The Void, la recensione

Cinema preso di peso dal passato. In The Void trucchi, mostri, arredo ed effetti pratici hanno più importanza della trama e il risultato è un lungo showreel

Critico e giornalista cinematografico


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Il cinema di genere è il nuovo cinema d’autore.

E per esserlo è dovuto diventare sempre più di genere, insistere sulle componenti base, sul piacere di pancia, il sangue (se il genere lo prevede), i mostri (se previsti) o la commozione (se prevista). Non c’è niente di più libero e audace, oggi, di fare un film di genere con aspirazioni alte. Steven Kostanski e Jeremy Gillespie sembrano voler contraddire tutte queste affermazioni con The Void, film che recupera tutto il recuperabile, usa moltissimi effetti pratici, bava e sostanze repellenti per dar vita ai propri mostri come se fossimo ad inizio anni ‘80, che abusa di arti staccati, sangue e deformazioni, che prova un gran piacere a lavorare sul sound design per rendere la sensazione della pelle che si slabra o il cranio che esplode.

E tutto senza speculazioni intellettuali dietro.

Purtroppo però non c’è nemmeno un po’ di sostanza autoironica a sostenere l’impresa, è una lunga e terribile avventura in un ospedale in cui degli occultisti vogliono intrappolare delle persone con delle creature immonde pronte a mangiarli (quando va bene), possederli (quando va male) o comunque ucciderli. Un incubo infernale, in cui ad un certo punto come in Punto di Non Ritorno si ha proprio l’impressione di essere arrivati nel regno di Satana, tanto le pareti, le stanze e i corridoi dell’ospedale sono deformati dalla presenza del male e della morte, dal sangue sulle pareti e sulle luci e dagli obiettivi (deformanti anch’essi) usati per riprendere questo film con un vago piglio anni ‘90.

Nei suoi momenti migliori The Void si avvicina ai videogiochi dell'orrore e a quel modo che hanno di disegnare i mostri o farli comparire in scena, come agghindano le scene, sistemano le luci e soprattutto come hanno dato forma al luogo comune dell'ospedale maledetto. In pratica attinge (e bene) al loro immaginario. Al netto di tutto ciò purtroppo quel che rimane impresso del film, una volta finito, è ben poco. Non perché Kostanski e Gillespie non diano tutto ma proprio tutto nel creare un mondo di effetti pratici e terrore all’antica (anzi si dimostrano estremamente tecnici) ma perché dentro questo film manca totalmente la storia. Benché un intreccio sia presente, siamo al grado zero dell’interesse e quindi al grado zero dell’avventura, del coinvolgimento e della costruzione di personaggi che sia un piacere vedere sventrati o un dolore temere che siano catturati, che siano da ammirare o da odiare, che ispirano venerazione o repulsione.

I due registi (e purtroppo anche sceneggiatori) non a caso vengono dal trucco e dal design dei più grandi film hollywoodiani (tra gli ultimi Pacific Rim, It e Suicide Squad) ,sono bravissimi a costruire, truccare, agghindare e creare il look del film (e davvero le creature sono uno spettacolo a sé di vintage e moderno) ma molto meno a scrivere. The Void è il classico showreel di fantastiche scene e ottime soluzioni visive ma una pessima storia e un pessimo film. Mai avremmo detto che potesse essere così noioso rimanere intrappolati in un ospedale con dei mostri.

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