The Walking Dead 4x03 "Isolation": la recensione
Molti difetti, ma finora il miglior episodio della stagione
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Lo zoccolo duro dei protagonisti della serie si spacca in due di fronte all'emergenza epidemica scoppiata la scorsa settimana. Dopo averne controllato gli effetti nell'immediato, ora si contano i danni e i nuovi infetti che a poco a poco si accumulano. Mentre Daryl, Michonne, Tyreese e Bob si recano ad una facoltà di veterinaria per trovare degli antibiotici, il resto del gruppo vigila e organizza la quarantena. La prigione sta cadendo a pezzi. A testimoniarlo non soltanto il sacrificio degli animali, la fine dell'acqua, la debolezza del perimetro, la stessa aria infetta e le cause di morte che paiono moltiplicarsi di giorno in giorno (il discorso che Hershel fa a Rick e Maggie funziona ed è condivisibile, fino ad un certo punto), ma anche una generale condizione di insofferenza, quella incarnata dai due protagonisti dell'episodio: Tyreese e Carol.
Funziona meglio lo sfruttamento del personaggio di Carol. Quando The Walking Dead ritiene di far parlare i volti dei propri personaggi, piuttosto che perdersi in blandi momenti di dialogo, riesce davvero bene a trasmettere le proprie tensioni, quelle "reazioni umane" di cui si parlava all'inizio. E quella di Carol, per quanto forse spiazzante nell'immediato postfinale, sembra coerente con quella di una persona che ha perso tutta la propria famiglia in un modo orribile, che si è dovuta reinventare, che mitiga la paura della perdita donando tutta se stessa agli altri, che ha al tempo stesso il terrore ma anche l'esigenza di tornare a voler bene a qualcuno. In quest'ottica, tanto la "scena dell'acqua", quanto quella che la vede mettersi stupidamente in pericolo, quanto quella legata alla rivelazione finale, sembrano più sensate.