The Walking Dead 3x04, "Killer Within" (Dentro e fuori): la recensione

Ecco la nostra recensione di uno degli episodi più intensi e sconvolgenti di The Walking Dead...

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Dopo aver introdotto – egregiamente – la figura del Governatore con un terzo episodio che aveva totalmente accantonato Rick e gli altri occupanti del carcere, questo nuovo appuntamento con The Walking Dead propone una narrazione incrociata fra gli accadimenti in corso di svolgimento in quel di Woodbury e quelli all'interno della struttura penitenziaria.

Ma, cosa ancor più rilevante, Killer Within si permette di affondare le proprie fauci nelle budella dello spettatore calandondolo per la prima volta in un contesto di autentico orrore e disperazione, con dei vertici emotivi mai toccati prima dalla saga.

Anche se, per un attimo, un espediente acustico della puntata fa quasi temere un ritorno alle assurdità di un tempo – ricordate quando i rintocchi intermittenti del campanile elettrico di una chiesa riuscivano a non attirare una folla di non morti quando normalmente a questi basta lo scricchiolare di un ramoscello per veder destare la loro attenzione? – bisogna sottolineare che è stato solo un brivido passeggero.

Per i circa quarantacinque minuti di durata, Dentro e Fuori non dà letteralmente tregua all'audience televisiva. Le sezioni ambientate a Woodbury sono, chiaramente, meno movimentate e tragiche, eppure in ogni immagine la duplice faccia del Governatore emerge con tutta la sua ambiguità. E se Michonne, da navigata sopravvissuta, capisce subito che la ridente facciata dell'enclave zombie-free nasconde invece una realtà ben più temibile e pericolosa degli stessi zombi, Andrea si candida con forza a “personaggio più decerebrato dell'intera serie” scalzando con forza dal podio Lori Grimes. Parla, rivela cose, fatti, come se si trovasse in un gruppo di ascolto di alcolisti anonimi, piuttosto che al cospetto di un individuo che avrebbe fatto drizzare le antenne anche a Calimero il Pulcino Nero. Impossibile arrivare al termine del capitolo senza mille interrogativi su cosa accadrà alle due neo residenti della cittadina e su cosa potrà succedere nel momento in cui lo psicopatico leader di questa comunità s'incontrerà con lo sceriffo e i suoi.

La tensione serpeggiante di questa tranche trova il suo opposto all'interno del carcere in cui i personaggi vengono di nuovo messi di fronte a decisioni e situazioni da autentico survival horror. Concedere o meno la possibilità di unirsi al gruppo ai due carcerati rimasti nell'altro settore della struttura? Chi sta tentando di sabotare la loro permanzenza all'interno del carcere?

Difficile parlare di tutto questo senza incorrere in spoiler che comunque molti di voi conosceranno già dopo aver visto la puntata su Fox. Quello che si para dinnanzi ai nostri occhi pare confermare ulteriormente quel processo di avvicinamento non tanto formale, quanto tematico fra serie a fumetti e serial televisivo.

Sopravvivere all'apocalisse zombi trascende il dover guardare con sospetto dietro ogni angolo, il muoversi circospetti per evitare spiacevoli incontri con putrescenti non-morti. Il dramma di una situazione come questa diviene il continuare a vivere un'esistenza che di normale non ha più nulla e che mette i personaggi di fronte a scelte etiche e morali tanto aberranti quanto necessarie.

Perché, è bene ricordarlo, in The Walking Dead i morti che camminano non sono quelli che vanno alla ricerca di cervelli e interiora. Ma a noi, seduti al calduccio dei nostri salotti, non verrà data altra scelta che far scendere qualche lacrima lungo le nostre guance. Perché anche con la consapevolezza che, dopo questa puntata, non avremo più nulla a che fare con un determinato personaggio, sarà davvero difficile non empatizzare con i reduci alla fine dell'episodio.

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