono sempre stati i rigidi confini nei quali si sono mossi Rick e gli altri. Certo, c'è stato qualche momento di riposo, qualche obiettivo a breve termine come il raggiungimento di Terminus, ma in generale tutto si è sempre risolto in brevi parentesi, archi narrativi destinati ad esaurirsi.

E questo principio, che vale a livello generale, viene ribadito in modo più sottile nel corso dei flashback che ci narrano la vicenda personale di Abraham, dal tentativo vano di proteggere la propria famiglia fino all'incontro con il falso scienziato. Nel trovare Eugene sulla propria strada Abraham non vede solo un soggettone ridicolo con una pettinatura improbabile, ma una speranza e un motivo per andare avanti. Che poi in tutto il tempo passato con lui non abbia mai approfondito la sua persona e non abbia capito la panzana colossale che gli stava rifilando, è un altro paio di maniche. Anche perché Eugene, guardone e bugiardo di professione, non è mai sembrato esattamente una cima.

In un episodio con queste svolte, con questi protagonisti – Eugene è un personaggio che stride troppo con la rigida serietà di The Walking Dead – è impossibile che il tono camp di alcuni momenti (anche voluti, come quando viene sorpreso a spiare gli amoreggiamenti di Abraham e Rosita) non prenda il sopravvento. Eppure, volente o nolente, diverte e intrattiene, anche grazie ad un tasso di improbabilità che si lega meglio al tono imposto da tutta la faccenda di Eugene.

Continua a leggere su BadTaste