The Walking Dead 10x11 "Morning Star": la recensione
La nostra recensione dell'episodio di The Walking Dead intitolato Morning Star
Gli autori della serie hanno infatti dato spazio alle ore trascorse dai protagonisti dopo aver scoperto, grazie a Lydia (Cassady McClincy), che Alpha (Samantha Morton) sta guidando l'orda di zombie verso la comunità, situazione che porta al tentativo di evacuare i bambini e le persone più deboli.
Gamma (Thora Birch) cerca di poter riabbracciare il nipote, ma il suo aver fatto parte dei Sussurratori rappresenta un valido motivo per suscitare sospetti e diffidenza.
Nel frattempo Eugene (Josh McDermitt), che ha continuato a conversare con la misteriosa interlocutrice via radio (con cui successivamente dimostra le proprie capacità vocali), si confronta con Rosita (Christian Serratos) e si rende conto che i suoi sentimenti sono cambiati. Negan (Jeffrey Dean Morgan) cerca di dare dei consigli ad Alpha, consigliandole di ottenere la resa delle comunità nemiche, tuttavia la leader del temibile gruppo non sembra particolarmente convinta che sia un'opzione percorribile.
L'isolamento in cui si trova Hilltop e la minaccia incombente su tutti loro spinge alcuni dei protagonisti a chiarire i problemi esistenti e stemperare un po' la tensione: Carol ed Ezekiel (Khary Payton) hanno finalmente un momento all'insegna dell'onestà e lasciano posto ai propri sentimenti, Daryl (Norman Reedus) e Judith (Cailey Fleming) regalano agli spettatori un'interazione molto in stile padre-figlia che emoziona, il personaggio di Melissa McBride si confronta poi con Lydia e la giovane svela di non provare risentimento perché percepisce l'odio che prova per se stessa; e Daryl e Carol portano ancora una volta alla luce il legame che li contraddistingue spiegando perché tra di loro è impossibile ci sia odio nonostante tutto quello che è accaduto.
La puntata di The Walking Dead intitolata Morning Star, diretta da Michael E. Satrazemis, segue le fasi di preparazione all'attacco a Hilltop con un montaggio che dà spazio a ogni personaggio coinvolto nello scontro, tra concentrazione per la battaglia imminente e desiderio di stare accanto alle persone amate prima che sia troppo tardi. La struttura funziona bene e la narrazione scivola in modo convincente fino agli ultimi minuti in cui si assiste alla prima fase dell'ormai inevitabile scontro. L'infuocato via libera alle rappresaglie rende evidente quanto siano concreti i rischi vissuti dalle comunità e la strategia in stile militare appare ben ideata, ma evidentemente poco efficace. A livello della narrazione diventa un po' complicato capire come i Sussurratori abbiano potuto isolare realmente i propri nemici passando inosservati, tuttavia l'assenza di personaggi chiave come Michonne (Danai Gurira) - che non è ancora tornata in scena dopo la pausa di metà stagione - fa presupporre che la battaglia non sarà quella definitiva, consapevolezza che smorza un po' la tensione.
A livello emotivo, tuttavia, l'undicesimo episodio è uno dei migliori di questa stagione proponendo delle interazioni significative tra quasi tutti i personaggi principali, elemento che permette di sfruttare bene l'ormai consolidato feeling esistente tra i membri del cast.
Il cliffhanger con cui si interrompe Morning Star, come accaduto innumerevoli volte, non causa particolari preoccupazioni per il destino dei protagonisti (risulta praticamente impossibile pensare razionalmente che escano di scena Daryl, Lydia o Carol), tuttavia lascia la curiosità di scoprire cosa accadrà a chi è attualmente una presenza secondaria nel mondo di The Walking Dead.
Particolarmente interessante, inoltre, la dinamica esistente tra Negan e Alpha: l'ex leader dei Salvatori è una figura chiave che, come chi ha letto i fumetti sa bene, potrebbe risultare essenziale per decidere le sorti della guerra tra le due fazioni e Jeffrey Dean Morgan è quasi impeccabile nel portare in scena un mix di ammirazione e quasi disgusto nei confronti di Alpha e le sue convizioni così radicali.
La serie, con questa undicesima puntata, dimostra così di essere ancora in grado di far evolvere la storia senza perdersi troppo in momenti ideati come riempitivi o al limite del surreale, lasciando quindi il segno e suscitando persino un po' di commozione.