The Walking Dead 11x18 "A New Deal": la recensione

L'episodio 11x18 di The Walking Dead risulta un capitolo di passaggio necessario per gettare le basi del conflitto finale

Condividi
Spoiler Alert

La recensione dell'episodio 11x18 di The Walking Dead, intitolato A New Deal, disponibile su Disney+

L'ultimo gruppo di episodi di The Walking Dead continua a essere introdotto da una breve sequenza che ricorda quanto accaduto nel passato dei protagonisti, in questo caso Daryl, per sottolinearne l'evoluzione e giustificare le motivazioni che li hanno condotti alla situazione in cui si trovano. La scelta compiuta dai produttori appare piuttosto efficace, considerando inoltre la lunga pausa avvenuta prima del ritorno sugli schermi, enfatizzando così l'impatto emotivo dei momenti più drammatici, in particolare quelli che riguardano le generazioni più giovani di sopravvissuti all'apocalisse come Judith.

La trama di The Walking Dead 11x18

La puntata si apre con Lance che viene salvato dall'intervento di Carol (Melissa McBride) e Pamela Milton (Laila Robins) che hanno stretto un nuovo accordo. Daryl (Norman Reedus), Maggie (Lauren Cohan) e i loro gruppi potranno lasciare senza conseguenza il Commonwealth, mentre Lance verrà incolpato della morte dei civili, salvando quindi il figlio della leader della comunità.
Con un pizzico di sorpresa da parte di Hornsby (Josh Hamilton), Pamela compie veramente questa mossa e annuncia pubblicamente che Lance dovrà affrontare le conseguenze delle uccisioni. La donna è inoltre convinta che Sebastian (Teo Rapp-Olsson) potrà essere accolto dai suoi concittadini come l'erede dei valori dei Milton e riconquistare un posto da leader, ora che è stato scagionato dalle accuse. Max (Margot Bingham), tuttavia, non riesce ad accettare la situazione e decide di ingannare il figlio di Pamela, facendogli confessare la sua vera opinione sul Commonwealth dopo aver provato, insieme a Eugene (Josh McDermitt), a ottenere delle informazioni utili da Lance, attualmente in carcere.

Nel frattempo Daryl si confronta con la piccola Judith (Cailey Fleming) che, inizialmente, sembra restia all'idea di abbandonare gli abitanti del Commonwealth al loro destino senza intervenire e rifiuta persino la pistola del padre Rick che le viene offerta per difendersi.
Carol e Daryl, inoltre, hanno un'interazione significativa con Lydia (Cassady McClincy) che si sente ancora in colpa per quanto accaduto a Henry, ma viene invitata a essere felice.
Annie viene poi visitata, facendo emergere le ansie di Negan (Jeffrey Dean Morgan), ed Ezekiel (Khary Payton) sembra compiere una scelta definitiva per quanto riguarda il suo futuro.

Un capitolo di passaggio

Il diciottesimo episodio dell'ultima stagione di The Walking Dead riserva tutta l'azione per gli ultimi minuti, conducendo a un'uscita di scena molto attesa concedendosi tutto il tempo necessario per portare gli spettatori in modo naturale verso una scena tanto inevitabile quanto straziante per la scelta di dare un ruolo chiave a quei momenti a Judith. L'inevitabilità che circonda l'orrore della morte e della violenza assume infatti un significato più triste e rappresentativo dei temi alla base della serie negli attimi in cui viene rappresentata attraverso lo sguardo di una ragazzina costretta a crescere fin troppo in fretta e maturare precocemente a causa delle terribili conseguenze dell'apocalisse zombie.

Escludendo la svolta finale, l'episodio rappresenta un necessario passaggio per tratteggiare le nuove dinamiche esistenti tra le varie comunità e gli stessi protagonisti.
La fiducia incrollabile di Daryl nei confronti di Carol è essenziale per poter proseguire la storia di Lance che diventa un elemento centrale su cui ruotano i destini degli altri personaggi. La via d'uscita ottenuta grazie all'intelligenza del personaggio di Melissa McBride, sempre pronta a ideare metodi per sopravvivere, potrebbe però dover affrontare le conseguenze delle azioni di Eugene e Max, la cui relazione rimane tuttavia uno degli elementi narrativi meno convincenti.

A suscitare qualche perplessità è però la rappresentazione del Commonwealth che, all'interno di un contesto come quello dell'apocalisse zombie, sembra fin troppo distaccata dalla realtà con cui hanno fatto i conti i sopravvissuti fin dall'inizio della serie. La totale mancanza di capacità di affrontare gli zombie, la fiducia cieca nei confronti dei loro leader e l'idea che non ci sia stata, fino a quel momento, nessuna ribellione interna, sono solo alcuni dei tasselli che non riescono a incastrarsi nel migliore dei modi nella narrazione.

L'interpretazione misurata e glaciale di Josh Hamilton contribuisce, tuttavia, a rendere Lance Hornsby una minaccia non priva di fascino, non essendo infatti prevedibile il modo in cui reagirà e cosa sarà in grado di pianificare come sua prossima mossa. Il villain dell'ultima stagione, forse comunque non all'altezza di personaggi ormai storici come il Governatore, riesce a mantenere alta la tensione necessaria a coinvolgere gli spettatori in questo ultimo gruppo di episodi, in attesa di scoprire se The Walking Dead riuscirà a concludersi in modo soddisfacente e all'altezza delle aspettative.

Continua a leggere su BadTaste