The Walking Dead 4x05 "Internment": la recensione
Miglior puntata della stagione e tra le più intense in assoluto
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Il clima di relativa quotidianità delle scorse settimane viene completamente abbandonato e spazzato via dall'esigenza del momento, in uno svolgimento della puntata che quasi coincide, ad eccezione della prima parte d'episodio, con il tempo della storia. I malati muoiono e si rialzano, gli zombie premono sul recinto e ormai sfondano le deboli barricate, più di uno dei co-protagonisti sembra effettivamente sul punto di morire (Hershel, Glenn), mentre di Daryl e gli altri non c'è alcuna traccia. Due minacce: una concreta e ovvia, gli zombie, una più sottile e sfuggente, la malattia e il generale clima di sfiducia, che si combinano insieme in modo efficace, l'una facendo risaltare l'altra.
Quindi il tipico buonismo della serie: quello che porta Rick e Hershel a cercare di proteggere i bambini, che puntualmente si dimostrano più svegli, scattanti e pronti ad adeguarsi al nuovo mondo rispetto agli adulti e soprattutto quello che ci porta a veder intervallate le ottime scene d'azione e di tensione dell'episodio con circa una decina (davvero troppi) di dialoghi a due sul senso della sopravvivenza, sull'atteggiamento da tenere, sulla necessità di resistere. Il divario tra la concretezza di questo contesto spaventoso e l'astrattezza delle parole spese a commentarlo è da sempre uno dei tarli della serie. Vale la pena, visti i risultati, sottolineare poi ancora una volta la follia nel decidere di non mantenere pulito il perimetro intorno alla prigione e decidersi ad usare i mitra spianati soltanto quando si è ad un passo dalla catastrofe.