The Walking Dead 3x12, Clear (Ripulire): la recensione

In attesa di una resa dei conti fra il Governatore e Rick che incombe sempre più, uno spiraglio di luce in un secondo blocco di puntate barcollante...

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Ormai con The Walking Dead ho rinunciato a capire cosa aspettarmi. Posso capire gli alti e bassi, ma ogni tanto un minimo di costanza sarebbe cosa gradita. In un episodio i personaggi – tutti o quasi – agiscono come se avessero meno materia grigia dei walker, in quello seguente regalano attimi all'insegna della saggezza e della profondità morale.

Non so se la cosa sia dovuta ai burrascosi retroscena produttivi – resi ancora più paradossali dal successo sempre maggiore che la serie ottiene qua e la per il globo – o agli effluvi del make up degli zombi, che a questo punto credo sia tutto fuorché atossico, fatto sta che Clear (Ripulire) offre 42 minuti in cui c'è più o meno tutto quello che questa serie dovrebbe elargire e che non sempre consegna allo sguardo dello spettatore.

Facendo una rapida lista della spesa: azione, suspense, tizio sclerato a causa dell'isolamento forzato, introspezione psicologica, un passaggio che pare preso di peso da Shaun of the Dead solo senza Dont't Stop me Now dei Queen a cadenzare le botte sulla capoccia degli zombi e, ultimo, ma non meno importante, nessuna apparizione del fantasma di Lori Grimes. Elemento che già di per sé basterebbe a rendere quantomeno sufficiente un episodio random di questo secondo blocco di stagione.

Forse dipende dal fatto che questa puntata non deve barcamenarsi fra differenti location e troppi personaggi. Ripulire si concentra interamente su Rick, suo figlio Carl, Michonne e un personaggio proveniente dal passato e di cui non rivelerò altro per evitare di rovinare la sorpresa a tutti quelli che, magari, si godranno l'episodio con calma durante questa settimana. Lui e Rick saranno al centro di uno dei dialoghi più toccanti della serie. Rude, diretto, sincero.

Certo, lo sceriffo ha un paio di uscite che mi hanno portato a manifestare via social network tutto il mio disappunto utilizzando termini atti a indicare un deficit nelle capacità psico-cognitive del nostro, eppure è lui il protagonista di un paio di momenti moralmente disumani - ma ha senso senso parlare di umanità in un mondo dove a dominare sono i non-morti? - che arriveranno a far sentire la propria eco in una delle chiusure più amare e ciniche che si siano mai viste da quando The Walking Dead va in onda.

In mezzo a tutto questo, suo figlio Carl, che torna ad agire con una risolutezza innegabile, mostra tutta la tenerezza di un gesto che sottolinea quanto sia importante ricordare “come eravamo” ora che tutto è finito nello scarico del water; Michonne dal canto suo arriva addirittura ad abbassare un po' la guardia condividendo con Rick parlando di un comune “turbamento” e andando a intaccare la reciproca barriera di diffidenza.

Non so se si sia trattato solo di uno spiraglio di luce passeggera in un secondo blocco di puntate dall'andatura barcollante. Eppure, il sopracciglio alzato all'insegna del dubbio e dello scetticismo, si è ora abbassato leggermente. In attesa di una resa dei conti fra il Governatore e Rick che incombe sempre più.

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