The Umbrella Academy - stagione 4 (finale): la recensione
La quarta stagione di The Umbrella Academy ha un potente avversario impossibile da battere: la necessità di chiudere la storia in sei puntate
Il percorso fatto dalla trasposizione targata Netflix di The Umbrella Academy è decisamente particolare. Tratto dall’omonimo fumetto scritto da Gerard Way (cantante dei My Chemical Romance) e disegnato da Gabriel Bà, questo show ha conquistato pressoché tutti nel corso della sua prima stagione, datata 2019. Una prima stagione capace di portare in scena un gruppo di personaggi non convenzionali, posizionati all’interno di una storia altrettanto particolare. Una sorta di famiglia disfunzionale composta da supereroi con super problemi che, tra una situazione assurda e l’altra, ha saputo raggiungere il cuore degli spettatori. Il merito va a una scrittura precisa, ma allo stesso tempo ribelle, esattamente in linea con le canzoni dei già citati My Chemical Romance.
Negli scorsi giorni abbiamo potuto finalmente recuperare la quarta stagione di The Umbrella Academy e possiamo affermare con certezza che, alla fine, la scelta di ridurre il numero delle puntate non è certo stata la mossa migliore. Volete sapere perché? Allora seguiteci. Noi vi aspetteremo nella metropolitana che fa da incrocio per le varie linee temporali per un viaggio attraverso lo spazio e il tempo alla scoperta di questa bizzarra conclusione di The Umbrella Academy.
LA FAMIGLIA DI NUOVO RIUNITA
Nel finale della scorsa stagione abbiamo trovato i sette fratellastri Hargreeves bloccati in un nuovo universo e privati dei propri poteri. Una situazione che, potenzialmente, avrebbe potuto lasciare interdetto qualsiasi supereroe, ma che non sembra aver sconvolto particolarmente gli allievi di Reginald. Sono passati ormai sei anni dal loro arrivo in questa nuova dimensione e ognuno ha trovato un nuovo approccio alla vita. C’è chi ha messo su famiglia e chi, invece, ha trovato il lavoro dei propri sogni. Eppure tutto è pronto a cambiare quando una nuova minaccia si staglia all’orizzonte. Una minaccia che sembra provenire dal passato della famiglia Hargreeves e che potrebbe mettere in serio pericolo quella nuova isola di pace che il gruppo si è creato.
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UN FINALE DA INTERPRETARE
Nonostante il titolo di questo paragrafo, il finale di The Umbrella Academy non lascia adito a dubbi. Le cose accadono sempre in maniera chiara ed è comprensibile il motivo per cui sono state prese certe decisioni. Con “un finale da interpretare” intendiamo che quanto portato in scena è talmente repentino, caotico e poco aggraziato da lasciare interdetti e da costringerci a “immaginare” una stratificazione narrativa che non viene mai portata in scena. Non lo nascondiamo: l’ultimo episodio avrebbe meritato di essere suddiviso in due o in tre puntate. Solo allora avremmo potuto davvero elaborare emotivamente alcune azioni degli Hargreeves che, altrimenti, perdono persino di valore.
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Sembra quasi che i personaggi si muovano in scena non tanto perché vogliano farlo, ma perché debbano farlo. Ogni linea di dialogo non viene dal cuore, ma dalla necessità di far dire qualcosa a ognuno dei fratellastri per il volere di un qualche sceneggiatore costretto a correre prima dello scadere del tempo. In questo modo si spezza una sorta di tacito patto che viene fatto tra l’opera e il suo pubblico, spingendo quest’ultimo a ripudiare quanto visto e vissuto. Sappiamo benissimo che lo show è stato vicino alla cancellazione e già l’arrivo di questa quarta stagione non era da dare per scontato, ma è davvero deprimente assistere a questo finale dopo un viaggio appassionante fatto con personaggi tanto interessanti. È impossibile non provare un sincero fastidio, soprattutto a causa del potenziale di questa quarta stagione, minato da una durata irrisoria e dalla necessità di chiudere in soli sei episodi.
STORYLINE CONFUSE ED EFFETTI SPECIALI
Il problema del tempo, inoltre, sembra aver danneggiato l’intera produzione. È evidente, infatti, che non tutti i protagonisti di The Umbrella Academy riescano ad emergere in questa quarta stagione. Basti pensare a Klaus, personaggio interpretato magistralmente da Robert Sheenhan, ma che gira completamente a vuoto per tutte le sei puntate. Discorso diverso per la storyline che lega Cinque a Lila. Storyline che potrebbe essere avvincente, ma che appare troppo rapida per essere anche solo credibile. Luther, invece, finisce per essere l’elemento comico dello show, banalizzando un personaggio che avrebbe potuto dare molto di più. Insomma: con più spazio di manovra avremmo potuto trovarci di fronte a un’ottima chiusura, ma in questo modo è evidente che l’enorme potenziale è andato sprecato.
Discorso simile anche per gli effetti speciali, scadenti dalla prima all’ultima puntata. Un risultato a tratti incomprensibile e, in altri casi, in linea con la classica (scarsa) qualità della maggior parte delle produzioni Netflix. Fortunatamente sono presenti alcune scene d’azione ben girate, che riescono a risollevare l’aspetto tecnico dello show, e una selezione di tracce musicali che ci hanno fatto sorridere e appassionare in più di un’occasione.
THE UMBRELLA ACADEMY, UN’OCCASIONE SPRECATA
Lo ammettiamo: siamo rimasti infastiditi dal finale di The Umbrella Academy. Non perché sia un vero e proprio disastro, ma perché è evidente che la necessità di rimanere nei sei episodi ha irrimediabilmente danneggiato lo show. Uno show che ora porteremo nel nostro cuore non tanto per i momenti belli vissuti insieme, ma per questa rapida (e insoddisfacente) conclusione. Ma il vero fastidio è un altro: in queste ultime puntate c'è del buono, ma si perde nel marasma frenetico di una sceneggiatura in gara contro sé stessa. Come da titolo di paragrafo, per concludere: un’occasione sprecata.
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